“Lo straordinario viaggio nella mente di una persona che vede il mondo da un punto di vista diverso da quello comune. Un modo radicale di vivere il pensiero. Nicoletta Bidoia ci accompagna nell’incredibile universo di Luciano.” La nota e già molto apprezzata poetessa Nicoletta Bidoia compila, verso dopo verso, il commovente testamento poetico di Luciano, paziente degli ormai ex ospedali psichiatrici.
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Non ha un abbigliamento vistoso, e i suoi gesti sono sempre misurati. Saluta, ascolta, ringrazia… Attraversa i luoghi che frequenta con educazione che, in tempi devastati da un’arroganza invadente, pare una vera benedizione. Ha una cortesia antica, una gentilezza mai ostentata o svenevole.
– “Buongiorno, Messia, come sta?”
– “Bene”, mi ha risposto oggi con un sorriso radioso. “Ho appena avuto un sintomo di felicità”.
Lo straordinario viaggio nella mente di una persona che vede il mondo da un punto di vista diverso da quello comune. Un modo radicale di vivere il pensiero. Nicoletta Bidoia ci accompagna nell’incredibile universo di Luciano D.
(Da Vivi – Ultime notizie di Luciano D., di Nicoletta Bidoia)
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RECENSIONE
Nicoletta Bidoia, VIVI – ULTIME NOTIZIE DI LUCIANO D., Edizioni LaGru
“Quando mi hanno ricoverato in manicomio avevo venti anni. Sono entrato sano e ne sono uscito convalescente. Gli psichiatri continuano a dire io sono dottore, io sono dottore! e allora? Io, invece, sono eterno.” (pag.14)
È difficile dare una vera definizione formale di questo piccolo capolavoro, primo approccio alla narrativa della poetessa trevigiana Nicoletta Bidoia, già nota per alcune bellissime raccolte apprezzate, fra gli altri, da Alda Merini e Dacia Maraini. Si potrebbe parlare di romanzo breve, diario intimo, dialogo e tutto questo insieme. I protagonisti sono due, l’autrice, che redige questo scritto dagli appunti presi in anni di lavoro, e un paziente della casa di riposo nei cui uffici Nicoletta lavora.
Sembra un quadro di ordinaria quotidianità, prolungata nel tempo, che diventa consuetudine e vicinanza emotiva, una storia di vita comune che assurge alla bellezza dell’arte grazie alla poesia della scrittura che caratterizza anche la Bidoia prosatrice.
Ma c’è qualcosa di nuovo e di diverso: il protagonista offre all’autrice la possibilità di entrare in un mondo inesplorato, misterioso e affascinante, un paziente reale e giustamente protetto dall’anonimato, giunge alla casa di riposo per anziani dopo una vita trascorsa fra manicomi (prima della Basaglia) e cure psichiatriche.
Cure subite già dalla più giovane età, cure brutali e invasive, oltre che controproducenti e inutili allo scopo:
“Quand’ero in manicomio, io facevo l’elettroshock meglio di tutti perché credevo fosse un’anestesia, mentre gli altri si agitavano troppo.” “E dopo?” “Era tutto uguale a prima.”
Il signor Luciano è sopravvissuto fisicamente ma anche, e sopratutto, mentalmente e, nel corso degli anni, si è creato un suo mondo, un vero e proprio sistema teologico-filosofico attraverso il quale osservare la realtà che lo circonda e persino i grandi eventi storici contemporanei, oltre che riguardare il proprio passato con disincantata rassegnazione e senza rancore.
Si tratta di un punto di vista del tutto alieno a quello comune, ma molto più autentico: la fuga della mente dalla consuetudine e dalle regole preordinate ha aperto un nuovo universo alla visione di Luciano e quindi al tentativo di comprensione, di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e cercare di capirlo. Nell’autrice, che conosco come una persona che possiede una gentilezza di modi pari alla forza sanguigna e appassionata con cui difende e afferma i propri principi, Luciano trova quindi la sponda ideale, colei che lo ascolta.
Non una psicologa, una dottoressa, un’assistente, bensì un’artista, una poetessa, una donna che crea, come egli ha creato il suo universo: la mente, allo stato di natura, libera da preconcetti e convenzioni, non sbaglia mai. Siamo di fronte a due libertà interiori che si incontrano, si rispettano, si completano quasi: la libertà della mente dalla tortura della comprensione del mondo così com’è, e la libertà dell’espressione poetica e creativa.
