Rivoluzionario, liberale, campione di laicità, provocatore, scandaloso, apostolo della non violenza, pacifista, padre dei diritti civili, sono molti e tanti altri ancora i modi per definire Marco Pannella, colui che con il suo partito porto’ la lotta radicale in Italia.
Erano i tempi della prima repubblica, ma Pannella è stato la coscienza pulsante del nostro paese attraversandone fino ad oggi la storia, sempre con lotte difficili, apparentemente sempre troppo avanti nei tempi. Ma le sue parole e il suo esempio hanno contribuito a cambiare la nostra società, il suo modo di essere e di pensare.
Come nella battaglia per il divorzio e poi per l’aborto, passi decisivi nella modernizzazione del paese, come nella lotta contro le censure e contro il perbenismo che provocatoriamente lo porto’ a candidare per il parlamento la porno star Ilona Staller.
Il suo esempio, i suoi scioperi della fame mettevano in crisi quello che lui per primo chiamo’ “partitocrazia”, contrastando tenacemente un’informazione serva del potere e dei partiti che con quella riforma radiotelevisiva, i cui effetti sono presenti ancora oggi, porto’ alla logica spartitoria delle lottizzazioni. Anche per questo contribui’ alla nascita e alla fortuna di radio radicale, ancora oggi esempio d’informazione obbiettiva, libera e completa.
Nasce liberale, ma quando ormai il partito liberale sembrava prono alle logiche stantie della spartizione del potere usci’ dal partito, dando vita con Bonino ed altri al partito radicale (la rosa stretta nel pugno).
Da li le tante lotte civili e di civiltà, affianco al FUORI e al movimento omosessuale per diritti uguali per tutti, la lotta alla partitocrazia con il referendum vittorioso contro il finanziamento pubblico ai partiti e per la responsabilizzazione dei poteri della società, con un altro referendum vittorioso (ahimè ancora una volta la storia dirà vanamente) per la responsabilità civile dei magistrati. La lotta per la liberalizzazione delle droghe leggere, con gesti clamorosi come la distribuzione in piazza di haschisch e marijuana (finendo per questo arrestato), oppure nel caso dell’Englaro per la battaglia per l’eutanasia o per la ricerca genetica che porto’, anche grazie a lui, alla costituzione dell’associazione Luca Coscioni.
Una visione anche umana del mondo con la sua battaglia radicale, affiancato da Emma Bonino, per l’abolizione della pena di morte nel mondo ed in Italia per l’abolizione della pena dell’ergastolo e poi ancora per l’amnistia ed indulto per ridurre il sovraffollamento carcerario che ci è costato già condanne in sede europee. A questo proposito è bene ricordare che Pannella fu un europeista convinto, anche se molto critico verso l’attuale gestione del governo europeo.
Avversario tenace del clericalismo, con cui ingaggio’ tra le tante, la durissima battaglia referendaria in difesa della legge sul divorzio (la Fortuna/Baslini) e poi come ricordato per l’aborto in difesa del valore della maternità consapevole, sostenitore dell’abolizione dei manicomi, combattente contro ogni omologazione, tenace oppositore sia dei democristiani che dei comunisti, si fece interprete di tutte le battaglie per la liberazione culturale del paese, in difesa di quei valori di libertà e di solidarietà, sempre con uno sguardo che andava oltre i suoi tempi.
Come fu nel caso del sequestro Moro, dove fu tra i pochi e sicuramente il più tenace assertore della trattativa con le Brigate Rosse, pur di salvare una vita e nella consapevolezza per lui, che questo non sarebbe stato un cedimento dello Stato al terrorismo.
Sempre in controtendenza, spesso spiazzante, certamente un grandissimo comunicatore. Fu colui che per primo ha stravolto i canoni espressivi della politica in TV, rompendo le liturgie di quelle che furono le tribune politiche, denunciando la mancanza di verità e la censura di una televisione incapace di rappresentare la realtà del paese, non rinunciando anche a scelte clamorose come quella di presentarsi in video legato ed imbavagliato con un cartello in cui si denunciavano le censure di una TV asservita al potere della partitocrazia. Ma fu critico anche verso le TV berlusconiane e quindi dell’attuale modello del servizio pubblico troppo tesi alla spettacolarizzazione e poco interessati alla concreta realtà delle cose.
Forte della sua ideologia pacifista, ghandiana e non violenta, non rinuncio’ mai alla crudezza della sua dialettica, restano nella memoria di tutti i proverbiali confronti durissimi ma mai volgari avuti con i suoi più tenaci interlocutori. Tuttavia non fu mai un ideologizzato, anche in tal senso le sue occasionali alleanze per tema con la destra e la sinistra finirono per suscitare nell’establishment italiano numerose critiche e riprovazioni. Inevitabilmente il suo fu sempre un partito di avanguardia, non asservito al compromesso, mai di massa, pur raccogliendo di fatto per la sua vita di coerenza a valori ed idee di libertà, la stima e finanche l’affetto di tantissimi cittadini ed anche di esponenti di partiti di opposto orientamento politico.
Con il suo carisma e le sue capacità di pensiero e di dialettica avrebbe potuto ottenere molto per la sua personale carriera, ma tutto questo non gli apparteneva, accontentandosi di vivere in una mansarda di due stanze, sia pure al centro di Roma, per non rinunciare alla libertà di essere.
Una mansarda in cui ha vissuto fino a ieri quando ormai stanco nel fisico, ma mai nello spirito, sfibrato da una vita di scioperi della fame e della sete, è stato costretto al ricovero in un ospedale romano, dove oggi e con il rimpianto di tutti (amici ed avversari) ci ha lasciati.
Il capo del governo, Matteo Renzi, nel ricordarlo ha parlato della perdita di un vero leone della libertà, di un uomo la cui biografia politica (ed io aggiungo culturale) ha attraversato negli ultimi cinquant’anni la nostra storia, contribuendo al risveglio delle coscienze e alla modernizzazione del Paese.
Nicola Guarino