Il Fratello Sole si è spento. Con Franco Zeffirelli, genio totale della scena, si estingue un’altra stella. Forse la più luminosa nel firmamento della cultura che ha fatto del teatro, del cinema e dell’arte momenti di ineguagliabile eco, propagata a livello internazionale. Sono pochi i grandi maestri che hanno avuto questa risonanza, nel cinema Bertolucci e prima ancora Visconti e Fellini. Franco Zeffirelli ha portato sullo schermo ed in teatro i più grandi interpreti e le più celebrate opere di ogni tempo, a partire da Shakespeare. L’estetica e l’eleganza in ogni sequenze e in ogni attimo sul palco rappresentava forse una ossessione, creativa quanto di stile, il suo, e l’attore era al suo servizio fino allo sfinimento per ottenere la certezza e la perfezione.
Tantissime le opere, i film: ogni personalità nelle sue mani ha assunto la sua ineguagliabile cifra stilistica, che sia Amleto o Gesù, che siano Francesco o Giulietta e Romeo, Marilyn o la Callas. I costumi e la scenografia in simbiosi visiva con la virtuosa esaltazione dei suoi personaggi. E il manierismo figurativo che ci conduce alle origini, alla storia dell’arte (ci piace credere alla cronaca che nel Dna del maestro si risalga a Leonardo Da Vinci).
La sua Toscana narrata con dolore nella voce di Richard Burton sulle drammatiche riprese in bianco e nero del devastante alluvione a Firenze del 1966. Toscana che ritornerà decenni dopo quando si metterà allo specchio guardando la propria esistenza a ritroso in “Un tè con Mussolini” dove guiderà un cast (ancora una volta) stellare, da Judi Dench a Maggie Smith a Joan Plowright (scuola britannica) a Cher e Lily Tomlin: signore innamorate dell’arte toscana che cingeranno per mano le torri di San Gimignano impedendo ai soldati tedeschi di abbatterle.
È l’invito universale contro chi intende distruggere la bellezza e dunque la storia. E che sono gli elementi basilari di un artista totale che ha fatto dell’equilibrio visivo il gusto esistenziale contro ogni forma di strumentalizzazione. Premi Oscar e riconoscimenti internazionali costellano la sua vasta produzione.
Certo, Zeffirelli era veemente, persino quando difendeva i colori viola della sua squadra di calcio, oppure si appassionava alla politica dalla quale tuttavia si allontanò non senza delusione, osservando: “la politica purtroppo è il lusso dell’uomo qualunque, che crede di poter fare una grande carriera al di là delle possibilità che tutti hanno”. Non era allineato ai valori correnti dei decenni scorsi. Aveva aderito alle ventate di centrodestra, ma ad un artista mal si concilia una certa collocazione. Il maestro credeva di aver pagato a vita questo suo non adeguamento. Eppure aveva iniziato da aiuto (con Francesco Rosi) al fianco di un convinto paladino della sinistra storica come Luchino Visconti, dal quale apprenderà l’estetica di ogni gesto scenico, di ogni ambiente, di ogni inquadratura, sia in macchina da presa, sia in teatro.
E gli attori del cuore, Burton e la Taylor, Valentina Cortese e Fanny Ardant, Mel Gibson e Albertazzi, Glenn Close ed Helena Bonham Carter, ma anche Giannini ed Anna Maria Guarnieri: moltissimi gli interpreti senza tempo. Alec Guinness sarà papa Innocenzo III nel “Fratello sole, sorella luna” del 1972 (a doppiarlo Gino Cervi) mentre Francesco è Graham Faulkner (con la voce di Giannini), le musiche di Riz Ortolani (canzoni cantante da un giovanissimo Claudio Baglioni). E quel “Gesù di Nazareth” (era Robert Powell) che negli Stati Uniti cinque anni dopo trasmesso in Tv, registrò record di ascolti. Portò a Londra « Sabato, domenica e lunedì » di Eduardo con Laurence Olivier mentre Joan Plowright sarà Filumena Marturano: geniale. Le produzioni internazionali erano prodighe ad operare per il maestro fiorentino, garanzia di complessità ed unicità nell’arte prima ancora che di successo esecutivo.
Con Franco Zeffirelli si spegnerà una stella impareggiabile che ha fatto del teatro dell’opera e del cinema un unicum di libertà e di creatività. Una vita anche travagliata fin dalla sua infanzia fiorentina, dove ebbe come istitutore nel collegio di San Marco una figura illuminante come Giorgio La Pira.
Armando Lostaglio