E allora Nicoletta ha fatto suo il mondo di Luciano, lo ha trascritto, lo ha commentato, ne ha ricevuto gli appunti (sì, perché Luciano, che sostiene di essere il nuovo Messia, scrive ogni settimana le sue “Notizie Messianiche” sulla copertina di una rivista di enigmistica: una serie di frasi, aforismi, definizioni, osservazioni – 33.000 ne ha numerate, strana contingenza numerica, direi – che diventano un vero e proprio “Vangelo” del suo credo, talmente coerente, semplice, logico da lasciare spiazzati tutti i fautori della potenza razionale della mente:
“Ma l’altro giorno il prete lo ha ripreso, dicendo che Gesù non avrebbe mai scritto le sue parole in un giornaletto. -Infatti, Gesù scriveva sulla sabbia – gli ha risposto il Messia, sogghignando – e guardi che fine ha fatto.”
Nicoletta Bidoia ha fatto rivivere, dopo anni, dopo la scomparsa del suo fedele interlocutore, il suo pensiero, in un volume che è un’autentica scuola di vita, un invito costante a riguardare le nostre convinzioni razionali e le nostre definizioni acquisite e rimetterle in discussione.
Ad ogni pagina, quando ci sembra di aver capito finalmente il punto di vista di Luciano, egli ci spiazza con una logica disarmante: si pone da pari a pari con il Messia cristiano, scrive lettere ai grandi capi di stato, al papa, dà i suoi consigli ed esprime le sue opinioni sui grandi fatti dell’attualità, corregge secondo il suo credo e la sua logica inappuntabile tutto ciò che legge.
Non è pericoloso né violento: per gli psicologi, psichiatri e medici è sufficiente questa considerazione, ma per la poetessa, che ne accoglie le confessioni, le idee, i punti di vista è una fonte inesauribile di riflessioni e poesia. La bravura di Nicoletta sta nel restare obiettiva e rispettosa delle parole di Luciano: sembra quasi che ne riporti un semplice diario, eppure sotto le singole frasi si coglie la poetica della purezza di quest’uomo tutto compreso nella propria realtà; il mondo di Luciano diventa poesia anche e grazie al tocco lieve, sobrio della penna delicatissima di Nicoletta, che incide profondamente nel cuore.
Il testo vola via in un soffio rapido e leggero, articolato in piccole unità, alcune di sole due o tre righe, che raramente superano un’intera facciata: tanti paragrafi che sono piccoli e grandi pensieri, semplici e significativi episodi reali, aneddoti e ricordi, ma soprattutto sono quell’immenso caleidoscopio di riflessioni, emozioni, memorie, affermazioni, convinzioni, azioni che è la vita vera.
E qui giungiamo finalmente al punto, a ciò che fa di quest’opera di realismo e poesia anche un libro di pensiero, un piccolo trattato di filosofia e saggezza, ossia il rapporto con la vita.
Nulla di più facile, per un uomo che, già da giovane, abbia subito la sorte di essere internato in manicomio, abbandonare completamente la fiducia nella vita e negli altri, rassegnarsi ad un’impotenza mentale imposta dai protocolli medici e dalle convenzioni sociali, chiudersi in un mutismo irreversibile e spegnere la propria fiamma interiore.
In questa scelta di dedicare il suo impegno letterario ad un uomo che la società ha considerato reietto, inferiore, improduttivo, Nicoletta Bidoia sostiene con forza che una fiamma interiore vive e arde in ognuno di quegli infelici che le circostanze della vita o patologie mediche reali o la singolarità del loro genio scambiato per follia, hanno reso deboli e fragili sotto l’aspetto psichico; e che una giusta accoglienza del loro mondo potrebbe anche riservare bellissime sorprese e una ricchezza di emozioni e novità impensabile per un sistema ingabbiato da norme e convenzioni ogni giorno più assurde.
Facile perdersi e abbandonare il proprio legame con la vita e invece la mente e lo spirito di Luciano compiono un passo avanti, un atto eroico, quale è quello di riprendere possesso della propria esistenza.
Nel momento in cui compare nella vita di Nicoletta (le viene presentato e le chiedono se vuole una copia delle sue “Ultime notizie messianiche”) sono passati tanti anni. Non sappiamo nulla del periodo in cui fu ricoverato, “curato” e una volta dimesso, lo ritroviamo formato come uomo adulto.
Maturo e anziano ha elaborato il suo mondo e la sua filosofia, o se vogliamo una sua teologia messianica all’interno della quale egli stesso è il Messia che porta salvezza (“Io e il Papa vi abbiamo salvato dalla morte. Voi, se volete morire, affari vostri.”), e ci è convissuto per anni prima di iniziare a diffonderla.
