A Ogni fine Anno

Ci siamo ricaduti, avevamo detto questo è l’ultimo, ma facevamo le corna dietro le nostre schiene.

Avevamo detto basta contare gli anni tanto sono sempre carestie, guerre, inondazioni, terremoti ed epidemie, che li contiamo a fare gli anni. Questo è l’ultimo e invece siamo al 2024, santa pazienza!

Una volta era diverso, non che non ci fossero le guerre, il Medioriente, il Viet-Nam, ma chi se ne accorgeva, a casa si parlava d’altro, c’era i Boom, e non erano bombe, era il benessere, alla tele si parlava di guerra, ma poco, e poi poco era pure la tele ce n’era solo una e diceva quella che voleva il governo, ed andava bene così. Governo o non governo la Tele era Dio: “L’ha detto la TV” e allora basta, che ne parliamo a fare c’è già la sentenza. Oggi è uno Dio spodestato. Prima c’era solo il primo (canale), poi piano piano, il secondo, il terzo, il quarto, un banchetto senza fine e ognuno diceva la sua e chi ci crede più, ormai il Dio è il Social: “Vox populi, Vox dei”, del resto lo dicevano anche gli antichi che non avevano i telefonini.

Comunque sia, prima era diverso, le famiglie erano numerose, i soldi erano sempre pochi ma c’era la forza, la rabbia e l’amore di tanti fratelli e sorelle, oggi i figli si contano su un dito e una volta fatto diventa la dannazione dei genitori che non hanno più la forza di guidarlo, che non hanno l’autorità e tanto meno l’autorevolezza dei nostri pugnaci padri e madri.

La notte del 31 dicembre, da noi a Napoli era il momento dello sfogo; dai balconi illuminati dai bengala, tra l’assordante scoppio di tric trac e botte a muro (ve la do io la guerra!) volava di tutto, armadi sfondati, vecchie lavatrici ormai ricettacoli di topi, divani di paglia ormai disuniti e traballanti, frigoriferi ancora sgocciolanti e qualche rischio, tra le risate generali, lo correva anche il vecchio nonno lamentoso e la vecchia zia bisbetica, portata in braccio da gaudenti figli e nipoti verso il temuto balcone sul vicolo.

Alla fine tra fichi secchi e qualche coppa di spumante a buon mercato il silenzio calava nel buio della notte lasciando gli odori acri di cucina, di pesci fritti, di bolliti di carne, ultimi vapori alimentari acri e dolci del cenone e dal caos della tavola l’occhio correva, lungo i muri ingialliti di case antiche se non vecchie, fuori ai vezzosi balconi barocchi sullo sterminato campo di battaglia della strada, cosparso di relitti del consumismo tra vetri di vecchi televisori e cocci di bottiglie, mentre qualche mortaretto e qualche razzo in ritardo ancora esplodeva nel cielo.

E tra quelle macerie, attendendo i netturbini felici perché la paga quella notte era doppia, gli scugnizzi che non erano abbandonati, abbandonati semmai erano i loro ansiosi genitori, vagavano alla ricerca dei colpi inesplosi, per preparare il grande botto finale, che si sarebbe sentito lontano in città.

Qualcuno già dormiva, piegato da una notte fonda ma di solito insolitamente calda per il periodo, qualcun altro col braccio piegato sul tavolo a tenersi la vacillante testa pesante di vino, guardava l’esotica fetta di panettone nel piatto, pensoso, tenendo in bilico nella mano quel che restava dello spumante a buon mercato. La cinica questione era sempre quella: Chissà quest’anno quanti morti e feriti ci sono stati con i fuochi”. E di solito la risposta era: “Ma quest’anno mi è sembrato che si sparasse di meno”.

Altri tempi.

Ormai chi ce lo fa fare, non ricadiamoci più. Abbiamo dato, ora va bene così, non li contiamo più. Tanto contarli serve per la memoria e oggi è tutto un gallinaio, di che memoria parliamo?

Fermiamoci qui…Comunque per sicurezza… fate le corne dietro la schiena, non si sa mai.

Buon nuovo Anno a tutti!

Nicola Guarino per la redazione di Altritaliani

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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