2018 – Fotografie dell’anno di un paese incattivito.

A vedere l’anno che sta finendo in poche ed indicative fotografie si capisce meglio quello che il Censis ci ha detto, dopo i suoi rilievi annuali, sullo stato dell’Italia. Un paese spaccato, lacerato, lamentoso, rancoroso, sostanzialmente incattivito. Per questo nella letterina a Babbo Natale non ci resta che chiedere di renderci tutti un po’ più bambini, un po’ meno chiusi in se stessi, un po’ più affettuosi e gentili verso di noi e verso il prossimo, indipendentemente dal suo colore di pelle. Di tenerci cara la democrazia che non è quella della strada, quella è anarchia, ma la sola che abbiamo e che è sancita dalla nostra Costituzione. Perché democrazia è molte cose comprese tra libertà e responsabilità, due concetti a cui gli italiani dovrebbero avere più cura. A guardare le fotofrafie di quest’anno che muore, si capisce che è troppo facile prendersela con la politica e i politici, spesso quello che non va siamo proprio noi.

Partirei dalla foto la più emblematica del momento, a Gela, in Sicilia, dove in una scuola per uno spettacolo natalizio di bimbi i genitori e le mamme non hanno trovato di meglio da fare che picchiarsi, in una indecorosa rissa, per la conquista dei migliori posti per le foto da fare ai loro carucci.

Poco prima, a Milano, il ministro degli interni, Matteo Salvini, si faceva fotografare in cordialità alla festa degli ultras del Milan, di cui è inmarcescibile tifoso, con il loro capo, una testa rasata, soprannominato il Toro, un pluripregiudicato, italiano doc, noto spacciatore di droga, il tutto senza imbarazzi. Come dire che lo spacciatore va sì “eliminato”, ma solo se nero o straniero.

Salvini e Lucci Capo ultras del Milan

Mi viene in mente, a proposito di neri, le foto di un’estate segnata da tiratori estemporanei che sparavano a lavoratori di colore ed impallinandoli si giustificavano, figurarsi, dicendo che in realtà volevano sparare ad un piccione che era nei pressi, il tutto tra i sorrisi di scherno che molti hanno espresso sui social, vere fucine di odio.

Abbiamo assistito, nostro malgrado, a Di Maio e i suoi che, nella eterna querelle sulla manovra economica e l’Europa, avevano festeggiato lo sforamento del debito al 2,4% con un’esibizione al balcone del palazzo Chigi, scene d’altri tempi, quando il duce non si chiamava Giggino ma Benito, accolti dal chiasso di un’improvvisata folla giù ad acclamare il condottiero che spezzava le reni all’Europa, salvo poi, dopo quattro mesi di chiacchiere ed annunci che destabilizzavano i mercati con un sali e scendi continuo in borsa, con uno spread sempre più febbrile e nella prospettiva di procedimento di infrazione avviato dalla Commissione Europea, ritornare a più miti pretese e scendere dal balcone con un più ragionevole 2% che si poteva far ben prima senza farci buttare inutilmente tanti soldi, ma le promesse, ora giurano, saranno mantenute anche se i conti con 7 miliardi in meno davvero non tornano.

Foto di femminicidi. Una donna muore in Italia ogni tre giorni, spesso nell’indifferenza dei media, in alcuni casi dopo aver chiesto aiuto alla polizia o nell’estremo pericolo finanche a passanti, che sono sfilati indifferenti lasciandole nelle mani di compagni, mariti, fidanzati, aguzzini quasi sempre italiani. E poi si dice che il vero pericolo per la sicurezza di tutti sono gli stranieri. Il peggio è che molti di noi ci credono.

Finiamo con i genitori, come abbiamo iniziato. Sempre più frequenti i casi di genitori, quando non sono gli stessi figli, che aggrediscono insegnati e professori a scuola spesso perché si è “osato” rimproverare i loro pupilli, ma ci sono stati finanche casi di allenatori di giovanili di calcio aggrediti, sempre da genitori, con pugni e calci perché avevano messo in panchina i loro figli. E dire che un tempo a scuola se ci si comportava male si prendevano schiaffi dagli insegnanti e a casa non si raccontava nulla, per evitare di prendere il resto proprio dai genitori.

Il Censis l’ha detto, siamo cosi: incattiviti, invidiosi, rancorosi, pieni di pregiudizi, diffidenti verso tutti, specie gli esperti, superstiziosi e fondamentalmente irresponsabili, ignorantiti dalla scarsa lettura, disinformati, ci lamentiamo di ogni cosa, dimenticando spesso i nostri doveri proprio verso la comunità, crediamo solo ai social e quindi alle bufale. A sentire questi lamenti non sembriamo, come siamo, una delle principali potenze economiche del mondo, mi chiedo quanto allora dovrebbero lamentarsi in Etiopia o nel Ciad. Per noi la politica è un nemico da abbattere, senza capire che la politica siamo proprio noi cittadini che dovremmo imparare, una buona volta uscendo dal nostro cupo egoismo individualista, il senso del vivere insieme, la cura dell’ambiente e di una società che non sappiamo più rispettare. In fondo la nostra politica ci somiglia e così abbiamo un governo arruffone, gradasso, irresponsabile, ineducato, improvvisato, che punisce la solidarietà come a Riace, altra fotografia, che incita all’odio, che premia la delazione, come nel decreto corruzione, un governo privo di cultura. E’ cosi! La politica la scegliamo noi, evviva la democrazia!

Chiediamoci ora che arrivano le feste se non dovessimo essere proprio noi a ritrovare quei valori che uniscono una comunità e che la rendono più accogliente e positiva a prescindere dalle proprie convinzioni personali e politiche.

Sereno Natale e Buon anno a tutti, ne abbiamo davvero bisogno.

Permettetemi un post scriptum, un’ultima foto, un segno di luce in tanto grigiore. La foto della camera ardente dove, visitato da tutto Trento, la sua città, c’è la salma del giovane Antonio Megalizzi, il giovane giornalista universitario, ucciso nell’attentato ai mercatini di Strasburgo. Il feretro è avvolto dal tricolore e dalla bandiera europea. Antonio amava e raccontava l’Europa e l’Europa è il futuro dei giovani. Sia il suo sogno per loro un esempio.

Veleno

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