L’annuncio dell’ultimo libro di Stephen King, If it bleeds (Se scorre il sangue, nell’edizione italiana, in uscita in ritardo per via del blocco dell’editrice Sperling), sembra particolarmente lieve tra gli orrori che viviamo da qualche mese.
Erede della grande letteratura degli orrori ed in particolar modo di Howard P. Lovecraft (1890-1937), scrittore, poeta e critico statunitense, considerato genio dell’horror cosmico, King non immaginava di poter essere superato dalla realtà.
In effetti oggi sono particolarmente attuali le due massime della letteratura di Lovecraft: la paura come la costante più profonda che muove le azioni umane e la presenza dell’impossibile, perché il possibile è vietato e poco originale. Ciò che sembrava impossibile si è verificato e la paura più profonda ci attanaglia.
Tutto è deformato, tutto ci appare diverso. A partire dalle mascherine sembra che il volto sia stato cancellato.
Confesso che non mi muovo di casa per non assistere a questo spettacolo di volti senza volto che ormai popolano le nostre vie. Richiamano appunto i mostri metafisici di Lovecraft, perchè non appaiono solo innaturali, ma metafisici appunto, surreali.
Non c’era nulla di simile nel racconto della peste manzoniana: cumuli di cadaveri, la superstizione, don Ferrante che muore come un eroe del Metastasio, prendendosela con le stelle, ma non mostri per le vie.
Neppure nell’Inferno dantesco c’era nulla di simile. Il contrappasso era regolato da forme naturali. Le piante piangevano e spillavano sangue insieme alle parole nel canto dei suicidi di Pier delle Vigne, Francesca è rapita dal vento, dalla tempesta infernale, ma c’è come una presenza naturale.
Qui tutto è stravolto come le piazze deserte.
Terribile: la terra senza l’uomo di cui parlava Leopardi, il silenzio che avvolge ogni cosa!
In un attimo le piazze sorte per l’aggregazione si rivelano vuote e desolate.
In un attimo gli stadi vocianti appaiono inutili, in un attimo cancellata la civiltà di massa, quella che José Ortega y Gasset, filosofo e sociologo spagnolo, aveva, negli anni trenta del Novecento, annunciata visibile e trionfante.
Un libro aveva annunciato il medioevo prossimo venturo intorno agli anni Ottanta del secolo scorso. Si era detto letteratura apocalittica, fantastoria. Siamo ora ben oltre il Medioevo.
È un orrore che alimenta una nuova paura non semplicemente quella della morte, qualcosa che riguarda ciò che è invisibile, incomprensibile e che sembra ineluttabile.
Invano si son cercati antidoti con concerti e battimani dai balconi e dalle terrazze, invano!
Niente sarà come prima, finché la nuova civiltà apparirà.
Non quella tecnologica a distanza, ma la civiltà dell’oltre, annunciata da Nietzsche, quella in cui il nuovo farà apparire comico il vecchio e finalmente di nuovo, come è accaduto nel Rinascimento rispetto al Medioevo, l’uomo si sentirà artefice del proprio destino.
Sì, tornando al primo detto, King, appare quasi ingenuo nelle sue creazioni dell’orrore.
Ma la speranza di ciò che è a venire ci può ancora sorreggere.
Carmelina Sicari