L’amara storia coniugale di Albert Einstein e Milena Maric, matematica e fisica serba, ora divenuta dramma al Teatro San Giorgio di Udine. Un amore in cui tutto “fu relativo” e con lati oscuri. Uno spettacolo ideato e creato dagli artisti Ksenija Martinovic e Federico Bellini, interpretato assieme all’attore e danzatore Mattia Cason. In estate (4-21 giugno 2020) il dramma sarà al Festival delle Colline torinesi e non mancherà di sorprendere.
Alla fine c’era pure lui, il grande scienziato, il più grande del XX secolo, tra coloro che hanno fallito con la famiglia. La sua storia familiare è sommersa, poco conosciuta, quasi scomparsa tra la congerie dei suoi articoli scientifici eclatanti e sorprendenti ed altri numerosi suoi scritti che riguardano la sua leggenda, ma a leggerla rattrista per la condizione della sua donna, scienziata serba, che aveva scelto di stargli a fianco, la solitudine ed il dolore che essa deve aver patito nella sua vita, di fronte al marito che l’ha tradita e ha raccolto a piene mani, senza di lei, tributi di onori e riconoscimenti fino al premio Nobel. Le umiliazioni subite e infine il suo disconoscimento furono l’epilogo della sua vita che si chiuse nel 1948.
Eppure gli inizi di quest’amore erano stati promettenti: lei di rara intelligenza, compagna di studi universitari e prima donna ammessa nella Facoltà di Matematica e Scienza nel prestigioso Politecnico di Zurigo, studentessa meritevole di pieni voti, nel tempo in cui le donne erano disdegnate ed ammesse solo come uditrici, destinata, nel prosieguo, a mantenere i figli con le sue lezioni private, lui trionfante e vincente. Si sposano nel 1903 e lei non riesce a laurearsi perché in gravidanza.
Il loro epistolario d’amore: cinquantaquattro lettere, in cui discutono pure di questioni scientifiche e di altre argomentazioni che stavano loro a cuore, fu pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1993: A. Einstein, Lettere d’amore 1897-1903 (pp 171) in cui lo scienziato innamorato così le scrive nel 1900: Sono talmente fortunato ad averti trovata, una persona che mi sta alla pari, forte e indipendente quanto me!
Però Mileva incontra l’ostilità della famiglia ebraica di lui, specialmente della madre Pauline Koch. I due si scambiano sogni, progetti, speranze come se il loro rapporto dovesse durare sempre, come succede in questi casi. Nascono due figli, tra cui Eduard che più tardi soffrirà di crisi isteriche, in preda alla schizofrenia.
Nel 1905 Eistein pubblica quattro articoli fondamentali che attirano l’attenzione del mondo scientifico, i principi fondativi della Fisica moderna: Annalen der Physik, ed è trionfante e vincente per la sua teoria della relatività, pubblicata nel 1916.
Però ben presto tra i due coniugi il matrimonio entrerà in crisi, tanto che egli, nel 1914, scrive una missiva pubblica (edita dal “New York Times” nel 1996: Dark Side of Einstein emerges in his letters) nella quale stabilisce le condizioni per cui è disposto a continuare il matrimonio: cieca obbedienza della moglie, nessuna intimità e neppure vita in comune se non nelle ricorrenze imposte.
Ogni cosa che Einstein farà d’ora innanzi è pubblica e non nascosta nel privato. Il matrimonio naufraga definitivamente, quando si sa della nascita della figlia illegittima Liersel, nel gennaio del 1902, avuta dalla cugina Elsa Lowenthal, nella casa dei genitori di lei, a Novi Sad. Mileva chiede il divorzio, ponendo anche lei delle condizioni: che Einstein metta per iscritto il suo tradimento e che s’impegni a destinare l’ammontare del premio Nobel, nel caso l’avesse avuto (avverrà due anni dopo), ai figli. Lo ottiene nel 1919.
Milena restò per sempre in Svizzera, mentre Albert, nel 1940 emigrò negli Stati Uniti e divenne cittadino americano, per sfuggire alle insidie di Hitler, sempre spiato e sospettato dalla FBI che raccolse su di lui un fascicolo di 1800 pagine. Ma fu invece sempre amante del pacifismo e sostenitore dei diritti umani civili. Morì nel 1955.
Ora, scritta da Ksenija Martinovic, artista della Serbia, diplomata presso la Civica Accademia d’Arte drammatica Nico Pepe di Udine, è andata in scena questa storia: Mileva, in collaborazione con il drammaturgo Federico Bellini, dal 6 al 9 Febbraio al Teatro San Giorgio di Udine, cui è seguito un convegno, liberamente aperto al pubblico, con ulteriori riflessioni presso la Sala Pasolini del Palamostre.
Questo spettacolo ha contribuito a rendere più chiari i rapporti sentimentali del grande scienziato e soprattutto a mettere in evidenza la vita di lei, Mileva, finora considerata appena un’ombra, quasi d’impedimento alla grandezza di lui. “Quello che mi interessava di questo personaggio – ha detto Ksenija Martinociv – non era tanto farne un racconto biografico, quanto indagare, anche con un occhio attento all’oggi, la condizione et il ruolo di une donna in un contesto (quello scientifico) in cui a essere in primo piano sono sempre gli uomini, un rapporto sempre di sudditanza e anche di solitudine, un’evidente discriminazione di genere”…
Gae Sicari Ruffo
Foto dell’articolo e del logo: Daniele Fona