Orta, i silenzi del lago, uno tra i più belli d’Italia

“Orta, acquerello di Dio, dipinta sopra un fondale di seta”: così Piero Chiara “dipingeva” con le parole il fascino poetico e pittorico di questo lago italiano. Balzac, di passaggio da queste parti, vide l’isola di San Giulio “perdutamente stesa sulle acque calme” e i viaggiatori inglesi di fine ‘700 che dalle Alpi iniziavano il Gran Tour decantarono la discreta bellezza, il silenzio, l’invito alla contemplazione e alla sosta di questo incantevole specchio d’acqua.

Lago d’Orta e isola di San Giulio

Spira un’aria aristocratica e quasi scontrosa su questo piccolo lago prealpino in provincia di Novara che i Romani chiamarono Cusius, restio a rivelarsi, le vecchie case di pietra abbarbicate sui monti.

Orta San Giulio, il piccolo borgo molto amato dagli artisti, esibisce vecchi alberghi con i lampioni davanti e una piazzetta borda il minuscolo lungolago ombreggiato di tigli. Prendendo la strada che va verso Oriente si costeggiano ville chiuse, alcune abbandonate e invase dall’erba alta. Al tramonto con il sole che va lentamente scendendo, la vita appare come sospesa. Una villa neoclassica esibisce ai lati del cancello due leoni romanticamente ricoperti di edera. Dai muri scrostati e mangiati dall’umido, dalle ville claustrali emana un‘aura decadente, di fascino estremo. L’odore del lago, un po’ di pantano e un po’ di erba, di resine, si mescola con quello acuto e dolciastro del limonetto.  I ferri battuti dei balconi, gli affreschi che adornano le facciate di case importanti, i chiusi giardini dalle magnolie giganti, le chiese e gli oratori rimandano a passati splendori quando Orta fu il cuore della Riviera, dominio esclusivo dei potenti Vescovi-conti.

L’Isola di San Giulio

L’isola di San Giulio si raggiunge da Orta in pochi minuti di battello, è lunga 275 metri, larga 140, dista 400 metri dalla riva ed ha l’abbandono e la leggerezza di una nave. Su quest’isola, poco più di uno scoglio, nelle ville con giardino sul lago abitarono un tempo i canonici del Cusio, che da qui controllavano tutto il territorio. Dalla darsena, dove ci depone il battello, una porta e una breve scalinata introduce alla Basilica di San Giulio, fondata, si dice, dal Santo nel 390 a.C. e ricostruita nel X secolo.  Dalla loro dimora i vescovi-conti di Novara, signori del territorio per 10 secoli (fino al 1817) imponevano leggi e ordini.

Basilica di San Giulio a Orta

Percorrendo la via anulare che  parte dalla Basilica e alla Basilica ritorna, si attraversa piazzetta del Seminario dedicata all’accordatore di suoni Cesare Augusto Tallone, nella sua casa si tengono concerti d’estate.  Il muschio si insinua tra le pietre delle case, l’alloro e i cipressi si innalzano nei giardini pensili, che un breve ponticello raccorda alle ville affacciate sul lago.  Un’aria di sospeso misticismo si respira in questo luogo dove un’urna d’argento nella cripta della chiesa conserva i resti mortali di San Giulio, diacono greco proveniente da Egina, gran costruttore di chiese come il fratello Giuliano, protettore di Gozzano ed evangelizzatore della zona in epoca di paganesimo e di animali feroci.

La leggenda racconta di draghi e leoni divenuti mansueti e domestici, la storia parla di Re longobardi in lotta tra loro, (celebri le guerre tra Ottone I e Berengario), di truci episodi di tradimenti e di delitti, della regina Villa assediata da Ottone. Nella chiesa si possono leggere secoli di storia dell’arte: quadri, affreschi 400centeschi, pilastri, colonne, matronei, cantorie stanno a testimoniare, in un’affollata convivenza di stili, la ricchezza e la potenza dei vescovi-conti.  Ed eccoci dinanzi al capolavoro: l’ambone in marmo nero di Oria scolpito forse intorno al 1100 dai maestri comacini. È istoriata l’eterna lotta fra il bene ed il male, leoni e grifoni si fronteggiano e si combattono in una simbologia medioevale di rara potenza drammatica. Resta scolpito il segno di un potere che la Chiesa qui ebbe ed estese fin dai tempi in cui, navigando sul suo mantello, sarebbe giunto San Giulio e sulle sue orme una scia di eremiti e di riformatori, Audenzio, Demetrio, Filiberto, che quest’isola scelsero come luogo per meditare. “Dormitorio dei santi” la definì San Carlo Borromeo e qui nacque Guglielmo da Volpiano, uno dei grandi riformatori della celebre Abbazia di Cluny.

