7 domande. Storia dei magnifici 7 Grand Hotel Belle Époque di Bordighera (Ponente ligure)

B come Bordighera in provincia di Imperia, B come Belle Époque, B come Bessone, l’ingegner Bessone che ci accompagna nella visita di sette Grand Hotel Belle Époque di Bordighera. Sono architetture che celano storie interessanti. Ubicati in Riviera, in prossimità del confine francese, rappresentavano a quel tempo il top della ricettività alberghiera.

Sì perché di Belle Époque si tratta e, al di là dei discorsi di classe, Bordighera, specie d’inverno per la mitezza del clima, era una meta esclusiva per una  ristretta cerchia di nobili-artisti-industriali-imprenditori-militari di fine ’800 /’900, quando il Turismo nascente significava villeggiatura, tempi lunghi, lentezza. Contesse e baronesse influencer, pittori e poeti, imprenditori di start up, alti papaveri militari come attori del cinema: il glamour dell’epoca lì era di scena e tra questi Palace della Riviera si scriveva la Storia.

Se una parola va usata era Cosmopolitismo: Bordighera, una esclusiva città giardino, babele di lingue e di specie botaniche che si incrociano in un elegante salotto en plein air, lussureggiante e profumato, puntinato di grandi hotel. Nobiltà di origine e nobiltà botaniche, specie rare e remote, storie umane di paesi lontani e storie floreali.

C’era un giornale, il Journal de Bordighera, che segnalava le presenze dei Vip nei singoli hotel, per facilitare le relazioni e gli inviti. Era una gara di importanza e rilevanza tra nobiltà, servitù al seguito, mezzi di trasporto, gite in giornata, salotti pomeridiani e serali, tennis e pittura, bridge e bagni di sole invernale. Microclima e microcosmo insieme. Alberi rari che fanno ombra a personaggi dall’albero genealogico irripetibile. Nomi rari di piante,  di uomini e donne, cerchie ristrette, menu francesizzanti e clientela inglesizzante, francesismi e tedeschismi o prussianismi. Tramonti e albe rosseggianti, palme da dattero e kentiae,  cycas e mademoiselle, racchette da tennis e ombrelli da sole, tea time, bridge, storie che nascono e storie che finiscono, acquerelli e giallo dei limoni e profumo di arance. Esperti botanici e capi giardinieri specializzati in alberi dai nomi non facili: Howea, Chamaerops, Washingtonia, Cycas, Phoenix, Ficus Macrophylla, Araucaria bidwillii, Aloe, Echinocactus… Esperti direttori di albergo specializzati anch’essi in alberi… ma genealogici, quelli dei clienti più importanti.
Hôtellerie come sapere locale: brigate di cuochi, camerieri, cameriere ai piani e femmes de chambre, tate e facchini, lavapiatti e concierges, professionisti che arrivavano da ovunque.

Abbiamo cercato di rivivere queste atmosfere con la guida sapiente e ispirata del nostro Virgilio, l’ingegner Giuseppe Bessone che sta a Bordighera come Renzo Piano sta a Genova.
P.s. I profumi li lasciamo a voi – renderli in parole è impossibile

Ecco i magnifici 7 Grand Hotel della Belle Époque di Bordighera  

1-‘Grand Hotel de Bordighera’

