Salutiamo l’estate che sta finendo e le vacanze con un breve e sensibile racconto della nostra Maria Cristina Nascosi Sandri. Un modo evocativo per ricordare i bei giorni passati e la realtà che ci è davanti con tutte le sue inquietudini.
La precedevano, nella fila lunga di persone che aspettava di fare il proprio biglietto nella stazione più che mai gremita, quel fine settimana di giugno della Bassa, già molto afoso.
Erano due ragazzini nomadi, sicuramente fratellini.
Gli occhi, di un insolito taglio, tradivano, nella indubbia somiglianza, quella parentela. Anche il loro modo di gesticolare, di muoversi. Era lo stesso. Anni di frequentazione, secoli di DNA in…comune.
Uno aveva in mano una bella tromba di ottone, da cui ogni tanto estraeva suoni stentorei ed allegri, quasi bimbi essi stessi: l’attesa, si sa, stanca, specie i ragazzi.
L’altro, più grandicello, teneva in una mano il flauto e nell’altra i soldi per fare i biglietti.
Se li ritrovò, una manciata di minuti più tardi, sul suo stesso treno.
Insieme iniziarono a chiedere l’elemosina.
Due paia di occhioni che guardavano con tutta l’innocenza del mondo e l’intelligente malizia di chi conosce la fatica del vivere, dritto negli occhi degli estranei passeggeri, improvvisati interlocutori, chiedendo, per ottenere, qualche spicciolo.
La raccolta non fu di certo fruttuosa: era sabato, la gente distratta ed un po’ sonnolenta, aveva già la mente, se non il corpo che vi si stava recando, in vacanza.
I problemi altrui, pur se bimbi, in quei momenti, erano come rimossi, dimenticati, umanità divise, settoriali, forse un po’ razziste.
Lei continuò a seguirli con lo sguardo per un altro po’, nelle loro peregrinazioni da vagone a vagone, da uno scompartimento all’altro.
Poi anche lei si distrasse, pensò al breve periodo di riposo che l’attendeva, si rilassò.
Una specie di piacevole dormiveglia la colse: sognava, ad occhi aperti.
Era su di una spiaggia bellissima: sabbia bianca fine, sembrava un pezzo di costa bretone, una terra da lei molto amata.
Il mare era di tonalità digradanti, dal verdeazzurro dell’acquamarina al blu cobalto, laggiù in fondo: sembrava l’oceano, che nella sua vastità permette spazi alla mente ed al cuore.
Lei era distesa – così si vedeva almeno – mentre il sole accarezzava la sua pelle.
Finalmente era in pace, con sé e col mondo: un sollievo interiore la pervadeva tutta.
Una musica lontana accompagnava piacevolmente il tutto.
Era una melodia che le risvegliava antichi ricordi, forse cose successe ad altri, altrove, alcuni secoli prima…
Un botto la fece risvegliare, di soprassalto: le era caduto il libro che stava leggendo e ciò le aveva fatto riprendere coscienza, in un attimo.
Ma la musica ora la sentiva vicino, distintamente. Andò con la mente ai bimbi.
Dov’erano? Poi capì. Quella musica…
Si erano stancati di chiedere un’inutile quanto, per quel giorno, almeno, inottenibile elemosina.
Ma la loro capacità di ripresa e di adattamento era, come al solito, prevalsa, per fortuna.
Si erano seduti, negli ultimi posti in fondo al suo scompartimento, a pochi passi da lei ed avevano improvvisato un concertino di tromba e flauto.
E ridevano, nelle pause, ridevano come solo i bimbi sanno fare, nella loro freschezza.
Se la ridevano di se stessi, del mondo, di tutti: in fondo erano vivi e la vita stava appena cominciando, per loro…
Maria Cristina Nascosi Sandri