Per la rubrica “Un quadro per l’estate” Federica Marri, che si trova a Ramallah, ci propone l’opera di un artista palestinese: Suhel, Mohammad Jarrar. Quest’opera calligrafica, che abbiamo voluto battezzare “Chicchi di grano”, ci racconta l’estate come il momento in cui la morte si scioglie in vita, in un processo di continua rinascita.
***
L’opera che Federica ci propone è del calligrafo palestinese Suhel, Mohammad Jarrar (2024), il testo in arabo significa “I chicchi di grano che cadono da una spiga che muore faranno riempire la valle di spighe”.

Ma siamo sicure e sicuri che l’estate anche nella cultura pittorico artistica europea simboleggi “(…) la vita, l’energia, la luce, l’aria aperta, l’abbondanza di colori, la libertà fisica, lo svago, la sensualità”? Siamo proprio sicure e sicuri che si tratti di una stagione “luminosa e soleggiata”?
L’estate è forse il momento drammatico della vita quello in cui si coglie che la vita è morte nel senso di rinascita ciclica.
Ci sono luoghi poi, come quello che abito io da ormai tanti anni, la Palestina, dove ogni stagione, inclusa l’estate si confronta con la violenza militare, in particolare le estati degli ultimi venticinque anni sono state una peggiore dell’altra. E qui il sole è così impietoso che acceca, confonde, strema; mentre la notte tutto si rivela per quello che è, una terra maltrattata, sfruttata, depredata delle sue ricchezze e delle sue genti.
Eppure, una spiga di grano, apice della maturazione estiva, è simbolo universale di alimento vitale alla base di ogni cultura. Spiga dai cui chicchi si ricavano le sementi che si riprodurranno e moltiplicheranno e germoglieranno e da cui si ricaverà farine che verranno trasformate in pane. Mestiere ‘donnesco’ nelle culture contadine. Come ‘donna’ è la spiga anche in arabo, سنبلة, ‘sunbula’.
Quest’opera, che mette al centro la parola calligraficamente scritta trasformandola in soggetto estetico, artistico attraverso una delle arti più raffinate ha una potenza intrinseca di resistenza lucida, ferma e inamovibile alla barbarie, alla violenza, alla distruzione e all’annientamento.
Un germogliare infinibile e invincibile.
Federica Marri da Ramallah
Suhel, Mohammad Jarrar è originario di Jenin, è direttore di banca in pensione, ha studiato economia all’Università di Baghdad e le sue passioni sono la musica, i viaggi, la lettura e la calligrafia.
Federica Marri, originaria di Prato, nel 2005 si offre per partecipare ad un progetto pilota di scambio fra il dipartimento di storia dell’Università di Firenze dove si è laureata e Hastings College in Nebraska, da allora Federica non ha dismesso i panni della viaggiatrice e si è scoperta anche expat. Al momento vive fra Italia e Palestina con il figlio tredicenne e il marito con i quali pratica uno stimolante trilinguismo. Bibliofila per vocazione, professionalmente partecipa con le proprie competenze umanistiche nel frizzante campo degli women’s studies come animatrice culturale con un trasporto speciale per la lettura a voce alta.
PARTECIPATE ANCHE VOI, VI ASPETTIAMO
LINK INTERNI: – Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un quadro per l’estate » + contributi in rete








































Mi piace molto la proposta di Federica Marri per la rubrica « Un quadro per l’estate ». L’opera dell’Artista e Calligrafo palestinese S. M. Jarrar con la spiga in primo piano e con il testo tradotto « I chicchi di grano che cadono da una spiga che muore faranno riempire la valle di spighe » mi ha profondamente colpito. Un campo di spighe dorate è il simbolo di inizio estate, ma con la trebbiatura le spighe cadono e rimangono i chicchi i cui semi germoglieranno a nuova vita. Intravedo una terra, quella palestinese, arida, violata e ridotta allo stremo…
Tuttavia » ogni fine porta ad un nuovo inizio ». Coltiviamo questa speranza!
Grazie Federica Marri, per la sua ottima scelta.
Rosella Centanni