Questo ‘Grand Hotel de Bordighera’ era stato costruito nel 1875 dall’Arch. Palmieri, per l’imprenditore svizzero Adolfo Angst il quale, grazie alle disponibilità finanziarie della moglie Elisabetta Widmar, proprietaria tra l’altro a Mentone di molti immobili di pregio, lo aveva subito molto valorizzato. Tuttavia il disastroso terremoto del mattino delle Ceneri del 1887 fece crollare la parte centrale dell’edificio per cui il fattivo Cav. Angst, che aveva già acquistato gli uliveti soprastanti la Via Romana, vi iniziò immediatamente la costruzione del mitico Hotel Angst, abbandonando questo edificio che venne poi ricostruito solo parzialmente nel 1910.
Col nuovo nome di ‘Hotel Bordighera Terminus’ venne acquistato nel 1939 dal direttore tedesco di prestigiosi alberghi europei Francesco Koerner (sempre in comproprietà con la famiglia Angst fino al 1965) che lo valorizzò nuovamente lungo l’asse centrale della città, ora Corso Italia.
L’Hotel subì però durante la seconda Guerra mondiale un pesante bombardamento che ne distrusse l’ingresso e molti ambienti ma venne poi nuovamente rilanciato e gestito sempre brillantemente dalla famiglia Koerner fino alla sua chiusura del 2005. Divenne – soprattutto nel secondo dopoguerra – un punto di riferimento per il festoso raduno degli umoristi del vivacissimo ‘Salone dell’Umorismo’ che si sviluppò dal 1947 in poi e che fece sempre più conoscere Bordighera nel mondo giornalistico e culturale.

2- ‘Grand Hotel du Parc’ 

Più a ponente, con un ampio parco che lambiva la Via Aurelia, il Grand Hotel du Parc è interessante perché turisticamente fu sempre molto attivo ma venne anche lui bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale dalle navi angloamericane cessando quindi ogni sua attività.  Nell’immediato dopoguerra, acquistato dal Comune, vennero restaurati il piano terra ed il primo piano per uso congressuale unitamente al suo Teatro retrostante dove vennero realizzate molte fastose ‘Mostre del Fioreper l’allora importante produzione floricola del ponente. Soprattutto è interessante tale sede in quanto, per la fattiva attività del pittore Balbo e l’amicizia con Jean Cocteau da Mentone, vennero realizzate le quattro ‘Mostre di pittura americana’ dal 1952 al 1957 con il vivace apporto di Peggy Guggenheim che soggiornava per lunghi periodi a Bordighera e dove voleva insediarsi prima di decidere poi per Venezia. Una fotografia di Marc Chagall proprio davanti all’Angst testimonia anche la sua presenza con Cocteau a Bordighera dove veniva attratto dal suo fervore artistico, anche senza mai partecipare direttamente alle quattro Mostre che fecero scalpore per la prima presenza in Europa nel dopoguerra della vivacissima pittura americana tra cui Pollock, Rothko e altri. 

3- ‘Grand Hotel du Cap Ampeglio’ 

Sulla Via Romana, in posizione panoramica verso la Francia, venne costruito nel 1890 circa l’imponente ‘Hotel du Cap Ampeglio’, il secondo dopo l’Angst per fama e capacità ricettiva di quasi duecento camere, con saloni e tutti i sontuosi servizi adeguati alla clientela cosmopolita che lo frequentava. La stessa Regina Margherita di Savoia, veniva nell’albergo prima di riuscire ad acquistare nel maggio del 1914 dalla vedova del Conte di Strathmore – nonno della Regina Elisabetta d’Inghilterra – l’adiacente importante proprietà di Villa Etelinda, costruita da Charles Garnier, dove si fece costruire immediatamente nel parco l’imponente villa/palazzo che divenne la sua residenza ufficiale fino alla propria morte nel 1926.
Come la Villa della Regina, anche l’adiacente Hotel du Cap era frequentato dalla migliore nobiltà europea dell’epoca, dai duchi di Leeds ai principi Schwarzenberg, dalla famiglia imperiale tedesca degli Hohenzollern ai duchi d’Aosta e di Genova che poi di seguito si affezionarono a Bordighera e acquistarono tutti le loro ville in città. Ma tra tutti mi piace ricordare il soggiorno del 1914 nell’Albergo, per le cure termali che si svolgevano nel padiglione retrostante l’edificio, del pittore Jawlensky, che con Kandinsky e Veubel avevano formato l’importante movimento artistico d’avanguardia del ‘Cavaliere Azzurro’ in Germania. Il pittore realizzò oltre venti quadri in questa ‘oasi felice’ di Bordighera che – come per Monet – lo incantò e gli dette impulsi e luci nuove nelle tele con entusiasmanti sensazioni di bellezza prima del suo triste ritorno in patria.

