Viva le Olimpiadi (malgré tout!)

Un italiano a Parigi. Oggi iniziano le Olimpiadi e fuori piove. In Italia si direbbe: “Piove, governo ladro!”. In Francia no, ma per il resto ci si lamenta un po’ di tutto. I Giochi olimpici dovrebbero essere una grande festa, ma – per ora – si percepisce una sensazione diffusa di cattivo umore. La prima cosa che stupisce, è che Parigi è semivuota. Quasi come al tempo del covid. Come se tutti si fossero dati il passaparola e fossero scappati dalla città. Ma come mai?

Anneaux olympiques au Trocadero Crédit photo :Jean-Baptiste Gurliat / Ville de Paris

La situazione internazionale (con le guerre in Ucraina e a Gaza) non aiuta, e con essa è aumentato anche il timore di eventuali attentati terroristici. Questi problemi ci sono già stati in passato, e ovviamente la Francia non ne è responsabile. Non si può dire altrettanto della decisione avventata di Macron di scogliere l’Assemblea nazionale per poi lasciare le cose come stavano, con un governo dimissionario che gestisce gli “affari correnti” (mentre Parigi organizza le Olimpiadi una volta ogni secolo!). Le elezioni hanno diviso e stressato il paese. Tanto valeva posticiparle a settembre dopo la tregua olimpica.

Alcuni mesi fa, c’era stata una fase di euforia, in cui sembrava si potesse affittare il proprio monolocale a 1000 euro a notte. Ma è durata poco. I turisti accettano di farsi spennare solo fino a un certo punto e molti hanno probabilmente rinunciato a venire a Parigi. Alla fine, non conosco nessuno che abbia affittato la propria casa.

In seguito, ci sono state una serie di disfunzioni che hanno tolto ai Giochi il carattere di grande festa popolare. Innanzitutto il modo in cui sono stati venduti i biglietti. Circa un anno fa è partita una strana sarabanda su internet. Bisognava iscriversi a una sorta di lotteria per poter prenotare i posti (ma alla fine, “vincevano” tutti). Il 9 ottobre, all’apertura della biglietteria, ci fu una grande disillusione: erano in vendita solo i biglietti più cari (800 euro per l’atletica!) e per giunta bisognava comprarne almeno tre, e decidersi entro tre giorni, altrimenti si perdeva il turno. Di fatto, rinunciarono quasi tutti. Ho il sospetto che questa lotteria sia stata organizzata dagli stessi geni che si erano occupati della distribuzione dei vaccini: piattaforme, QR-code, una strategia per restringere l’accesso agli utenti. Così si è diffusa l’impressione che i Giochi fossero una cosa solo per ricchi. Nei mesi seguenti, ovviamente le cose sono cambiate: un po’ alla volta, sono stati messi in vendita i biglietti a 300, poi a 100, infine a 40 euro (ancora ieri ne ho potuti acquistare due). Ma ormai il male era fatto e la gente ha rinunciato ad andare alle Olimpiadi.

A ciò ha contribuito probabilmente anche la comunicazione “ansiogena” dei mass-media. Per mesi si è parlato di orde di turisti, di disagi, di lavori in ritardo. Non poteva mancare l’app “Anticiper les jeux”, più o meno inutile come “TousAntiCovid”, ma efficacissima nel creare la sensazione di una catastrofe imminente. Come sempre avviene in questi casi, la città è stata un immenso cantiere. Il paradosso è che i Parigini si sono lamentati per mesi dei ritardi su bus e metropolitane, e ora che tutto è pronto per le Olimpiadi, mancano solo loro. Grazie al prolungamento della linea 14, si arriva in un quarto d’ora da Orly al centro di Parigi, ed è una cosa fantastica. Sono stati piantati alberi un po’ ovunque, e molti monumenti sono stati restaurati. Per dare un esempio, il Grand Palais (dove si svolgeranno le gare di scherma) sembra nuovo di zecca, come quando fu inaugurato nel 1900. Probabilmente, Parigi non è mai stata così bella.

BAPTISTE GURLIAT | Crédits : AFPDDM I image processing

Oggi si svolgerà la cerimonia inaugurale, che sarà sicuramente splendida, ma che ha creato non poche difficoltà. La decisione di organizzarla sulla Senna, imposta dal presidente Macron a un reticente prefetto di polizia (poi rimosso dalla carica) ha posto dei seri problemi di sicurezza. Questa volta non si tratta di controllare l’accesso a uno stadio, ma a un percorso di vari km. E così tutto il Lungosenna è stato transennato, e vi si accede con un Q-R Code. Nel resto della città si circola ovunque, basta non attraversare la Senna. Dal 27 luglio si tornerà alla normalità. Non proprio la fine del mondo, insomma. Ma nel frattempo, si è diffusa la leggenda di una città sotto assedio, in cui si sarebbe stati controllati dappertutto. E i Parigini sono scappati.

Eppure, sperando che tutto vada bene, tra poche ore tutte queste polemiche saranno archiviate. Saranno le 11e Olimpiadi che seguirò e ognuna di esse ha lasciato in mente immagini e ricordi. Los Angeles 1984, e le quattro medaglie d’oro di Carl Lewis. Seul 1988, e i 100 metri “dopati” di Ben Johnson (mi ero svegliato alle 4 del mattino per vederli, a scuola, ero l’unico a sapere chi avesse vinto; cosa inimmaginabile, oggi). Barcellona 1992 e il Dream team americano. Atlanta 1996, a casa della Coca Cola con Muhammed Ali ultimo tedoforo e le due medaglie d’oro di Marie-Jo Pérec. Sydney 2000 e la vittoria al fotofinish di Haile Gebrselassie sui 10.000m. Atene 2004 e il trionfo di Baldini (che c’è di meglio che vincere la maratona olimpica ad Atene?). Pechino 2008 e le vittorie di Bolt. Londra 2012, a cui ho assistito dal vivo, pur senza biglietti: anche lì avevano annunciato il finimondo e alla fine la città era semivuota, erano rimasti solo i turisti e i londinesi friendly. Fu un’esperienza indimenticabile. Rio 2016, un’altra olimpiade seguita di notte. Tokyo 2020, anzi 2021, i Giochi olimpici del covid, senza pubblico. E adesso, Parigi 2024.

Le Olimpiadi a casa sono un’esperienza unica e non me le perderei per nulla al mondo.

Alessandro Giacone
(Un italiano a Parigi)

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Alessandro Giacone
Alessandro Giacone habite à Paris depuis 1990. Il est "Professore associato di Storia" à l'Université de Bologne et vice-président de l’association Italiques.

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