“L’era della suscettibilità” (ed. Marsilio 2021) di Guia Soncini è un libro semplicemente geniale. Una summa, una bibbia per capire i nostri tempi irrazionali e come la nostra libertà e finanche la nostra lingua siano minacciate da quel fenomeno complesso, intollerante, vociante e aggressivo che dai social sta mettendo ormai radice ovunque con effetti inquietanti e che potremmo sintetizzare proprio con il titolo del libro, espressione dell’attuale fragilità psicologica e morale delle nostre comunità occidentali che sembrano incapaci di un sereno confronto e di tollerare qualsivoglia differenza di opinione. Ogni libero pensiero è percepito così come un’offesa, un attacco, determinando reazioni spesso inconsulte, irrazionali, abnormi quanto ingiustificate.
Un tema così “drammaticamente” attuale, la Soncini riesce a presentarlo e ad analizzarlo con intelligenza, versatilità e con un linguaggio sicuramente ironico e solo apparentemente leggero.
Il libro è ricco, sin dalle prime pagine, di stimolanti citazioni: “Gli identitaristi non sono i nuovi antirazzisti, bensì i nuovi razzisti”. (Caroline Fourest)
Proprio l’identitarismo, il militantismo a favore della cultura ‘woke’ (Vedi: La culture woke, ce mouvement militant qui inonde les réseaux sociaux) sono i piatti forti di una parte della controversa sinistra di oggi, in Francia come in Italia e soprattutto in America, dove questi due concetti sono diventati parti essenziali della cultura di sinistra che gramscianamente era ed è ancora prevalente nel mondo sin dall’ultimo dopoguerra.
Ho parlato di una parte della sinistra (quella che si autodefinisce “progressista”) perché, fortunatamente, come ricorda la Soncini, non tutta la sinistra si propone con la rigida ottusità moralista di tanti gruppi locali o di potenti gruppi d’influenza come #MeToo o Black Lives Matter che pur non essendo forse maggioritari sono sicuramente i più presenzialisti sui social, i più aggressivi e i più vocianti, avendo ormai conquistato finanche importanti caposaldi dell’informazione globale come The Guardian in Gran Bretagna o il New York Times, per non parlare di radio e televisioni, finendo per contare sul sostegno e il supporto di buona parte dell’informazione, spesso sovrapponendosi al massimalismo populista specie in materia di etica pubblica.
Il tema è molto vasto. Nel nome della cultura identitaria, quella dei neri, delle donne, dei gay, ma anche degli ambientalisti, vegani, animalisti, trans e quant’altro, si passa alla cultura dell’offeso e quindi alla suscettibilità individuale e collettiva che diventa paralizzante di ogni attività intellettuale, artistica, politica e così via dicendo.
In un mondo ormai privato di ideologie, che non coltiva la memoria storica e che decontestualizza ogni tema, tutto viene rapportato all’identità dei soggetti e quindi alla loro suscettibilità. In questo mondo sempre più fragile (dove diventa necessario precisare in una pubblicità per un whisky che: l’abuso di alcol fa male alla salute, come se questo non fosse ovvio), la sinistra identitaria è arrivata ad abbattere le statue di Darwin o di Colombo, liquidati sommariamente come razzisti e colonizzatori e a Milano ad imbrattare quella di Montanelli perché ottanta anni fa aveva profittato del colonialismo.
Tutto è destoricizzato, e qualunque evento viene vissuto demagogicamente come presente e dunque viene tolto in America dalla HBO la possibilità di visionare il film “Via col vento”, che ha fatto sognare generazioni intere, perché vi sono presenti, con ruoli marginali dei neri, preferirei dire negri (mi sembra più rispettoso) senza che il film fosse preceduto da una esplicita condanna dello schiavismo.
“Lo schiavismo è finito da 130 anni, cazzo! Volete farvene una ragione?” (il regista Spike Lee rivolgendosi alla sua comunità afro-americana).
Un tempo in America la vittima del maccartismo era il comunismo, con la caccia alle streghe, contro qualunque autore, attore, attrice, intellettuale che fosse sospettato dall’amministrazione McCarty di essere di sinistra o di aver avuto anche delle semplici simpatie verso l’ideologia socialista. Ci furono autori espulsi da Hollywood, ridotti alla fame e finanche alcuni suicidi. Oggi il maccartismo è la sinistra identitaria dei vari gruppi di influencer come MeToo, o Black lives matter, per non parlare delle temibili lobby eco o animaliste o quelli di TERF (Trans-Exclusionary Radical Femminist) che zittiscono con il « cancel-culture » qualunque autore di libri, di programmi televisivi, annientando carriere artistiche di comici a Broadway come di ridurre in mezzo alla strada attori e registi di Hollywood. È quello che è accaduto a Roman Polanski, Woody Allen, Kevin Spacey. Mentre nelle Università come anche in Francia ci si può perdere il posto di lavoro solo per aver contestato che magari le moderne emigrazioni hanno motivi ben più complessi che il colonialismo, finito da ormai ottanta anni.
