7 domande a Clarence Bicknell, un inglese che ha dato tantissimo alla Riviera ligure

Torniamo sulla Riviera di fine ‘800 inizi ‘900 per farvi conoscere o ricordare di un personaggio di nazionalità inglese particolarmente originale e significativo di quella comunità cosmopolita ed illuminata. Si tratta di Clarence Bicknell, una personalità intrigante e variegata. Fu artista, autore, viaggiatore, botanico, archeologo, pastore, umanista, esperantista e ci ha lasciato un museo a Bordighera. Dopo Claude Monet, Serge Voronoff, l’abbiamo incontrato per un’intervista immaginaria che speriamo vi incuriosirà.

Clarence Bicknell a Bordighera

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Se c’è un inglese che ha dato e continua a dare tantissimo alla Riviera, questo è Clarence Bicknell. La stella di Clarence continua a brillare a un centinaio di anni di distanza, lucente e indifferente allo scorrere del tempo e delle mode. Ci ha lasciato un luogo magico, sospeso tra passato e futuro, tra botanica e archeologia: il Museo Bicknell di Bordighera.  Un elegante scrigno delle meraviglie.
Clarence Bicknell (dal latino clarus), un nome che potrebbe essere quello di una stella, accompagnato da una firma bellissima, è stato uno studioso illuminato e progressista, « un atipico », come puoi trovare solo tra i lord inglesi.

Che personalità intrigante e variegata, Bicknell! Pittore, botanico, archeologo, studioso e mecenate dell’Esperanto, la lingua universale che è diventata la sua religione laica. Originale e disciplinato, uomo caritatevole e attento agli altri, scienziato meticoloso, prete spretato, ciclista.
Ci lascia mille cose, il giardino delle meraviglie, gli acquerelli e i frottage (la tecnica di copia con il carboncino dei disegni preistorici dei pastori liguri della Valle delle Meraviglie), una incredibile collezione di farfalle, i suoi libri di una vita, e tanto altro: 30 anni intensi e fruttuosi tutti vissuti tra Bordighera e Casterino, quando era ancora soltanto Italia, perché solo nel 1947 passò alla Francia con i trattati di Parigi.

All’inizio della sua storia Bicknell arriva a Bordighera nel 1879 come pastore anglicano, e dopo poco si « spastorizza », sarà stata l’aria della Costa ? Era troppo stretta la religione per lui. Così se ne costruisce una tutta sua, come chiamato dalla Natura e dallo Studio a una Missione Universale di Conoscenza, con l’Esperanto come bussola valoriale.

Lo incontriamo sul far della sera appollaiato sul ramo del « suo »ficus macrophilla, il più grande d’Europa. E lì che ci ha dato appuntamento. Barba lunga curata, abiti sportivi eleganti, un po’ datati, occhi dolci e parlare schietto, un poco sovrappeso, ma il ficus centenario non fa certo una piega. Complice la lingua inglese l’intervista è con il tu.

Lo farei cittadino emerito di Bordighera, e cittadino onorario il nipote Markus che ha prodotto il bellissimo film “ Le meraviglie di Clarence Bicknell”.
Perché se proprio dovete scegliere non leggete me, ma guardate il film!

L’INTERVISTA

1-Parlaci di Fontanalba, la tua ultima giornata, quei funghi velenosi li hai mangiati per caso o per scelta ? Adesso puoi dircelo …

Ebbene no, mio caro, posso sfatare con tranquillità la leggenda fatta circolare sulla mia dipartita occorsa all’improvviso a Casa Fontanalba in Casterino (Tenda) il 17 luglio 1918, così vicino alle mie adorate montagne e ai fiori che tanto ho amato.
Lasciai la vita in modo naturale sul balcone del cottage che lì avevo fatto costruire a partire dal 1905, secondo il progetto del mio fraterno amico l’architetto Robert Mac Donald, figlio di quel George MacDonald, campione della letteratura fantastica inglese di fine Ottocento (ti ricordi del romanzo Lilith?), che insieme alla moglie Louisa Mac Donald avevano fondato la loro « Casa Coraggio » a Bordighera, una casa di accoglienza come le chiamate voi oggi.
Solo tre giorni prima, il 14 luglio, avevo fatto una lunga passeggiata di sei ore, lassù, nelle meraviglie della Valle delle Meraviglie, alla ricerca di fiori rari e nuove incisioni rupestri.
La morte mi prese leggera tre giorni dopo sul balcone del mio villino, con vicino i miei fedeli e affezionati domestici, Luigi e Mercede Pollini, e la cuoca di sempre Maddalena, la mia famiglia italiana.

