Parte il festival con le giornate degli autori. Fuori concorso One on One del coreano Kim Ki-Duk, autore molto amato dai cinephile e che a Venezia è ormai di casa. Dopo il duro Moebius presentato lo scorso anno, una nuova pellicola dal clima duro e violento.
Il film di apertura, fuori concorso delle Giornate degli Autori è “One on One” del regista sud-coreano Kim ki-duk. Dopo il duro “Moebius” presentato sempre fuori concorso a Venezia l’anno scorso ecco un’altra pellicola cupa, violenta del regista che meglio sa esprimere il lato oscuro della società. Una ragazzina stuprata e uccisa da un branco. I mandanti sono dei potenti, quasi intoccabili. Tempo dopo, un gruppo di uomini in tenuta paramilitare, guidati da una persona senza scrupoli, catturerà uno ad uno i violentatori. Dopo averli condotti in uno scantinato attrezzato per le torture, essi li costringeranno con la violenza a sottoscrivere una confessione sull’efferato omicidio della giovane. Una volta ottenuta la dichiarazione, essi verranno rilasciati, ma feriti e umiliati nel loro rimorso. Al punto tale che uno dei violentatori si suiciderà.
Uno degli assassini riuscirà a risalire al gruppo dei vendicatori, che si fanno chiamare “le Ombre” e scoprirà che non sono un gruppo organizzato appartenente a qualche struttura di polizia o militare: sono soltanto dei poveri emarginati. Un meccanico vessato dal proprio datore di lavoro, un cameriere umiliato dai suoi clienti, una donna che subisce le violenze dal proprio uomo, un giovane laureato disoccupato che vive grazie ai soldi che gli passa il fratello. E poi un uomo con la moglie gravemente malata che ha perso tutto, compresa la dignità. E ancora un uomo che ha prestato dei soldi a una persona arrogante che non glieli ha più restituiti nel momento del bisogno.
E per finire il loro capo altri non è che il padre della ragazzina, desideroso di vendetta, e per questo il più motivato nel torturare i carnefici della figlia. Saranno i suoi uomini a trattenerlo dall’uccidere i violentatori e i loro mandanti. Quello che doveva essere una vendetta soft si tramuterà invece per il genitore in una spietata esecuzione dei mandanti. A quel punto quasi tutti i membri del suo gruppo si ritireranno dal gioco. E l’uomo dovrà fare i conti con il proprio desiderio di vendetta, fino a pagarne le estreme conseguenze da parte di colui che ha scoperto le loro intenzioni. In questo film, girato a basso costo. Kim ki-duk usa la violenza per parlare del bene e del male, dell’odio e della vendetta.
Vittime e carnefici, arroganti ricchi e potenti insieme a poveri e sfruttati fanno parte dello stesso piano. Con crude immagini il regista pone allo spettatore la domanda: da che parte stare? Con chi cova l’odio e la vendetta, oppure dalla parte del perdono (per non abbassarsi allo stesso livello degli assassini) che però lascia impuniti coloro che fanno del male? Una pellicola dura, che fa pensare, nella quale è racchiusa emblematicamente ogni attuale tensione sociale che viviamo nella realtà quotidiana in ogni parte del mondo.
Da Venezia
Andrea Curcione