“Il colonialismo è finito da 80 anni, cazzo! Fatevene una ragione”. (Nicola Guarino)
Su Roman Polanski la Soncini si sofferma a lungo, per dimostrare come oggi tutto è decontestualizzato. Andrebbe ricordato che il regista aveva già risolto la magagna processuale (per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne), passando un periodo in prigione e infine realizzando un accordo con la ragazza (che all’epoca dei fatti era tredicenne) e con la sua famiglia, il tutto con ampia e conclusiva soddisfazione tra le parti. Quarant’anni dopo, #MeToo si sveglia e inizia una persecuzione senza fine nei confronti del grande regista, dimenticando che arte e morale non vanno sempre insieme o che, come ricorda la Soncini: “semplicemente uno può essere o essere stato un porco ed essere un grande artista”.
Questa sinistra persecutoria, censoria, moralista e spesso ipocrita, dimentica come all’epoca dei fatti ben altra sinistra si schierò con il regista. In un manifesto del 1977 Roland Barthes, Jean Paul Sartre, Derrida e Foucault sostennero che i dodicenni dovessero essere ritenuti capaci di una propria sessualità e di un proprio consenso, e che quindi gli adulti che avevano rapporti sessuali con loro non dovessero essere perseguiti. Si può essere d’accordo o meno, ma al tempo si sosteneva ciò. Altri tempi ed altra sinistra, ma tutto andrebbe contestualizzato.
La Soncini è documentatissima e lei stessa è stata vittima del Cancel Culture. Non sei d’accordo con me o peggio con noi (retaggio della vecchia sinistra collettivista) ti cancello. E non solo, faccio anche petizioni perché tu venga licenziata dal giornale dove lavori, opero per boicottare i tuoi libri, non hai una statua altrimenti l’abbatteremmo.
La Soncini racconta il caso di J.K. Rowling, amatissima autrice di Harry Potter, che si è vista boicottare duramente con azioni sul suo editore affinché rompesse il contratto con lei per aver difeso una ricercatrice che aveva osato sostenere l’esistenza della biologia, ricordando che gameti diversi danno sessi diversi e che quella diversità non è superabile con la semplice percezione di quello che si vuole essere. Imperdonabile colpa per chi vuole imporre il superamento dei generi. Le accuse alla ricercatrice e quindi alla Rowling furono di questo tipo: “Vuoi discriminare i trans, vederli morti, rovinare le loro vite. La biologia non esiste! » E da lì l’aggressione sui social e poi su alcuni media americani, fino all’incitamento a bruciare i libri di Harry Potter e se possibile anche la ricercatrice e quella strega della Rowling! Altri strali hanno colpito la Rowling a proposito del tema delle “persone che mestruano”. La scrittrice aveva obbiettato che tale “categoria” ha un nome: “donne”. Tanto è bastato per far scatenare gli identitari, #MeToo in testa, che indignata ha sostenuto che questa affermazione avviliva i trans nella loro libertà di sentirsi donne e che era discriminatorio verso quei maschi, magari barbuti, che si percepiscono come donne. La Rowling infine ha pagato con la cacciata dal suo editore per aver criticato il fanatismo musulmano, l’aver considerato gli assassini del Bataclan, assassini, l’ha portata ad essere liquidata come islamofobica. Quando il troppo è troppo, e poi tra fanatici, siano musulmani o quelli di MeToo, ci si intende magari chissà con la benedizione dal cielo del fu McCarty o di Torquemada veri riferimenti di questa sinistra.
Vorrei solo ricordare che i metodi maccartisti, le cacce alle streghe, i falò di libri considerati scomodi o di autori scomodi, non erano proprio nel DNA della sinistra, ma oggi questa parte della sinistra ha scavalcato in moralismo la destra più reazionaria e fascista.