2- L’Esperanto e il tuo sogno pacifista, il guardare avanti …

Già nel 1897 ero rimasto intrigato dalla scoperta del volapük, la lingua artificiale ideata dal sacerdote cattolico bavarese Johann Martin Schleyer, che affermava di essere stato chiamato da Dio, in sogno, ad inventare una lingua internazionale; la cominciai a studiare con impegno e passione.
Ma da subito mi apparve complessa e artificiosa, priva di quegli ideali che trovai invece nell’esperanto (che significa letteralmente « colui che spera »), una nuova lingua artificiale inventata dall’oculista ebreo polacco Ludovik Lazarus Zamenhof che ne pubblicò il primo libro a stampa Unua Libro il 26 luglio 1887.
Quando scoprii questa nuova lingua universale rimasi folgorato: all’epoca già mi ero trasferito definitivamente a Bordighera, dove la comunità straniera comprendeva Inglesi, Francesi, Tedeschi, Russi, Boemi … : ed ecco che con l’esperanto tutti gli stranieri potevano comunicare tra loro e con la popolazione locale di lingua italiana.
Il 25 ottobre 1910 avevo ufficialmente fondato il gruppo esperantista di Bordighera che chiamai Antauen (Andare avanti): una foto davanti al mio Museo ci immortala festanti e pieni di speranza con la bandiera e le spille esperantiste.

3-E Alice ? Alice Campbell, dicci di lei. Dove vi siete conosciuti ?

Da gentiluomo desidererei mantenere un poco di riserbo su questo argomento e anche un po’ di sano mistero.
Non mi sposai e non ebbi figli… ma nella mia vita furono presenti molte donne.
Alice Campbell, ora mi ricordo, è la “Scottish Lady” con cui mi accompagnai a Finalmarina nell’estate del 1883 e poi di nuovo nel 1897… qualche mio biografo la identifica vicino a me anche sulle rocce di Fontanalba seduta con accanto un altro mio grande amico, il mio fido cane Mahdi.
Ma mi ricordo molto bene anche di Rosa Ellen Fanshave Walker, che incontrai tra le prime persone a Bordighera, tra il 1878 e il 1879 e che nel 1880 mi vendette Villa Rosa che divenne la mia amata residenza per tutta la vita.
Ma come non ricordare Margaret la moglie del mio amato nipote Edward, con cui fece costruire la loro bella villa “Villa Verde” a Bordighera.
Ora mi sovviene anche di un’altra inglese Ellen Wilmott, amica di Thomas Hanbury, che incontravo spesso in quella meraviglia creata dagli Hanbury a La Mortola e che si mise in testa, e ci riuscì, di creare un altro piccolo gioiello di pace e di verde a Boccanegra: ma con lei, a cui è dedicata anche una varietà di rose, parlavo solo di giardinaggio.
“Last but not least”, dal 1909 frequentai più assiduamente la baronessa Helene van Taube, venuta a Bordighera da Weimar per curare il marito ammalato.
Ci scambiammo molte lettere, oggi addirittura conservate nel Natural History Museum di Londra (che mancanza di rispetto della privacy!)

4-E il circolo del tennis di Bordighera lo frequentavi?

No, non giocavo a tennis e non frequentavo il Tennis Club.
Mio nipote, Edward Berry, più mondano di me, ne divenne Presidente dal 1912 al 1922.
Io preferivo andare in bicicletta, consigliatami vivamente per tenermi in forma all’avvicinarsi dei 50 anni, da mio fratello Sidney e recuperata in Inghilterra presso mio nipote James Berry, ardente ciclista, nel Natale del 1891.
Era molto utile nei miei spostamenti lungo la Val Nervia e la Val Roia, ma, confesso, troppo faticosa per un tipo un poco sovrappeso come me, che superava spesso i 90 kili di peso(too fat!)

