Un’estate italiana. Di Carmelina Sicari: ‘Vita da borgo in Calabria’

L’infanzia nel borgo d’estate, il paese di mia madre, nella zona preaspromontana tra grandezza del passato e sonnolenza del presente. Estati da non dimenticare.
Gli atri muscosi del borgo vantavano un’antichissima chiesa o meglio i suoi ruderi, maestosi però che nel borgo chiamavano del conte Ruggiero, un Altavilla proprio e naturalmente il luogo parlava della conquista normanna e dell’alleanza con il mondo latino in opposizione alla grecità ancora imperante.
Il gergo del borgo era tutto intriso di grecismi anche se mia madre quando ci sorprendeva nel bel mezzo di una marachella dichiarava esasperata “Sembrate greci!”: rumorosi come i greci, litigiosi, certo, ma anche estrosi, ricercatori infaticabili del nuovo, dell’inusitato, del bizzarro.

Per questo due dei paesani ebbero la tremenda avventura del cinghiale. Partiti per dargli la caccia finirono cacciati. Il cinghiale li caricò e trovarono riparo solo arrampicandosi su un albero.

Si passava la sera in una maniera strana. Si contavano gli asini che passavano per la piazza, i quali arrancavano per le insilicate, il selciato delle erte con il loro carico. Una sera ne contammo cento, un vero festival degli asini. Sono così rari oggi che è veramente straordinario il ricordo.

Quando un asino si ammalava veniva rotolato giù dalla scarpata come facevano gli Spartani con i deboli e i luoghi dove venivano precipitati erano soprannominati “Roccola scecchi”, vale a dire “rotola asini”.
La sorte degli asini eliminati brutalmente fu il preludio di un’avventura straordinaria: all’inizio del paese c’era una chiesetta dedicata a Sant’Anna, era solitaria e ci andavamo spesso a giocare a nascondino. Un giorno inciampai e caddi riversa bocconi. La mia mano toccò qualcosa di solido.
Guardai e vidi… dei denti… guardai meglio, era proprio una mascella e un sorriso sgangherato. Mi alzai piena di orrore.

Non facemmo cenno della scoperta, ma si trattava di un teschio, proprio così e proprio lì vicino c’era un cimitero abbandonato.
Tornammo e divenne consuetudine scoprire i resti che emergevano tutto intorno alla chiesetta.
E fu così che imparammo che la vita non è soltanto idillio, ma anche tragico destino.

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

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