4- ‘Hotel Royal’ 

In asse col centrale Corso Italia, il biancore dell’Hotel Royal dalle due tipiche cupole ha da sempre segnalato per i pescatori il riferimento ottico centrale cittadino contro il verde degli uliveti collinari. Costruito nel primo decennio del novecento, fu un grande albergo di prestigio molto gradito per la sua panoramicità e vicinanza con le passeggiate pedonali collinari. Interessante è stata la sua funzione dal 1945 al 1947 come sede del Comando Alleato, con i funzionari internazionali per l’esecuzione del Trattato di pace postbellica e la definizione dei confini con la Francia. Le due grandi bandiere –italiana e inglese- sventolanti dalle cupole dell’acquarello di Musso ne ricordano la funzione. La pace raggiunta e l’installazione anche di un provvisorio casinò con sala da gioco sancì la ripresa della vita turistica e mondana cittadina.
Oltre che turistica, questo grande albergo ebbe anche due grandi funzioni di ospitalità, la prima durante la prima Guerra Mondiale quando Bordighera – come Mentone per il conflitto lungo la linea francese Maginot,- fu scelta come sede ospedaliera inglese per i propri feriti provenienti con le tradotte dal fronte bellico del Veneto e vennero curati in città da oltre cento tra medici militari e infermieri inglesi. Purtroppo oltre settantuno di essi morirono assieme a dodici prigionieri austriaci e sono tutti insieme sepolti nel commovente Cimitero Militare Inglese dell’Arziglia, da allora sempre amorevolmente conservato dalla Corona inglese.
La seconda ospitalità da ricordare, sempre per tutti i grandi alberghi cittadini, avvenne durante la seconda guerra mondiale quando pochi giorni prima della Dichiarazione di Guerra del giugno del 1940 vennero imbarcati in Libia – ufficialmente per una gioiosa vacanza in Italia – oltre 13’000 bimbi dei coloni italiani. Furono ospitati a Bordighera ma  per i drammatici eventi bellici, si dispersero drammaticamente nel seguito nel Nord Italia e molti senza mai più ricongiungersi con la propria famiglia.

5- ‘Hotel Continental’

Nato come un collegio francese maschile dell’Ordine de l’Assomption quando, con la legge Combes del 7 Luglio 1905, erano state vietate le scuole confessionali in Francia e dal Nizzardo, i collegi francesi erano venuti a riposizionarsi nella nostra zona, attirando le grandi famiglie e attivando un inedito turismo di grande livello e qualità. Soltanto a Bordighera vennero costruiti ben sette Collegi francesi. Erano molto apprezzati dalle grandi famiglie francesi del nizzardo in quanto offrivano cultura, educazione, sport e benessere di alto livello. Tra essi il ‘Continental’, così chiamato nel seguito quando fu acquistato nel primo dopoguerra dalla famiglia Manuel Gismondi e fu trasformato in albergo dal progettista Ing. Rodolfo Winter – il celebre figlio dell’importante botanico Ludovico – che dovette allungare due volte l’edificio verso levante ‘come un treno …un vagone dopo l’altro’… diceva allegramente per aumentarne la capacità ricettiva.

6- ‘Hotel Tennis’

Sito a monte dei campi da gioco del primo Tennis Club dell’Europa continentale datato 1878 (l’anno successivo di Wimbledon !) merita ricordare anche l’Hotel Tennis del 1920 circa, che non era certamente un grande albergo come dimensioni e sfarzo al pari degli altri ma era pregevole per l’armonia architettonica dell’edificio sul progetto sempre dell’Ing. Rodolfo Winter e la sua omogeneità degli arredi dal carattere stilistico anni ’30 conservati quasi intatti fino alla sua ristrutturazione degli anni ’80 del novecento.
Rappresentava la tipicità dell’accoglienza turistica di molti altri alberghi medi cittadini per l’immancabile rigoglioso giardino e la sua piacevolezza ricettiva che incantava la clientela non solo sportiva (tennis, polo, golf ed escursionismo), sempre rigorosamente invernale sino al decollo dell’attività balneare degli anni ’30 del novecento quando la season invernale venne ribaltata con la prevalenza di quella estiva.