Da rimarcare che la destra chiama questa sinistra Radical Chic e questa sinistra chiama tutti quelli che non la pensano come loro, fascisti. Dimenticando cosa era il fascismo, destoricizzandolo e decontestualizzandolo. Del resto parliamo di persone che non hanno vissuto quell’epoca e per queste persone tutto ciò che non è il loro tempo semplicemente non è. E poi leggere e studiare comporta fatica meglio i social in vestaglia e sull’amato sofà.
C’è da augurarsi che in Italia e in Europa (ma sono gravi i segnali che arrivano dalla Gran Bretagna e dalla stessa Francia) non si arrivi ad epurazioni, che in America, spesso è guida nel bene e nel male dell’Europa, ci sono già state, grandi e piccole, come racconta la Soncini con la sua fruttuosa ricerca ricca di documentazione. Si va dalla star dello spettacolo ridotta a lavorare in teatrini per non fare la fame, all’impiegata bianca che aveva minacciato di chiamare la polizia contro un nero che la molestava (in questo caso razzismo batte sessismo 1 a 0). Diversi giornalisti sono stati licenziati per aver osato sfidare il fondamentalismo del pensiero unico nel nome della propria libertà di coscienza. Casi che stanno iniziando ad insinuarsi anche nella nostra amata Europa. Un clima di intimidazione che, come nei peggiori regimi fascisti o stalinisti, porta a pericolose autocensure, per cui se un assassino è di colore sui giornali non lo si può dire mentre se la vittima è nera allora l’assassino è un uomo, bianco, si chiama Enrico ed abita a….
In Francia spesso i fatti di cronaca nera vedono protagonisti persone di colore o di origine araba e questo spesso per motivi socio-economici, l’unico tema, come sottolinea la Soncini, che paradossalmente non interessa a questo tipo di sinistra, e puntualmente non si riescono a conoscere i nomi dei malfattori. Oggi ad esempio molti non conoscono il nome di chi ha decapitato il professore francese Samuel Paty, reo di aver fatto vedere in classe una vignetta su Maometto, eppure il responsabile di questa tragedia è in galera in attesa di giudizio.
Altrove siamo messi forse anche peggio. In Gran Bretagna si discute sull’opportunità di riproporre in teatro l’Otello dove c’è la doppia “infamia” del presunto razzismo e del sessismo del protagonista. La Soncini segnala che alcuni vorrebbero depurare il testo scespiriano da tutti quegli elementi che irritano la suscettibilità delle donne. Diversi libri sono ormai nella black-list (mio dio in questo caso non si può dire black è peggiorativo), come Lolita o Delitto e Castigo per fare solo due esempi tra i numerosissimi, perché lesivi della sensibilità dei lettori. Poi è vietato fumare nelle scene di film (il povero Maigret senza pipa), perché questo irrita le associazioni dei non fumatori, vietato bere alcolici (addio Humphry Bogart e i suoi doppi whisky) per analoghe ragioni. Ma anche fare sesso non va bene perché alcune movenze potrebbero insinuare una subordinazione della donna all’uomo. Vietatissimo mostrare animali morti o morenti, irrita la suscettibilità degli animalisti, o buttare una carta per terra, peggio una plastica, irrita la sensibilità degli ambientalisti. Insomma come ricorda la Soncini oggi non basta mai e non basta nulla per non urtare le sensibilità ultra fragili di gruppi e spesso lobby che condizionano e manipolano la nostra esistenza. Insomma il film migliore è quello dove non accade nulla o meglio uno schermo bianco, anzi nero per non apparire razzista.
Del resto i giornali inglesi hanno annunciato, già da qualche tempo, che da oggi in poi Black si scriverà con la B maiuscola e white con la w minuscola, perché sicuramente i bianchi vanno puniti.
Altre pagine del libro esilaranti e che fanno riflettere si hanno proprio al proposito del tema della neo-lingua (e solo un caso che il termine evochi Orwell 1984?), dove evidentemente l’italiano con i suoi generi è svantaggiato. Alcuni ricercatori hanno proposto di abolire le vocali finali da sostituire con asterischi per eliminare le differenze di genere. L’effetto è divertentissimo, vale la pena riportare le parole della Soncini: “Car* amic* vicin* e lontan*, siete invitate – eccolo là, t’è scappato il femminile. Il secondo (tema) è quando scrivi vabbè, ma quando parli, come diavolo li pronunci gli asterischi? La seconda ondata d’inclusività pare quindi aver optato per la “u” come sostitutiva di qualunque lettera finale. Col risultato che volevano sembrare moderni e sembrano solo di Nuoro (se non ricevo entro una settimana almeno un messaggio indignato “Nuoro è bellissima, cos’hai contro Nuoro, come osi mancare di rispetto ai sardi” vuol dire che questa pagina non l’ha letta nessuno)”.
