Un incontro molto particolare tra due personalità straordinarie.
Nel contesto della Cripta di San Sepolcro, a Milano, si può vedere su grande schermo fino al 15 settembre Lo sguardo di Michelangelo, il cortometraggio realizzato nel 2004 (tre anni prima della sua morte) dal grande regista ferrarese Michelangelo Antonioni in collaborazione con la moglie Enrica Fico, attorno alla maestosa scultura del Mosè di Michelangelo Buonarroti. La mostra-installazione, in uno dei luoghi più suggestivi e visitati della città meneghina, prosegue sulla scia della mostra dedicata a Bill Viola ed è curata da Giuseppe Frangi, prodotta da MilanoCard e Casa Testori, e promossa dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
La Cripta ha riaperto nel marzo 2016, dopo 50 anni di chiusura ed il contributo dei 70mila visitatori, sommato ai fondi stanziati dal Mibact, ha permesso di dare il via ai lavori di restauro che consentiranno di apportare le necessarie operazioni di conservazione e manutenzione.
« La possibilità di assistere al cortometraggio di Michelangelo Antonioni sul Mosè di Michelangelo Buonarroti, offerta ai visitatori della Chiesa inferiore del Santo Sepolcro, diviene una rilevante occasione per riflettere in actu exercito, ovvero nella concretezza dell’azione compiuta, sulla centralità dello sguardo » – spiega Mons. Francesco Braschi, Dottore della Biblioteca Ambrosiana.
Lo sguardo è quello del maestro della cinematografia che, attraversando la penombra della chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, rimane improvvisamente immobile, come sopraffatto di fronte alla statua di Mosè, opera capitale di Michelangelo Buonarroti. La scultura, databile tra il 1513 e il 1515 e originariamente concepita per il complesso della Tomba di Papa Giulio II, rappresenta l’espressione più alta della spiritualità del marmo, capace di trasmettere all’osservatore tutta la bellezza che l’artista gli ha infuso, immutata a tutt’oggi.
Nel film regna il silenzio assoluto. Il volto di Antonioni – nonostante un ictus gli avesse tolto l’uso della parola e delle gambe – è espressivo, malinconico; i suoi occhi s’incrociano con quelli di Mosè in un tacito dialogo sull’immortalità della bellezza dell’arte. Mentre le scarne mani accarezzano le pieghe della candida tunica.
Due sguardi, due grandi vite simboliche che meditano l’una ‘guardando’ l’altra sulla metafora dell’esistenza che scorre ma che rende comunque alcuni, come Michelangelo Antonioni per la ‘sua’ unica Settima Arte od il Buonarroti, con la sua propria, due ‘eternità’ autentiche, imprescindibili, forse solo un tantino incomprensibili al common reader / il visivo fruitore che intuirà, almeno, in tanta grandezza, il destino dell’umanità, il proprio.
Il percorso espositivo è arricchito da alcuni ritratti fotografici del Mosè realizzati da Aurelio Amendola.
Maria Cristina Nascosi Sandri
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