7- ‘Hotel Angst’ 

Non si può non parlare del top della ricettività alberghiera dell’epoca, il fastoso Hotel Angst, uno dei più importanti hotel d’élite di tutto il continente, abbandonato poi a lungo a se stesso. Costruito dopo il terremoto del 1887 dallo svizzero Cav. Adolfo Angst venne successivamente ampliato cinque volte ogni due anni fino a raggiungere alla fine dell’ottocento le imponenti dimensioni attuali. L’edificio era inoltre interamente circondato da un giardino botanico di ben 24.000 metri quadrati.
Per la sua costruzione e i successivi ampliamenti, al pari di tutti i grandi alberghi dell’epoca di Sanremo e Ospedaletti, vi lavoravano durante la chiusura estiva oltre 300 operai, e sono documentate le passerelle lignee inclinate sovrapposte dove gli operai salivano portandosi sulle spalle le pietre e i materiali mentre gli altri operai scendevano dall’altra.
Rallentata nel 1935 la sua attività alberghiera per le ‘sanzioni’ delle Nazioni Unite prebelliche e la perdita dei clienti inglesi, col sopraggiungere della guerra (che tanto ha segnato Bordighera come area di confine per i bombardamenti navali e dalla Francia, per le tragiche storie degli esuli ebrei ecc) ha visto spegnere la brillante vita sociale dei suoi clienti invernali provenienti da tutta Europa, da Cirillo di Russia all’imperatrice Federica di Germania che, come figlia prediletta e con lo stesso nome della madre Regina Vittoria d’Inghilterra, la invitò all’Angst. La Regina- che allora soggiornava al ‘Château des Rosiers’ a Mentone – prenotò il palace per tutta la saison 1899/1900. Purtroppo lo scoppio della guerra boera le impedì di venire ma si rammaricò nel suo diario con viva malinconia e pagò oltre sessantamila lire-oro al Cav. Angst per la prenotazione perduta dell’intero albergo.

Ho avuto l’occasione di sentire le intriganti storie della vita dell’albergo che contava quaranta addetti solo per la cucina, quasi un centinaio per gli altri servizi, una ventina tra giardinieri e valletti e i nomi dei clienti affezionati, dai Carnegie di New York a tutta la nobiltà più esclusiva del Gotha europeo. La mia famiglia aveva all’epoca la più importante tipografia della Riviera dove si stampavano per gli inglesi e per Bicknell libri, programmi di eventi culturali e mondani, manuali di floricultura. Degli alberghi – e specie dell’Angst – conservo i pregevoli menu dalle incredibili successione di ricche portate senza fine. Si stampava tra l’altro in inglese anche il famoso settimanale Journal de Bordighera che veniva spedito in tutta Europa, da Berlino a Londra e da Parigi a Bruxelles per la fedele clientela cosmopolita dove, nella prestigiosa ‘Liste des Étrangers’ venivano accuratamente riportati tutti gli ospiti degli alberghi e delle ville, permettendo così la tessitura invernale delle relazioni mondane tra i clienti soggiornanti in città. Altro che la privacy odierna!

E come non ricordare gli affreschi del Nestel nel ‘Salone delle feste’ di levante o le ghirlande di rose del Piana nel ‘Restaurant’ di ponente, diviso dalla ‘Salle à Manger’ dal monumentale camino dove gli inglesi preferivano non incrociarsi con i tedeschi, stante le tensioni internazionali di allora, e poi gli esclusivi galà, le orchestre tzigane e tanto altro. Al piano terreno la biblioteca, la sartoria, il parrucchiere per uomo e signora e poi i due ascensori Stigler Otis all’avanguardia, i bagni privati, l’acqua corrente e il riscaldamento a termosifone, conquiste che correvano con le migliorie tecnologiche e i primati al passo con i più importanti grandi alberghi europei.
E le commesse delle sartorie che sciamavano in città verso gli alberghi con le cappelliere delle clienti, le due sartorie cittadine per smoking da uomo per il loro uso obbligatorio nelle cene negli alberghi e un fischio o due dei portieri per far salire dalla Via Romana all’ingresso le carrozze ad uno o due tiri.

