Per la rubrica “Un quadro per l’estate” di Altritaliani iniziamo con il contributo di Carla Cristofoli che si lascia ispirare dal quadro del pittore siciliano Renato Guttuso, dal titolo Ballo campestre (1945). Un dipinto che le evoca un vecchio ricordo d’infanzia. Buona lettura!
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In Sardegna sono tanti a rivendicare il luogo del martirio di San Gemiliano Vescovo e davvero c’è da chiedersi cosa ci sia tanto da vantarsi dell’aver ammazzato un povero cristiano a sassate, ma tant’è! Tra questi c’è anche il mio paese d’origine Sestu, in provincia di Cagliari, ma i suoi abitanti son brava gente ed è certo che di tanta crudeltà già nel XIII secolo si fossero pentiti, tanto da aver costruito a pochi chilometri dal paese e nel luogo supposto della lapidazione una bella chiesetta a suo nome e che presto diventerà meta di pellegrinaggio e di una grande festa che ancora oggi si tiene la prima settimana di settembre.
La bella chiesetta è avvolta dall’ombra di una larga pineta alta e frondosa, che durante le estati afose offre una dolce frescura, un poco distante dal luogo sacro del martirio, per non dar troppo scandalo profano, è stata montata una pista da ballo, illuminata da qualche lampadina ciondolante e là la sera un’orchestrina o uno stereo male amplificato suona e “vai col liscio!”: tango, polka, mazurka, un po’ di samba, rumba, cha cha cha, paso doble, e perché no qualche più recente concessione alla lambada e alla macarena…

Sono anni che non vado a San Gemiliano, credo che ancora laggiù ci si abbandoni al liscio, certo è che quando guardo il BALLO CAMPESTRE di Guttuso non posso fare a meno di ricordarmi di quando ci andavo da bambina con i miei genitori e molti altri della mia famiglia. E ricordo come rimanessi incantata da quel turbinio di corpi accaldati che si prendevano e si lasciavano con gioiosa e voluttuosa energia, mi torna in mente il tetto verde dei pini, quando sollevavo lo sguardo lo vedevo tremare sotto il ritmo incalzante di Raoul Casadei, mi pare di sentire ancora l’odore acre di sudore, profumo, dopobarba, aghi di pino… ballavano senza pensieri e io là a guardare i ballerini e tutti mi si confondevano come in un’unica creatura danzante, soprattutto, mi piacevano le signore e i loro abiti leggeri e freschi dai colori accesi: rossi, verdi, bianchi, blu… quanto erano belle, disinvolte, sudate, scarmigliate.
Mi dicevo che anch’io da grande avrei indossato quei bellissimi vestitini e sarei salita in pista a danzare con il mio cavaliere, io che ancora ora non so mettere due passi insieme e che oggi piuttosto che indossare una gonna preferirei esser presa a sassate come il povero Santo! Ma è bello immaginare di essere dentro quel quadro, in pista, e di essere quella signora là, proprio quella al centro, quella con quel magnifico vestitino bianco! La più bella di tutte!
Carla Cristofoli
IL QUADRO DELL’ESTATE
Renato Guttuso – Bagheria 1911— Roma 1987
Balera —1945 « Ballo campestre »
Olio su tela
Per approfondire: Renato Guttuso, biografia e opere tra arte e politica, un articolo di Finestre sull’arte
LINK INTERNI:
–Descrizione del progetto estivo Altritaliani « Un quadro per l’estate »
–Rubrica « Un’estate italiana » – I contributi dell’estate 2024







































