Siamo al duecentesimo anniversario della nascità del grande pensatore tedesco, che è stato all’origine del comunismo. Marx ha avuto un grande peso nel ventesimo secolo, in particolare in Italia dove si affermò il più forte partito comunista dell’occidente. Dal Capitale ad oggi si sono avute numerose evoluzioni che sembrano portare il tema della diseguaglianza al più generale confronto odierno tra società chiuse e società aperte.
Parliamo di Marx anzi di Lenin anzi di Malaparte.
Mi ha sempre colpito una frase della grande scrittrice Natalia Gingsburg. Diceva che quando le hanno spiegato che il socialismo era una dottrina secondo cui tutti gli uomini sono uguali, sentì che non poteva non dirsi socialista.
Si parva cum panis comparare possumus, allo stesso modo io quando sentii perchè Marx riteneva che il profitto fosse un furto, conclusi che non potevo non dirmi marxista.
Infatti la teoria del plus valore analizza la progressione matematica con cui il capitalista dopo avere ammortizzato i costi, compresa la forza lavoro, accumula il profitto senza ridistribuirlo né reinvestirlo e percio’ commette un furto.
Eppure non furono queste due idee a determinare la rivoluzione d’ottobre. Furono le interpretazioni, quella di Lenin innanzitutto a produrre i cambiamenti. Lenin rispetto a Marx organizza un metodo ed un modello nuovo. La sua parola-chiave non è uguaglianza né furto, è unità. Organizza nei Soviet l’unità dei contadini, i mugik e gli operai.
Gli intelettuali si aggiungono alla forza di base.
Il buon uomo di Lenin, dice Curzio Malaparte.
La singolare attualità di Curzio Malaparte sta nella sua ammirazione della Russia.
Uomo di destra e come tale osannato, Malaparte ammirò a tal punto la Russia da dedicarle un volume Io e La Russia edito da Vallecchi e riproposto poi da Adelphi che sottolinea questa “stranezza”.
Negli anni trenta, gli intellettuali francesi tra cui Sartre giunti in Russia a cogliere il sole dell’avvenire, vi trovarono Stalin rimanendone sconvolti. Malaparte negli stessi anni parlò con entusiasmo della Russia.
Anch’io negli anni 80 andai in Russia e vi trovai Brejnev.
Chiusura massima.
Perchè la differenza sta proprio qui nella società aperta o chiusa. Studenti-guide che in realtà erano funzionari addetti alla vigilanza. Ma soprattutto il trionfo della disuguaglianza.
Si erano organizzati tra uguali e più uguali.
Popper ne La società aperta ed i suoi nemici ha individuato una serie di elementi antropologici e sociali, culturali e psicologici che determinano la società chiusa ma certo non ha visto che la disuguaglianza è alla base di essa.
Il filosofo Picchetti ne ha tracciato la morfologia. La distribuzione coatta dei beni non riguarda l’intera società. C’è qualche eccezione.
La nostalgia della società chiusa e della diseguaglianza continua da Malparte in poi fino ai nostri giorni.
L’impressione di immobilità attira i laudatores societatis clausae. Malinconiche le lunghe file agli aeroporti agli spacci, ma questo ha come contraltare per essi il silenzio, quello che viene definito ordine… laddove la vita è caos.
Singolare attualità di Malaparte e dei corsi e ricorsi della storia.
Carmelina Sicari