Il filosofo ed economista Hervé Juvin ha recentemente pubblicato presso Gallimard un libro molto interessante ed attuale sul desiderio (Le gouvernement du désir).
In un convegno dell’associazione Nuovo Umanesimo si è trattato di un argomento desueto e particolarmente ostico ai nostri giorni, la coscienza. Vien fatto di obiettare alla sola pronuncia del termine: -Ma che cos’è costei?- tanto è lontana l’eco di siffatta problematica considerata ottocentesca, romantica e comunque sorpassata dalla cosiddetta post verità.
A trattare il tema il costituzionalista Antonino Spadaro, professore all’università Mediterranea e Direttore dell’Istituto di Studi politici “Mons. Antonio Lanza” di Reggio Calabria.
Il convegno sembra rispondere proprio all’intenso dibattito sulla post verità ed anche a quello più recente animato dal filosofo francese Juvin sul desiderio e sulla sua definitiva metamorfosi.
La post verità come tutti i post, i fatti epigonali, indica la fine della ricerca della verità sul piano gnoseologico della conoscenza ma anche su quello ontologico dell’essere, e il trionfo dell’opposto dell’unica verità ossia che esistono tante verità. Il relativismo in una parola.
Il desiderio che è al centro della riflessione di Juvin si riferisce soprattutto alla formazione. I codici specie orientali dicevano che modificando l’oggetto del desiderio si puo’ raggiungere se non la felicità almeno la pace, l’accordo con se stessi e con il mondo. Bisognava mutare l’oggetto del desiderio. Ma esso è infinito e l’oggetto sostituito spesso nella modernità è il denaro. L’avidità mista alla violenza ne è la conseguenza immediata.
La conclusione però appare generica. Occorre tornare al sentimento della collettività per uscire dalla crisi.
Nella conferenza di Reggio si sosteneva che bisogna rifondare la coscienza come luogo della verità. La coscienza diceva Pirandello è divenuta una piazza colma di voci. La sua profezia ci sembra straordinaria dato che i mass media hanno uno spazio dove impazzano le voci, che viene ufficialmente definito la piazza ossia un non luogo. Nella piazza corrono non verità ma giudizi offensivi, violenti, insulti. La piazza non è il luogo della verità ma della violenza, dove domina l’Es direbbe Freud, puro istinto di dominio e di lotta dell’uomo contro l’uomo.
Ristabilire il primato della coscienza significa scoprire la verità che diceva S.Agostino habitat in interiore hominis. Significa ristabilire la relazione con il prossimo, con chi ci sta vicino.
Diceva il sociologo Simmel che proprio il denaro è causa della fascinazione di ciò che è lontano e della perdita di ciò che è vicino. Non genericamente gli altri ma il prossimo è ciò che è vicino.
Ha ragione Juvin quando afferma che le liberazioni avvenute attraverso la soddisfazione del desiderio sono fittizie perchè il desiderio è senza confini. La coscienza è il luogo della differenza tra il bene e il male. È dunque una reale risorsa per uscire dalla crisi perchè essa sola puo’ inventare nuove frontiere di sviluppo e vincere la corruzione.
La coscienza è anche il luogo dell’unità. In questi decenni ultimi la psicanalisi ha a lungo discusso dell’io diviso. L’io diviso è la scissione tra ciò che si pensa, ciò che si desidera e ciò ancora che si dice. Ritrovare l’unità significa uscire dalla follia.
Una strana concordanza tra un filosofo francese ed un dibattito filosofico attuale.
Carmelina Sicari
LINK:
Juvin: «Siamo schiavi del desiderio infinito» (Avvenire.it)