A Verona. Tre grandi: Seurat, Van Gogh, Mondrian.

Seurat-Van Gogh-Mondrian. Il Post-impressionismo in Europa è una bella mostra appena aperta a Verona di dipinti di grande rilievo della collezione del famoso museo olandese Kröller Müller, un percorso dedicato agli artisti della stagione post-impressionista, anticipatori delle Avanguardie.

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Comprende settanta capolavori provenienti dal Kröller Müller Museum di Otterlo (Paesi Bassi) e sarà visitabile, al Palazzo della Gran Guardia di piazza Bra, fino al 13 marzo 2016. Promossa dal Comune con il supporto della Fondazione Arena, la rassegna è organizzata da Arthemisia Group ed è curata da Liz Kreijn e Stefano Zuffi.

Il percorso espositivo, straordinario dal punto di vista espositivo e cromatico, esplica la svolta avvenuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando le tele di George Seurat e di Paul Signac diedero vita ad una pagina nuova nella storia dell’arte, quella del post-impressionismo che nasce in Francia a partire dal 1886, caratterizzato dalla tecnica del pointillisme, detto anche Divisionismo in Olanda e Belgio, per via della composizione “divisa” del colore, ma anche ben presente in Italia, specie grazie al grande ferrarese Gaetano Previati, trionfatore alla Biennale di Venezia di quegli anni.

Molti artisti in mostra son presenti grazie alla tenacia di Helene Kröller-Müller, moglie di un ricco industriale olandese che li collezionò, raccogliendoli in quello splendido contenitore che è il succitato Museo che porta il suo cognome da sposata.

La mostra si apre con “l’artista chiave” del post-impressionismo, Georges Seurat, pittore dalla vita breve – muore giovane chi è caro agli dei – e dallo stile raffinato che mise a punto una complessa teoria scientifica sui rapporti tra luce e colore, grazie agli studi che si andavano facendo in quegli anni.

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Georges SEURAT, Domenica a Port-en-Bessin, 1888

© Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, Paesi Bassi

La risultante fu, a dispetto della scientificità – come ha tenuto a chiarire il curatore Zuffi in sede di vernissage – di straordinaria poesia, grazie alla serena immagine del mondo che l’artista offre, soprattutto nei paesaggi, che divengono protagonisti dell’opera d’arte, al posto della figura umana, come nella Domenica a Port-en-Bessin (1888), caratterizzati dalla presenza delle acque di fiumi, mari e canali, dalla luce che scintilla, dai riflessi delle imbarcazioni e delle case, dalla profondità degli orizzonti. Accanto a Seurat, Paul Signac utilizza la tecnica del pointillisme, applicandola a paesaggi accesi dai toni luminosi e più solari, spesso legati alla Costa Azzurra, come La Sala da pranzo (1886-87) con cui mostra come questa tecnica si presti anche a rivelare emozioni nascoste e l’intimità dell’anima – doppio, peraltro, è il punto di vista, vicino e lontano, che dà una doppia lettura del testo pittorico.

Un pagina particolare è quella del Simbolismo, accompagnato da un ritorno a temi mistici e religiosi, diverso da quello di Redon o Alberto Martini; l’interprete più autorevole di una rinnovata sensibilità cristiana alle soglie del Novecento è Maurice Denis.

In questi stessi anni anche Vincent Van Gogh vive intensamente una nuova stagione: alla paziente analisi, l’artista contrappone una stesura fremente, tradotta in pennellate dense e appassionate, che va oltre l’Impressionismo. Il suo strumento è il colore, steso con colpi forti e carichi, talvolta quasi spremuto direttamente dal tubetto sulla tela, per proporre una nuova, materica intensità.

Il seminatore di Vincent Van Gogh

Attraverso un gruppo di otto dipinti e due disegni di Van Gogh, tutti risalenti al periodo trascorso in Francia (1887-1890), la mostra mette a confronto la visione serena di Seurat con quella tormentata di Vincent: capolavori come Il seminatore (1888) – ispirato all’Angelus di Millet – ed il Paesaggio con fasci di grano e luna che sorge (1889) sono punti di partenza fondamentali per lo sviluppo dell’Espressionismo europeo. Ma capolavoro assoluto è il suo autoritratto, pieno di luce e mistero, eppur così puntuale, focalizzato ed esposto come un ‘meraviglioso solitario’.

L’ultima sezione dell’iter artistico è dedicato alla scelta radicale di Piet Mondrian che negli anni della Prima Guerra Mondiale compie il passaggio all’Astrattismo, scelta finale e definitiva, suddividendo il campo della tela in riquadri di colore, da nero marginati e perimetrati. Presenti quattro opere storiche, a partire dal 1913, tra cui Composizione n. II (1913), Composizione a colori B (1917), Composizione con griglia 5: losanga, composizione con colori (1919), Composizione con rosso, giallo e blu (1927).

Composizione di Mondrian

Ineffabili riti di passaggio, queste opere esposte che ebbero il merito di ‘traghettare’, grazie ai loro autori così diversi tra loro eppur così assimilabili, la comunicazione anziché la mera seppur splendida riproduzione, le premesse delle rivoluzioni totali nel campo dell’arte, la nascita delle Avanguardie.

Maria Cristina Nascosi Sandri

Da Ferrara

Ulteriori informazioni:

http://www.ilpostimpressionismoineuropa.it/la-mostra/

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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