Questa filosofia è contenuta tutta in due parole, uno dei più grandi insegnamenti che io abbia mai incontrato: il motto, che è anche la sua benedizione, “Vivendo viviamo”; che poi, riducendo ad un acrostico le prime due sillabe, diventa l’imperativo del verbo “vivere”, un’esortazione che troppo spesso il mondo attuale e il suo modo di concepire la realtà e il ruolo dei singoli nella società hanno sacrificato, cancellato, deriso: “Vivi!”.
Sì, perché, in sostanza, la vita è vivere, e non sono solo belle parole messe giù da qualche santone per accalappiare seguaci, ma il risultato di una vita condotta con la caparbia ostinazione e la ferrea volontà di viverla davvero, di non farla trascorrere invano, senza lasciare qualcosa di sé.
E se la mente di Luciano ha compiuto una sorta di volo, librandosi sopra la mediocrità quotidiana, la penna di Nicoletta Bidoia ne ha reso duraturi i pensieri e le riflessioni, che non di rado sono veri e propri pungoli, quasi sul modello del filosofo Socrate, per le pigre, conformiste, ottuse menti appiattite su ciò che viene loro passato per giusto, insostituibile, veritiero:
“Vale di più un atto di bontà, di giustizia o di misericordia o centomila vittorie? Rispondete!”
Si può quindi affermare a ragione che il compito non facile assuntosi dal Messia Luciano, grazie anche alla penna paziente e amorevole dell’evangelista Nicoletta, ha avuto il bellissimo esito di aprire una porta su un mondo nuovo, nel quale i parametri consueti sono rielaborati, rivissuti, personalizzati, ma mai sconvolti o stravolti; e, allo stesso tempo, sulla nostra interiorità più profonda e vera, riguardo alla quale non possono che sorgere alcune domande: “Ma io vivo davvero? Penso con la mia mente o con quella altrui? Credo davvero in qualcosa di mio o solo in ciò di cui mi convincono gli altri?” e si potrebbe continuare all’infinito.
Partendo dalla realtà, quindi, Luciano ci offre una visione che trascende il semplice dato oggettivo di quella che era stata definita una malattia mentale (ma la mente di un uomo può davvero essere “malata”? E in caso affermativo, i parametri in base a cui lo si deduce, quali sono? Un numero incredibile di artisti, geni, creativi, scienziati stessi che hanno segnato la storia dell’umanità, esaminati e incasellati con quei parametri sarebbero risultati “malati”) per diventare filosofia di vita, ossia una comprensione diversa della realtà che si avvale di un mutamento essenziale del metro in base alla quale si giudica comunemente il mondo.
E questa filosofia si tinge costantemente del colore della poesia, complice lo stile garbato e sensibile di Nicoletta Bidoia, poetessa fino in fondo all’anima, quando si tratta di raccontare la semplicità quotidiana di una vita che si è rivelata, giorno dopo giorno, davvero unica nella comprensione della necessità di ogni cosa, ma che ha saputo anche ascendere ad un traguardo che unisce inscindibilmente umano e divino, attraverso quel ponte che è la vita:
“O Amore Sconfinato ieri, Determinato oggi…
Dacci di che vivere ed aiutaci con la Tua grazia contro i nemici della Verità.
O Bellezza Eterna fa che io abbia a vincere i difetti (che non esistono) affinché possiamo avvicinarci alla tua Perfezione.
Ed insegnaci ad amare: Vivendo Viviamo.
VIVI.”
Alessandro Pierfederici
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Per ordinare il libro:
Nicoletta Bidoia, Vivi – Ultime notizie di Luciano D.’, EDIZIONI LaGru.
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L’Autrice:
Nicoletta Bidoia. Nata a Treviso, nel 1968, ha pubblicato i libri di poesia “Alla fontana che dà albe, quasi una preghiera ad Alda Merini » (2002), “Verso il tuo nome” (2005, con prefazione di Alda Merini), “L’obbedienza” (2008), editi da Lietocolle, e “Come i coralli” (2014) con Ed. La Vita Felice.
Nel 2013 è uscito per Edizioni La Gru il racconto “Vivi. Ultime notizie di Luciano D.”
Sue poesie, apparse anche in raccolte e riviste, sono state tradotte in spagnolo in “Jardines secretos, Joven Poesìa Italiana”, a cura di E. Coco (Sial, Madrid, 2008) e più volte trasmesse a Rai Radio3.
Con la cantautrice Laura Mars Rebuttini ha realizzato lo spettacolo “Un piccolo miracolo”, partecipando ad alcuni festival italiani di poesia. Compone collages e teatrini di carta.