Il Sacro Monte

Ma tutta la zona conserva un che di spirituale, ascetico, quasi mistico. Basta recarsi sul Sacro Monte, patrimonio mondiale dell’Unesco. Sorge sul rilievo che si innalza sulla sponda orientale del lago e forma la penisola di Orta. Fondato attorno al 1590 dai frati francescani, che tracciarono un itinerario di 20 grandi cappelle, la vita di San Francesco è illustrata attraverso 900 affreschi, 376 statue, esagitati gruppi scultorei. Sfilano in abiti secenteschi vescovi, cardinali, principi, ambasciatori, guerrieri così da comporre scene di vivace realismo. L’arte lombarda del primo seicento si sposa qui  con la teatralità barocca di fine secolo. Il tutto immerso in un paesaggio che dovette fortemente influire sui nervi sovra- eccitati di Friedrich Nietzsche che ne subì la malia incantatrice quando durante la sua ascesa al Sacro Monte si innamorò perdutamente di Lou Salomè, la russa di splendente intelligenza che affascino ed ispirò personaggi come Paul Rée, Rainer Maria Rilke, Sigmund Freud.   

Il versante meno conosciuto: i silenzi del lago

Chi sceglie questo luogo per un soggiorno o per un breve week-end, non può trascurare l’altro versante del lago, meno conosciuto, ma non meno bello. Pella è un borgo solitario e tranquillo dove si sente solo il rumore delle onde che si infrangono leggere sui canneti e sembrano accarezzare le barche in sosta. Si respira una felicità fatta di silenzi, rotta di tanto in tanto dall’arrivo discreto del battello che fa la spola fra l’isola di San Giulio e Orta.  Si sale ad Alzo, paese a mezza costa e per una strada tortuosa fitta di castagni si raggiunge il Santuario della Madonna del Sasso (video QUI). Dalla chiesa settecentesca, che si affaccia a picco sulle pareti scoscese si hanno le visioni più superbe del lago. Si trova a 638 metri, sul versante occidentale del Cusio, vicino Boleto. Dallo sperone roccioso l’occhio spazia su tutta la piana di Novara e di Vercelli fino a Milano. Il lago si abbandona in golfi e cale sinuose, l’occhio accarezza il contorno preciso dei monti, lo specchio d’acqua e nel centro, nitida e come sospesa, si scorge l’Isola nella sua concretezza di pietra con il solido campanile romanico e la facciata della chiesa visibile solo da questa parte.

Una leggenda racconta la nascita del Santuario: un enorme masso stava per precipitare sulla testa di alcuni scavatori di granito, ma, prontamente invocata, la Vergine apparve sulla punta più alta del Sasso e scongiurò il pericolo, nel luogo dell’apparizione venne edificato il Santuario. Il vento soffia forte quassù, ma la bellezza del paesaggio, il colore del cielo, il profilo dei monti, l’erta scarpata che precipita improvvisa nel lago dal fondo verde-cupo regalano emozioni uniche e parlano con la semplicità profonda e misteriosa della poesia.

Francesca Graziano

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et pour nos lecteurs français, un article bien fait du site Carnets Voyages avec des conseils pratiques. VISITER LE LAC D’ORTA : 8 INCONTOURNABLES À FAIRE (26 août 2023)

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Francesca Graziano
Giornalista culturale, storico della psicoanalisi, vaticanista accreditata presso la Sala Stampa della Santa Sede. Lauree in Lettere classiche e in psicologia clinica presso l'Università La Sapienza di Roma. Collaborazioni con quotidiani, periodici e riviste specializzate (cartacei ed online) per arte, cultura, spettacolo. Premi per meriti culturali.

1 COMMENTAIRE

  1. Quando ho letto il titolo dell’articolo, mi è subito venuto in mente un romanzo breve di G. Rodari « C’era due volte il barone Lamberto » ambientato proprio nell’ isola di San Giulio, adottato come testo di narrativa tanti anni fa in una prima media. Sempre mi ha incuriosito il luogo ed ecco ora il buon articolo di Francesca Graziano che ben lo tratteggia con un linguaggio poetico che sembra di vederlo. Ne esalta i silenzi, i colori e gli odori, nel loro fascino. L’isola di San Giulio che ha « l’abbandono e la leggerezza di una nave , dove si respira un’aria di sospeso misticismo »…
    Grazie, Francesca Graziano.
    Un caro saluto
    Rosella Centanni

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