Un’estate italiana. Di Elisa Castagnoli: “L’Adriatico, un nuovo sguardo sul quotidiano”

Sono fotografie che raccontano un paesaggio estivo e insieme risvegliano un immaginario rivelando il quotidiano sotto una nuova luce senza tuttavia narrare eventi precisi.

Due le immagini che voglio lasciar parlare in questo frangente di una memoria d’estate italiana, personale e collettiva qui convocata : la prima, una fotografia scattata a Marina di Ravenna dal famoso Luigi Ghirri nel 1986, in un territorio della spiaggia ravennate usuale e quotidiano ma ora visto attraverso una cornice vuota che inconsapevolmente inquadra e rivela qualcosa di inaspettato di quella visione del “mare nostrum” a fine estate.
La seconda è un’immagine che arriva dal bagaglio più autobiografico e personale della mia storia famigliare prima ancora che io nascessi: quella stessa spiaggia a Cesenatico nel 1978 e una bambina dai due anni appena che semi nuda cammina su una banchina con alle spalle lo sfondo della nostra riviera romagnola.

Entrambe parlano di estate dai miei luoghi dell’infanzia, ma, anche in Ghirri, rivisitano gli stessi  con uno sguardo estraniante, differente e intimo in ciò che interroga il visibile e rende la fotografia un atto dello sguardo e del pensiero.

“Marina di Ravenna”, Luigi Ghirri, 1986

Un supporto per tende abbandonato alla fine della stagione estiva su una spiaggia deserta bianca e sabbiosa tipica del litorale Adriatico diventa il bordo di un nuovo, inedito paesaggio scoperto lì per caso semplicemente spostando il punto di vista per ritagliare, inquadrare, scegliere su cosa soffermare il proprio sguardo. Una cornice bianca con sopra alcuni chiodi a vista, impalcatura di un precedente scheletro di oggetto,  inconsapevolmente a inquadrare un pezzo di territorio. All’interno del rettangolo la distesa piana e sabbiosa, la sua ombra marcata a disegnare lo spazio essenziale, svuotato di ogni presenza umana, e ancora, lo schiumare delle onde che si infrangono a riva mentre  il mare blu è visto sulla linea bassa del cielo all’orizzonte. Fuori dalla cornice c’è altro ma siamo portati a guardare dentro quel riquadro bianco, là dove l’idea di svuotamento, di solitudine e infinità del paesaggio risuona e impone la sua forza espressiva rispetto a ciò che appare scontato e abituale all’esterno, semplicemente perché posto lì in rilievo, guardato con occhi nuovi come la terra fosse vista dalla luna in una vera e propria implicita rivisitazione dell’immagine fotografica.

Nella raccolta collettiva“Viaggio in Italia” (1982-84), punto di svolta di una nuova generazione di fotografi contemporanei, la necessità espressa dall’immagine fotografica è proprio questa; da una parte uscire dai sentieri battuti compiendo una ricognizione di quello che era l’Italia mutata dal secondo dopoguerra. Dunque nella nuova fotografia si tratta per Ghirri di azzerrare la visione esistente del turismo di massa e fotografare soprattutto un’Italia dei margini, fuori dalle mete privilegiata dal turismo popolare per ricomporre una sorta di album di famiglia e restituire una memoria di luoghi e paesi senza una dignità storica o culturale. D’altro lato, è forse quel particolare apparentemente inutile, una cornice vuota trovata lì su una spiaggia, a rivelarci un altro modo di vedere o di pensare quella realtà,  e farla diventare “un’avventura del pensiero e dello sguardo”  come fossimo lì per la prima volta a osservarla.

“Cesenatico” ( 1978)

Una bambina cammina a piedi nudi sulla banchina della spiaggia durante la bassa marea. In piedi avanza sicura di sé attraverso il degradare dei fiotti bassi verso la riva, seminuda, un costumino solo addosso e una bandana rossa a coprirle la testa mentre i piedi imprimono con un senso di orgoglio e fiducia il fondale di poltiglia fangosa depositato a riva dalle onde. Deve avere circa due anni, una delle mie sorelle più grandi, lasciata correre libera sulla spiaggia sotto gli occhi attenti a distanza di nostra madre… Per noi bambine cresciute nell’entroterra della campagna ravennate il mare è sempre stato questo: l’Adriatico basso, calmo e rassicurante dove potevi camminare per metri dalla riva sul fondale sabbioso senza che l’acqua ti arrivasse neanche alle ginocchia con la bassa marea mentre vedevi allontanarsi le schiere degli ombrelloni colorati alle spalle sulla spiaggia. Un mare non certo limpido e trasparente, non certo cristallino, blu o verde smeraldo ma piccolo, chiuso tra due lembi di terra, offuscato spesso dall’inquinamento delle industrie limitrofe, sempre e comunque opaco per il fondale sabbioso eppure caldo nei mesi estivi quando il sole  riusciva a riscaldare l’acqua fino a trenta gradi. Questo era il “nostro mare” da bambine, dove sguazzare e giocare tra i fiotti e le onde basse, spesso fermo, calmo e sedentario contro l’azzurro immobile del cielo estivo dal quale si avvistava la spiaggia libera avamposto di ombrelloni colorati piantati qua e la per ripararsi dalla calura estiva e asciugamani stesi sulla sabbia in un’Italia ancora modesta, semplice e piana della classe lavoratrice. Eppure in quella gioia semplice e pura di una bambina con la testa coperta da una bandana e i piedi nudi immersi nella fanghiglia della bassa marea che esplora incuriosita le scorie e i frantumi di conchiglie lasciati dal mare rivedo l’estate e la nostra infanzia e ritrovo lì lo stupore e la meraviglia di uno sguardo capace di rivelare il senso più autentico delle cose, forse ciò che anche Ghirri cercava nelle sue fotografie.

Elisa Castagnoli

LINK INTERNI:
Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un’estate italiana » a cui siete invitati a partecipare.
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Elisa Castagnoli
Nata a Ravenna ma viaggiatrice e cittadina del mondo Elisa Castagnoli si è laureata in Lingue e Letterature Comparate all’Università di Bologna proseguendo con un Master alla University of Toronto. Insegna lingua e civiltà inglese nella scuola secondaria di II grado, collabora con varie riviste letterarie on-line e scrive un blog personale sull’arte. Simultaneamente, segue la danza contemporanea nella sua connessione tra corpo, movimento e scrittura.

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