5-Se ti volti indietro cosa unisce i punti della tua vita? Alla fine sei soddisfatto della tua vita e dell’esserti spretato ?

La mia vita è stata magnifica.
In Inghilterra ho avuto una bella famiglia, che coltivava amicizie con gli artisti di allora, ho conosciuto William Turner, John Ruskin e molti altri, mio cugino Hablot K. Browne, detto Phix, fu il disegnatore preferito di Charles Dickens.
Studiai al Trinity College di Cambridge e mi laureai in matematica e arte, entrai a far parte della chiesa anglicana, per cui fui parroco a Walwort un sobborgo di Londra dal 1866 al 1873, e fui pastore della rigorosa comunità religiosa di Stoke-Upon-Terne.
Dopo il mio arrivo in Italia, a Bordighera, nel 1879, e dopo avere abbandonato la mia missione pastorale, – il collare mi andava troppo stretto -, la mia vita è esplosa di colori, amici, fiori, artisti, animali, le montagne delle Alpi Marittime sulle cui rocce i Liguri pastori lasciavano i loro messaggi.
Nel 1888 ho fondato a Bordighera un museo che ancora oggi porta il mio nome e porta avanti la mia visione e la mia missione: studio, ricerca, accoglienza, empatia, comunità scientifica e civile.

Museo Bicknell di Bordighera

6-Come vorresti essere ricordato ?

Con la scritta che compare nel grande banner che i ragazzi che curano con amore e dedizione oggi il mio Museo di Bordighera hanno messo al suo ingresso, insieme a una mia fotografia, quando ero già un po’ avanti negli anni a dire il vero, circondato dai simboli dei miei interessi e le mie passioni.
La scritta è riportata nella mia lingua madre, l’inglese, nella lingua della mia patria di adozione, l’italiano, e nella lingua della speranza, appunto l’esperanto, e recita: “Welcome be to every guest. Come he north, south, east or west”.

7- E oggi quando torni al museo che sensazioni hai ? Ti senti ancora a casa? 

Si è sempre una bella sensazione, non me ne sono affatto andato, sto li, un poco come Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante di Italo Calvino, la cui madre, la botanica Eva Mameli, ben conosceva i miei lavori.
Mi trovo bene nel giardino, dove il mio amico Claudio ha messo da poco le cartellinature botaniche e ha riscoperto anche il bell’esemplare di Apollonias burbujanas che ho fatto arrivare dalla Macaronesia, l’arcipelgo di isole atlantiche al largo del Portogallo e del Marocco; Giovanni, che mi ricorda un giovane dei miei tempi, ha digitalizzato il mio erbario (oltre 13.000 fogli di essiccati!), la mia biblioteca curata da Elena è diventata la grande biblioteca dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri con oltre 119.000 volumi specializzati in archeologia, preistoria, filologia, storia, glottologia…
L’Istituto ha garantito la sopravvivenza del mio Museo e ancora oggi si batte per il suo futuro, seguendo le orme dei miei passi e portandoli lontano.
Coraggio ragazzi, noi bicknelliani nel mondo abbiamo ancora molto da fare e da dire!

Pronunciate queste parole, quasi commosso …inaspettatamente Clarence afferra una liana, agile e incurante del suo peso, e scompare nella notte delle meraviglie magica e luminosa.

 Eraldo Mussa

 P.s. Grazie a Daniela Gandolfi, archeologa,  direttrice dell’Istituto Internazionale degli Studi Liguri, che si è gentilmente prestata, ispirata e competente studiosa, a dare voce alle risposte di Clarence Bicknell.

Pagina Facebook Clarence Bicknell 

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Eraldo Mussa
Torinese, cresciuto in Liguria al confine con la Francia, forse per questo mi sono sempre sentito un “altro italiano”. Laureato in Lettere, giornalista, rallysta e pubblicitario nella vita professionale. “Se unisco i punti della mia vita, le automobili sono state il mio fil rouge.” Contatto: eralmussa(at)gmail.com

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