Napoli dedica a Totò, chiamato Principe della Risata e simbolo universale di napoletanità, una mostra nella sede di Palazzo Reale, sala Belvedere, per celebrare il suo legame inscindibile con Napoli in occasione delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione della città, avvenuta nel 475 d.C.
La retrospettiva sul grande comico, inaugurata con successo venerdì 31 ottobre, resterà aperta fino al 25 gennaio del prossimo anno per poi trasferirsi in primavera negli Stati Uniti e continuare il ponte culturale tra Napoli e il mondo che Totò ha rappresentato.
L’esposizione è a cura di Alessandro Nicosia e Marino Niola che si sono avvalsi delle teche RAI, Archivio Storico Luce e della collaborazione degli eredi di Totò. È promossa dai ministeri degli Esteri e della Cultura. Questo omaggio arriva dopo anni di promesse di un museo a lui intitolato.
L’esposizione mira sulle origini del famoso attore comico: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò (il suo nome completo era in tutta semplicità: Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio!), nato il 15 febbraio del 1898 nel Rione Sanità di Napoli e morto a Roma, il 15 aprile 1967.
L’esordio ufficiale di Totò avvenne in teatro nel 1920 e fu subito un successo. Il corpo flessibile con smisurati pantaloni, una stringa delle scarpe al collo, il setto nasale deformato durante un litigio con un coetaneo. Dopo il teatro, il cinema sul finire degli anni Trenta: oltre cento film girati, di cui una quindicina su Napoli. Le opere dirette da famosi registi da Cesare Zavattini (San Giovanni decollato) all’ultimo con Pasolini (Uccellacci e uccellini). La sua era una comicità principalmente fisica, tanto che per comicità e sfumature, spesso Totò viene paragonato a Charlie Chaplin.
Nella mostra si è voluto mettere in risalto non tanto la storia di Totò, che comunque è ampiamente descritta, ma soprattutto il suo forte legame con la sua amata Napoli, attraverso documenti originali, costumi, filmati, manifesti, fotografie, locandine, costumi di scena e testimonianze di coloro che lo hanno amato.

Il percorso si articola in diverse sezioni tematiche che ripercorrono la sua vita e carriera: le origini, la casa di Via Santa Maria Antesecula alla Sanità, il teatro, le canzoni, il cinema, le poesie… Ricorderete senz’altro la più famosa dell’arte poetica dell’attore: ‘A livella (in ascolto qui in stretto napoletano😊):
“Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fa’ chesta crianza; ognuno adda tenè chistu penziero”.
Il significato di questa geniale poesia, per rappresentare che la morte rende tutti uguali, eliminando distinzioni di classe o di stato sociale.
Di fatto Totò – come sostiene l’antropologo Niola – “riassume le mille identità di una Napoli che diventa teatro universale, grande metafora della condizione umana. La città lo ha amato moltissimo e incondizionatamente perché ciascun napoletano si è riconosciuto in una delle mille sfaccettature di questa maschera interclassista. Personaggio e persona nel senso letterale del termine che significa appunto maschera. In effetti Totò e la sua Napoli vuole mostrare come Partenope ha modellato Totò e come Totò ha rimodellato Partenope, in tutta la sua miseria e nobiltà, facendone un simbolo che rappresenta tutti coloro che in ogni paese del mondo si sentono vesuviani”.
Le sue battute e i suoi sketch – dichiara Alessandro Nicosia, ideatore e curatore della mostra – mettono in luce i problemi della città, come le difficoltà a trovare lavoro, l’emigrazione, l’amore per la tradizione e la cultura napoletana e molti dei suoi film e delle sue performance sono caratterizzate da un forte senso di solidarietà e lotta contro l’ingiustizia sociale, un elemento che lo ha reso un’icona popolare tra i concittadini.
“Resto un napoletano con tutti i pregi e i difetti del napoletano. Ogni quindici giorni torno a Napoli per un brevissimo soggiorno, non posso stare più a lungo lontano dalla mia città, la gente di là mi dà il calore della vita. E ogni volta mi commuovo come un bambino”. Così Totò raccontava la sua Napoli.

I funerali di Totò celebrati nella basilica di Santa Maria del Carmine di Napoli, videro la partecipazione di migliaia di estimatori e cittadini comuni, tra bandiere, stendardi e corone.
Mario Carillo






































