Riassunto delle Lettere precedenti.
Nel mese di gennaio ci siamo trovati in Arabia Saudita al seguito di una corsa automobilistica, il rally raid Dakar, come assistenza a due equipaggi italiani.
Abbiamo così avuto l’occasione di scrivere delle “Lettere dall’Arabia”, di cui quella che pubblichiamo è la seconda.
Oggi “Lettere dall’Arabia” è dedicata alle impressioni che sono nate come audiomessaggi e riflessioni spontanee guidando nel deserto per centinaia e centinaia di km su autostrade e strade con ogni genere di fondo stradale.
Sono polaroid e pensieri, sono tweet d’Arabia.
1- Lettera D come deserto
– Giochi di luce e ombre sul deserto.
Cielo grigio, piccoli squarci illuminano la sabbia che diventa bianca.
Importanza delle luci che illuminano il nulla.
La sabbia adesso diventa dorata, le montagne magicamente la attorniamo.
– Terre rosse che emergono dal deserto come fossero isole: un arcipelago di sabbia.
– Montagnole come mammelle o capezzoli del deserto. Come se un gigantesco dio bambino le succhiasse per prendere alimento vitale.
– In questa terra immensa e dagli spazi infiniti, anche dio se ci pensi deve essere immenso e grandissimo.
– Tralicci dell’alta tensione, tralicci dell’alta tensione, tralicci dell’alta tensione disegnano sulla sabbia una gigantesca linea geometrica che sostituisce le palme.
Tralicci come alberi maestosi: oasi di ferro che ricordano migliaia di piccole Tour Eiffel.
– Cartelli stradali con segni di cammelli che attraversano la strada. Di cammelli in realtà nemmeno l’ombra.
– Toh un albero di Mattioli, isolato nel deserto, come se la natura si riproducesse identica a se stessa, semplicemente in luoghi diversi.
– Ecco lontano all’orizzonte il Monviso, mi sento a casa. Ma non lo sono.
– Improvvisamente crete toscane, palme, oasi, sabbia più scura.
– Ecco di nuovo le luci che illuminano il deserto, come spot luminosi, luci e ombre si alternano come se dal cielo il direttore alla fotografia cercasse l’inquadratura e la luce migliore.
– Caro Carovaniere, cari cammelli, cari beduini, è la terra desertica che fa la carovana.
Non viceversa.
Ecco alla nostra destra una tenda, dei cammelli, e immagini carovane d’altri tempi
Similitudini lontane della terra di Arabia che fu.
– Camion come cammelli, guidatori come cammellieri.
File di camion infinite come carovane.
Poi bivacchi. Miraggi. Strade assolate
Chiarore. Sabbia, già, la sabbia finissima che ti entra ovunque, anche dentro le unghie, sotto le unghie.
– La sabbia cambia colore, qui è bianca, è stata gialla, marrone, arancione, tutte le gradazioni della sabbia del deserto.
– Impressionanti dune, menu di dune, dune dorate, dune increspate, un mare dorato di dune increspate.
Segnali stradali con “Emirates 220 km”: questa la polaroid del giorno.
2- Lettera G come Guerra
Il bivacco della Dakar ricorda scene di guerra: elicotteri, elicotteri che si alzano in volo, rumore di pale, Apocalypse now, motori, generatori elettrici …
È un grande gioco per ragazzi benestanti che vogliono passare il tempo senza pensare, se non alle loro avventure.
Nelle competizioni si creano spasmi, i problemi sono legati alla prestazioni, alle macchine.
Un gigantesco tourbillon in cui non pensi se non alle cose che hai vissuto, in cui ti sei trovato dentro, in un gioco Infinito di rimandi alla battaglia, alla lotta.
Un incessante desiderio di dimostrare a se stessi e agli altri di essere forte, di essere capace, di aver superato, di aver dormito, di non aver dormito, di aver rotto, di aver bucato, di aver aggiustato, di essere stato recuperato…
Un eterno ritornello e un girare intorno senza sosta, frenetico, incessante.
Tutto, tutto fatto per non pensare.
– A proposito di guerra: ecco una base militare vera, è la seconda in pochi km, con tanti cannoni puntati verso il cielo.
3- Lettera R come Riflessioni
– Pensiamo alla vita dei giornalisti a giro per il Mondo, che passano gran parte del tempo in ingorghi stradali assurdi, giornate assolate e piovose, sole negli occhi, per poi arrivare a sera in un grande albergo sempre uguale, sempre anonimo, accendere il computer, o una macchina da scrivere un tempo, scrivere il pezzo della giornata. Terzani, Fallaci…Mah.
– Arabia double face. Arabia ufficiale e quella di chi lavora per loro: pakistani, indiani, singalesi… tutti quelli che svolgono le mansioni più umili e indispensabili.
(continua)
Eraldo Mussa
LINK INTERNO: Lettera dall’Arabia n°1 – Incontri (Frammenti della Dakar 2025)