Per concludere 

Il periodo dei grandi alberghi negli uliveti collinari di Bordighera è terminato in quanto la loro stagione invernale, che finiva sempre a S. Ampelio il 14 maggio con i grandi balli di chiusura della season invernale, è stata superata dalla richiesta soprattutto estiva di alberghi della fascia litoranea dove per dimensioni e servizi soltanto le grandi catene alberghiere internazionali riescono a garantire una offerta alberghiera adeguata.

P.S. Grazie! 
Grazie all’Ingegner Giuseppe Bessone, profondo e appassionato conoscitore della Riviera, al di quà e al di là della frontiera. Scorrere il suo curriculum vitae è scoprire le opere ingegneristiche più importanti di Bordighera e del Ponente ligure, in particolare per il recupero edilizio dei Grand Hotel della Belle Époque.

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Eraldo Mussa
Torinese, cresciuto in Liguria al confine con la Francia, forse per questo mi sono sempre sentito un “altro italiano”. Laureato in Lettere, giornalista, rallysta e pubblicitario nella vita professionale. “Se unisco i punti della mia vita, le automobili sono state il mio fil rouge.” Contatto: eralmussa(at)gmail.com

2 Commentaires

  1. Ho letto, con molto interesse, l’articolo su Bordighera, completo e preciso. Ho una serie di cartoline postali d’inizio del ‘900, da e per Farmacia Tassarotti, a Roberto Alther, a Pippo e Dino, anche dalla Svizzera. La farmacia esisterà senz’altro con un nome diverso, Centrale, Internazionale, o altro. Mi interessa tanto, saperne di più. Bello, riscoprire il passato con piccoli documenti d’occasione e grazie a voi, Mussa e Bessone, e alla magnifica Bordighera.

  2. Complimenti per il bell’articolo in collaborazione con l’ing. Bessone (che si conferma preziosa memoria storica dell’architettura e dell’epopea bordigotta). Per chi è interessato a sapere qualcosa in più sul mitico Hotel Angst (Hotel “Angoscia” – trad. dal tedesco- …..che non smette di stupire), allego il link di un mio articolo in PDF, sempre ad approfondimento storico. Anche per me fu una sorpresa imbattermi in certi personaggi al tramonto della Belle Époque. Forse andrebbe opportunamente studiata ed approfondita l’identità e la biografia di tutti i frequentatori/VIP storicamente passati per l’Hotel Angst (disponendo dei registri e della documentazione relativa).
    Cordiali saluti
    Aldo Righetti
    https://independent.academia.edu/AldoRighetti

    ABSTRACT : “Bordighera succursale di Bayreuth? Antisemitismo, anglofobia e germanofilia: l’Europa della Belle Époque prossima alla catastrofe in una lettera di H. S. Chamberlain al Kaiser Guglielmo II dalla Città delle Palme”
    Houston Stewart Chamberlain è stato un pensatore pre-nazista, fautore di un pangermanesimo bellicista di marca antisemita, britannico di nascita ma naturalizzato tedesco (Southsea, 1855 – Bayreuth, 1927), genero di Richard Wagner e come tale alimentatosi nel cenacolo wagneriamo di Bayreuth.
    L’articolo offre una breve ricostruzione storica dell’episodio e del profilo biografico-intellettuale del sulfureo filosofo wagneriano, amante dell’“italienische Riviera” e ospite dell’Angst negli anni della Belle Époque al tramonto e ormai prossima all’“inutile strage” che segnerà la fine di quel mondo che aveva fatto la fortuna e la fama del celebre hotel fondato dal cavalier Adolfo Angst a Bordighera: il deamicisiano “paradiso degli inglesi”, fino allora caratterizzato da un clima cosmopolita di serena convivenza tra italiani e stranieri trapiantati nella Città delle Palme.

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