La Soncini ci ricorda la tesi del ferro di cavallo del filosofo francese Jean-Pierre Faye: le due estremità di destra e di sinistra del ferro di cavallo sono vicine tra loro più di quanto lo siano rispettivamente alla destra e alla sinistra. E in effetti questa sinistra moralista, censoria, priva di ironia, illiberale, spesso antiscientifica (nel 2019 si è arrivati a chiedere l’eliminazione dai libri scolastici di Darwin, liquidato come razzista), è molto più simile ad una destra clerico-fascista, moralista spesso no-vax, nemica del progresso, piena di pregiudizi e finanche di superstizioni. È lontanissima da quella sinistra che in Italia ha esponenti riformatori come Calenda, Renzi che si ispirano alla tradizione laica e liberale che fu di Giustizia e Libertà e dei fratelli Rosselli o che di recente è stata incarnata da personaggi come Barack Obama.
Ri-cito dal libro della Soncini:
“Una cosa che mi preoccupa dei progressisti negli Stati Uniti – magari capita anche qui – è una certa rigidità, quando diciamo “O così o niente”, e poi creiamo un plotone di esecuzione col quale fuciliamo i nostri alleati perché uno di loro ha derogato dalla perfetta purezza su un qualche tema”. (Berlino 2019, Barack Obama).
Mi sa che anche il buon Obama rischia il Cancel Culture!
Concludendo: La Soncini è una donna acuta ed intelligente. Mio dio cosa ho detto, ora le vestali e i sacerdoti della cultura identitaria mi daranno addosso. Se hai detto che la Soncini è una donna e non una persona sei un criminale e poi hai aggiunto intelligente ed acuta, come se così volessi dire che le altre donne sono stupide. E no! Qui casca l’asino. Viviamo nell’epoca del continuo offendersi (tema del libro) e dei continui malintesi. Se dico che la Soncini è acuta e intelligente non vuole dire che anche altre donne non lo siano. E poi faccio presente che anche ‘persona’ è di genere femminile, che volete la lingua italiana preserva le identità.
È proprio questa la contraddizione di questa parte della sinistra, abolire le identità: femminile/maschile, di etnia, di sesso. Fare di tutti degli omologati è un’operazione che uccide la cultura che ha un perenne bisogno di contaminazione. Il negro più del nero ha una sua identità, è portatore di negritudine, ha dignità e cultura diversa dalla mia ed io ho bisogno di conoscere i suoi percorsi (siano afro o americani, siano il jazz, il blues, i loro romanzi, la loro pittura, arte, il loro modo di vivere). La femminilità ha una sua storia e una sua psicologia oltre che una sua biologia ben diversa dal mio essere maschio eppure la complementarietà ci necessita per vivere e formarci, e così via dicendo, e questo non toglie nulla a chi fa scelte diverse sulla sessualità e sull’apparire ed essere.
Una volta, una mia allieva nera, negra, come Cristo volete, mi disse: “Bisogna chiamare gatto il gatto”. Bene, io credo che il segreto sia tutto lì. Il libro… comunque la pensiate, compratelo e leggetelo!!!
Nicola Guarino
P.S.: E poi a pensarci bene il gatto non posso dire che sia semplicemente un animale, un gatto è un gatto, ha la sua poesia, la sua andatura, le sue strategie di corteggiamento, la sua intelligenza e non posso preoccuparmi che si offenda il rinoceronte, che ha altro stile, è più potente, è grosso, fa più prosa. Se io voglio dire che sui tetti passeggia un gatto, non posso dire semplicemente un animale solo perché sennò si offendono le altre creature del creato. Sul tetto c’è un gatto e non voglio che qualcuno creda che ci sia un rinoceronte. Vi pare?
Buongiorno.
A proposito dell’articolo di Nicola Guarino sul libro della Soncini: il nome dell’assassino di Samuel Paty è conosciuto: si tratta di Abdoullakh Anzoroz, cittadino russo di origine cecena, che è stato ucciso dai poliziotti intervenuti subito dopo il decesso di Samuel Paty.
Cordiali saluti.
Grazie per questo promemoria. Devo dire che non si è sentito molto il suo nome o se l’ho sentito non me lo sono ricordato.
Menomale che lei ci abbia gentilmente fornito questo nome.
Grazie e Arrivederci
Nicola Guarino