Partita anche la rassegna Orizzonti con un piccolo ma interessante film sul modernismo dei nostri tempi. Una piccola patria nel Veneto traproblemi e veleni che condizionano la vita sociale. Infine ancora una riflessione sull’atteso film di Emma Dante.
Inserito nella rassegna Orizzonti, Piccola Patria di Alessandro Rossetto (prodotto da Arsenali Medicei) è un piccolo film dalla grande forza evocativa. Ambientato nel profondo nord-est, alle prese con vecchie e nuove migrazioni malamente inserite, l’analisi di Rossetto incide su troppi aspetti della vita sociale di quella piccola patria apparentemente normale, ma nella quale si annidano perversioni e ricatti, amori familiari e tradimenti, in un modernismo da luogo comune.
Fa bene il regista a far dialogare in lingua veneta, strettissima ed incomprensibile, come gli stessi albanesi e non comunitari alle prese con la loro marginalità. I valori sottesi nel film parlano di emarginazione ma anche di come il valore del danaro metta in ombra qualsiasi umanità e sentimento.
Una nota sul film di Emma Dante
Una equa analisi del film si può fare sugli ultimi 15 minuti, che segue la ricca ed articolata messa in scena, da molti giudicata (con eccessi) come una elaborazione del western di Leone. E’ piuttosto una ispirata tragedia greca, con coro e protagonisti in chiave moderna, di periferia del mondo (non solo di Palermo). Il finale, con il canto struggente dei fratelli Mancuso, ci lascia in sospeso, non si avverte il tonfo dell’auto dal baratro con l’anziana donna al volante (forse già morta?), mentre la gente corre a vedere, o corre per sfuggire a quella malasorte, o forse corre verso di noi in cerca di una improbabile salvezza…Come questo nostro paese, che corre e non avverte ancora il suo baratro.
Il resto è cinema puro.
Da Venezia
Armando Lostaglio