“Tanto l’aria s’adda cagnà” (Tanto l’aria si deve cambiare) era il il titolo di una celebre canzone di Pino Daniele in « Quanno chiove ». Forse anche in Italia come in quel testo dopo la « pioggia », l’aria è davvero cambiata.
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“Tanto l’aria s’adda cagnà*” cantava più di trent’anni fa Pino Daniele (in “Quanno chiove” di un album fra i suoi più completi, “Nero a metà”); e quell’aria la si avverte davvero in questi giorni, di pioggia appunto. E che si spera siano di vero cambiamento. Il forse è sempre obbligatorio quando si parla di “palazzo”, di distanze spesso siderali fra i bisogni comuni e quelli dettati dalla cosiddetta agenda politica.
Ma ora il momento è fatale davvero, di quelli che solo i tragici greci hanno saputo raccontarci col pathos necessario. L’economia impone ben altre determinazioni. Non più comparse ai bottoni stanchi delle aule parlamentari, ma gente che sappia giocarsela coi numeri, e non quelli del lotto. Che sia posta la parola fine a quei balletti di presunta politica e agli spettacoli di ciarlatani televisivi?
E quanto si auspica ovunque, perché – lo sottolineava di recente il critico Papi -: “C’è questo di nuovo e di spaventoso. Nessuno più crede che i politici, in tutto il mondo ma in Italia di più, possano fare qualcosa. Che abbiano ancora potere. La politica è percepita come un’attività degenerata e inutile, come un’arte minore che non ha più alcuna possibilità di influire, nel bene come nel male, sulle nostre vite concrete…” Questo di nuovo e spaventoso, dunque.
La cosa che probabilmente alletta di più in questo preciso momento di “nuovo” (o presunto tale atteso come governo “tecnico”) è che almeno spariranno per un po’ (ma speriamo per tanto) i visi e le voci afone eppure aggressive dei vari Larussa e Bossi, degli epigoni Calderoli e Gasparri e molti ancora, quelli che sparlano di cose loro che ai comuni mortali è spesso impossibile decifrare. Le maitresse Santanché e Minetti torneranno finalmente ai propri lavori abituali, Carfagna e Carlucci un posto in tv lo troveranno pure. Spariranno per un po’, si spera. Che sia anche questa l’aria pulita invocata?
Purtroppo questi animali politici (come si definiscono con pudore) sanno sempre come riciclarsi, come guadare il fiume da una repubblica all’altra. Dei Mastella e Scilipoti si sentirà ancora parlare? Parleranno eccome. Si udranno le invocazioni ad esistere anche dall’oltretomba. Li abbiamo tenuti in vita nei mezzi d’informazione, in tv per prima, e forse lo spazio se uno sapranno sempre recuperare. Nei momenti di magra (visibilità) D’Alema è andato persino ai programmi tv dei fornelli e Fassino a ritrovare la sua tata nell’indecoroso programma della De Filippi: e così la Sinistra ha potuto cantare il de-profundis.
Quando coloro che hanno avuto una fede (sia essa politica che religiosa che economica) assistono a spettacoli degeneri, alle violenze verbali, ai furti autorizzati e camuffati di bene comune, non può che far ricorso al proprio buon senso, confortandosi con quanto scriveva l’autore irlandese Jonathan Swift, (era il 1726): “Chiunque sapesse far crescere due spighe di grano o due fili di erba dove non ne cresceva che uno, sarebbe molto più benemerito dell’umanità; e servirebbe molto meglio il proprio paese che tutta la genia dei politici e dei politicanti messi insieme…”
* « Tanto l’aria si deve cambiare » dal dialetto napoletano.
Armando Lostaglio