Dici Sardegna e dici mare, sembrerebbe logico, ma forse per i sardi e per Daniela Pia, sarda, non è sempre stato cosi. Infatti, l’autrice di questa riflessione rievoca una lontana estate del 1979 quando dopo l’esame di maturità invece di andare in spiaggia, doveva stare nell’edicola del papà a lavorare, a farle compagnia le canzoni dei Bee Gees, qualche libro, molti sogni e soprattutto il mondo là fuori ad aspettarla.
*******
L’estate e la giovinezza sono sinonimi si direbbe. Così dovrebbe essere, forse.
Eppure: «J’avais vingt ans. Je ne laisserai personne dire que c’est le plus bel âge de la vie». Così scriveva Paul Nizan nell’incipit di Aden Arabia.
Trovo molto rispondente, l’estate di cui mi è sopravvenuto il ricordo, a questa citazione.
Ho passato estati roventi in pomeriggi interminabili nel chiosco dei giornali in cui lavoravo. Non un filo d’aria, solo un ombra avara che dai rami del vecchio eucalipto mi faceva compagnia.
Una bottiglia d’acqua tiepida e qualche libro.
Molte sono le note che negli anni settanta hanno fatto da colonna sonora ad una solitudine che ancora oggi mi appare intollerabile.
Eppure sono sopravvissuta. Sopravvissuta a tempi infami in cui intorno a me Eroina la faceva da padrona, a giorni in cui la tentazione di fuggire era La costante.
Invece sono rimasta e l’estate del 1979 è stata l’estate della mia maturità. Lavoravo e studiavo e “Tragedy” dei Bee gees mi faceva da colonna sonora:
“Here I lie, in a lost and lonely part of town
Held in time, in a world of tears I slowly drown
Goin’ home, I just can’t make it all alone.”
“Qui giaccio, in una parte sperduta e solitaria della città
Trattenuto nel tempo, in un mondo di lacrime annego lentamente
Andando a casa, non riesco proprio a farcela da solo.”
Invece da sola ce l’ho fatta a sopravvivere, sognavo il mare, la musica della risacca, l’acqua che culla e che avvolge, poco ne ho goduto ma sapevo che me la sarei ripresa assieme a orizzonti più vasti della Piazza Sant’Antonio entro cui ero confinata: c’era l’Italia, c’era Firenze di cui i miei occhi avevano goduto nel viaggio, fattosi mitologia, della quinta liceo.
L’Italia che De Gregori cantava per vicende luttuose e che comunque amavo:
“L’Italia che è in mezzo al mare
L’Italia dimenticata,
e l’Italia da dimenticare
L’Italia metà giardino e metà galera
Viva l’Italia, l’Italia tutta intera”
Questa Italia e questa estate che oggi sono così lontane da quel 1979 mi appaiono ricche di ombra e di ombre, di acqua salata, di conquiste di anni che si sono cumulati nella mia carta di identità ed è un’Italia che mi pare abbia dimenticato parte della sua storia.
La storia di tutti e non solo di una parte politica. Ma questa… è un’altra storia.
Daniela Pia
LINK INTERNI:
–Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un’estate italiana » a cui siete invitati a partecipare.
–Rubrica « Un’estate italiana » con altri contributi