Per le Grandi Navi a Venezia protestano un po’ tutti… Mentre sto scrivendo, il 30 settembre, un rumoroso corteo di rimorchiatori, con annesse decine di altre imbarcazioni di lavoratori portuali, è stazionato sul bacino di S.Marco, davanti a Palazzo Ducale. Alte si levano le sirene della loro protesta tanto che l’eco si diffonde sopra la città e lo si può sentire da più parti. Hanno striscioni attaccati alle fiancate « Cruises are welcome ». E’ chiara la loro posizione. Legati come sono al passaggio delle grandi navi, chiedono insistentemente che il governo faccia presto a risolvere la questione legata allo scavo del Canale Contorta-Sant’Angelo, progetto che sostengono.
Presentato in sede di commissione parlamentare, il progetto del Canale Contorta sembra stia procedendo verso una sua rapida soluzione. E qui mi fermo, giusto per dare, a chi legge, la possibilità di capire un po’ di più lo svolgimento dell’intricata questione che vede, da anni, da una parte Comitati di cittadini, impegnati ad impedire i ripetuti passaggi delle gigantesche navi sul canale della Giudecca e, dall’altra, le autorità portuali che vogliono che queste continuino ad arrivare.
Se da un lato si è convenuto che tali passaggi sono una vera e propria sciagura (percentuali di rischi di sbandamenti a ridosso delle preziose rive, emissioni nell’aria di gas tossici, destabilizzazione del delicato equilibrio con la laguna), si è passati ad esaminare il progetto di un percorso alternativo che prevede lo scavo in 19 mesi di un canale di cinque km (largo 100 metri, profondo 10), chiamato Contorta, che porterebbe le grandi Navi direttamente ai moli del Terminal Marittimo.
Giorni fa, in un’affollata assemblea cittadina, presidiata dalle forze dell’ordine, c’è stato il tanto atteso faccia a faccia tra le autorità portuali e il Comitato « No Grandi Navi ». Una autorevole portavoce, Andreina Zitelli, docente allo IUAV, ha contestato che il progetto del Canale Contorta sia stato illecitamente inserito nella legge obiettivo presentata alla commissione parlamentare e poi successivamente sul tavolo del Ministro alle infrastrutture Lupi. « Se la forma è violata », ha tenuto a ribadire Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale, « si farà ricorso al TAR » (ndr Tribunale Amministrativo Regionale). Per lui il progetto dovrà andare avanti perchè è l’unica soluzione. « Impedire lo scavo del canale significa mettere in ginocchio tutta la crocieristica veneziana che dà lavoro a migliaia di lavoratori ».
Il rischio che il delicato equilibrio lagunare venga definitivamente sconvolto da questo progetto, rinsalda le ragioni dei tanti che protestano. C’è chi sostiene che la città non può sostenere più l’urto di milioni di stranieri che la invadono ogni anno (per il 2014 le cifre parlano di 25 milioni di visitatori). Gli interessi in gioco sono tanti, ma piegarsi al dominio dei poteri forti della Costa Crociere, Caribben Cruises ecc., sarebbe un ulteriore schiaffo fatto ad una città già resa fragile.
In molti, qui in città, sui davanzali delle finestre, sulle terrazze, hanno appeso drappi con su scritto « Venezia è laguna« , a ribadire lo stretto legame con le acque che la circondano.
E tutto questo mentre i media di tutto il mondo si accalcavano davanti a Ca’ Farsetti, sede del Comune, per accogliere l’arrivo di George Clooney e la sua nuova consorte. Non sono mancati, ovviamente, i cartelli ironici: « George dopo il matrimonio adotta un precario » a cui faceva sponda un altro: « Meno canali più Canalis ». A celebrare questo matrimonio c’era Walter Veltroni che dei problemi causati dai passaggi delle Grandi Navi sembra fosse all’oscuro di tutto…
Da Venezia, Massimo Rosin