Un evento artistico che può entrare, a pieno titolo, a priori, nel mondo del mito: non era mai stata ‘fatta’ una mostra come quella che ha aperto a Forlì, nella nobile sede dei Musei di San Domenico.
Si tratta di Piero della Francesca: indagine su un mito , ricca di un percorso espositivo di circa 250 opere che ha, come fil rouge, proprio il mito nelle sue molteplici rivelazioni nell’arte, nella filosofia e nella religione.
Piero della Francesca (1415 – 1492) è fondatamente il mito, il sogno realizzato dell’Arte Moderna, l’inizio del suo inizio o il suo mèta-inizio.
Insieme con Leon Battista Alberti (1404 – 1472), ben noto alla più nobile Storia dell’Arte Ferrarese, il Quattrocento, l’Umanesimo, precursore del fulgido Cinquecento, il Rinascimento che proseguirà nella Città Estense grazie a Biagio Rossetti (nato nel 1447 e morto cinquecento anni fa, nel 1516), fu anche a Ferrara – ma le tracce son scomparse, a differenza di quelle dell’Alberti, cui è attribuito il campanile del Duomo di Ferrara, meraviglioso ed unico, nella sua incompletezza.
Entrambi furon grandi Umanisti teorici – autori di trattati fondamentali, come il De re ædificatoria, di Alberti, ed il De prospectiva pingendi, di Piero della Francesca – ma pure geniali applicatori della loro arte e della loro tecnica, la ‘scoperta’ della prospettiva e l’inizio, come si diceva più sopra dell’Arte Moderna, quella che non ha ancora finito di ispirare tutti quelli che son venuti ‘dopo di loro’.
Nello specifico Piero, cui l’esposizione è dedicata, espanse la sua influenza da Marco Zoppo, al ferrarese Francesco del Cossa e poi a Luca Signorelli, Andrea del Castagno, Melozzo da Forlì, Giovanni Bellini per proseguire, dopo i ‘secoli dell’oblio’, nel moderno, coi Macchiaioli, Lega, Signorini, fin a giungere alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant, tutti afferenti al rivoluzionario Bloomsbury Group: ad esso facevano capo talenti come Virginia Woolf, il marito Leonard, la sorella, Vanessa Bell, e l’economista Maynard Keynes, padre della Macroeconomia, l’Economia Moderna.
Da dire che la fortuna novecentesca dell’artista fu dovuta, in Italia, a Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, confrontati con basilari artisti internazionali e protagonisti del Secol Breve, come Balthus ed Edward Hopper e le sue ‘metropolitane periferie dell’anima’ – presenti, non a caso, a conclusione del percorso espositivo.
La Madonna della Misericordia (1445-1455) di Piero, giunta dal Museo Civico di Sansepolcro, patria dell’artista rinascimentale, e Il ritratto di Silvana Cenni (1922) di Felice Casorati.
E la correlazione va avanti fino all’omnicomprensiva Settima Arte, da Pasolini a Tarkovskij.
Come dimenticare le stupende riprese di Michelangelo Antonioni nell’episodio di Aldilà delle nuvole, girato a Comacchio nel 1995 nel porticato del convento dei Cappuccini, visto ed immortalato con un’inquadratura e poi con un’altra speculare ed opposta, virata di 180°.
Ma Antonioni aveva dichiarato il suo amore per Piero ben prima, nei suoi scritti e saggi giovanili, nei suoi articoli sulla rivista Cinema, negli anni Quaranta e lo aveva da subito ‘applicato’ nelle riprese del suo primo lungometraggio del 1951, Cronaca di un amore, in uno stupendo b/n.
Piero rimane dunque un’imprescindibile pietra miliare e la mostra di Forlì lo documenterà anche a chi, semplice amante dell’arte, vorrà ammirarne i capolavori.
E saranno proprio i ‘confronti’ con le opere in esposizione, quelle delle ‘generazioni artistiche a lui seguite’, che ne avvaloreranno la ancora estrema modernità, il suo essere antesignano davvero ante litteram
Forse, non a caso, morì proprio nel 1492, anno di inizio dell’Evo Moderno, della scoperta dell’America, dell’Addizione Erculea di Ferrara, quella che rese la Città Estense la prima città moderna d’Europa: da allora Piero si ‘tramandò’, passando il testimone a ciò ed a quelli che vennero ‘dopo di lui’!
La mostra-evento è stata resa possibile grazie alla direzione generale di Gianfranco Brunelli e di un comitato scientifico internazionale presieduto da Antonio Paolucci.
E piace qui citare le parole dello stesso Paolucci riportate a voce e nel catalogo ufficiale della mostra pubblicato da Silvana Editrice:
“A un certo momento, nella storiografia critica del Novecento, Piero della Francesca è sembrato la dimostrazione perfetta, antica e perciò profetica, di un’idea che ha dominato a lungo il nostro tempo, di come cioè la pittura, prima di essere discorso, sia armonia di colori e di superfici”.
Maria Cristina Nascosi Sandri
Piero della Francesca. Indagine su un mito
Dal 13 Febbraio 2016 al 26 Giugno 2016
Forlì, Musei San Domenico
Enti promotori:Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì
Sito della mostra: http://www.mostrapierodellafrancesca.com/
*