E’ sceso il sipario sul Salone del Libro. Da anni un appuntamento culturale importante per Torino ma anche per l’Italia e con un’indubbia valenza europea. Tanti personaggi ed autori si sono alternati in questa kermesse che, ancora una volta, ha riscosso un grande successo di pubblico. Ma in tante editoria e dopo tante parole dette sui giornali e nelle TV, abbiamo deciso di fare della spigolatura e di percorrere questo luogo ricco di energia insieme alla nostra Enrica Crosetto per raccogliere le sue impressioni sulle sorprese che offre l’ingiustamente definita editoria minore. La seguiamo in questa passeggiata tra i padiglioni torinesi.
Si è appena concluso il 29° Salone Internazionale del Libro di Torino, è giunto il momento del consuntivo e di qualche riflessione. Seguo questo evento da più di 20 anni quindi ho avuto modo di vedere come è cambiato in tutti questi anni dove, da un posto per intellettuali che amano leggere e scrivere, si è passati ad uno spazio che accoglie la musica, l’arte, le parole, il gioco interattivo per i bambini nei Laboratori del BookstockVillage.
In questi anni sono cambiata anch’io e vado al Salone con uno sguardo di stupore e mi lascio attrarre dal flusso energetico che si crea di momento in momento. Una volta avrei detto: ora vi parlo dei libri che ho scelto; invece adesso mi viene da dire: vi racconto dei libri che in qualche modo mi hanno raggiunta come se fossero stati loro a scegliere me.
Il primo libro è “Prendere la madre, lasciare la madre” di Prafulla Stefania Contu (Libreria Editrice Psiche). E’ un libro che ha come sottotitolo: la fioritura del femminile nelle Costellazioni Familiari, quindi mi piace perchè c’è la fioritura che evoca i fiori in primavera, il risveglio della natura, c’è il femminile che mi parla di accoglienza, di silenzio, di un ritmo lento e ci sono le Costellazioni Familiari che conosco già e mi sorprendono sempre per l’energia che fanno emergere dal remoto passato che può influenzare il momento presente. C’è una evoluzione dalle Costellazioni Rappresentative a quelle denominate Movimento dello Spirito, un’evoluzione del metodo proposta dallo stesso Bert Hellinger che è il fondatore di questo strumento straordinario. Quindi per chi ama partire dalla propria esperienza personale per arrivare a una visione quasi scientifica può trovare in questo libro un valido aiuto.
Al Padiglione 3 sono stata attratta da un drago enorme che fa parte della scenografia del film di Matteo Garrone “Lo cunto de li cunti” in cui uno dei racconti è ambientato a Roccascalenga. Qui siamo vicino allo stand della Regione Puglia dove c’è un’energia frizzante e dove ci offrono un aperitivo a base di vino e birra locali e vogliono fare una foto di gruppo con il Presidente della Regione. Mi lascio travolgere dal calore del sud e compro il libro che si intitola “Senza Pace” di Paolo La Peruta (Edizione Manni).
Si tratta di un giallo ambientato in un Salento freddo e piovigginoso dove il protagonista si trova ad affrontare la malavita organizzata e grazie alla famiglia, agli amici, al suo Caffè letterario riesce ad affrontare momenti difficili.
Nel Padiglione 2 mi fermo allo stand della Regione Calabria e mi lascio scegliere dal libro: “Trasportista per caso, riflessioni semiserie da Reggio Calabria” di Antonio Restuccia (Disoblio Edizioni). L’autore è laureato in Ingegneria Civile presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria dove ha conseguito la specializzazione in Trasporti. Nominato “cultore della materia” presso il medesimo Ateneo per il quale ha svolto attività di ricerca. Non so di cosa parla questo libro ma sono curiosa di leggerlo per saperlo.
Nella zona dove si possono trovare degli stands dedicati al benessere (il Salone ha dato ampio spazio a questo tema) con innumerevoli libri dai titoli accattivanti come: « Curarsi con acqua e limone, con lo zenzero, con il Golden Milk, ecc ». Io scelgo « Mandala e Yantra », guarigione armonia e potere di Marcus Schmieke (Edizioni il Punto d’Incontro). Mandala in sanscrito significa circolo, rappresenta l’immagine dell’anima e del cosmo. Per mezzo di colori, forme simboli e lettere, i mandala rappresentano particolari energie sottili che, grazie a opportune combinazioni, esercitano la loro azione sull’ambiente circostante e possono mettere l’osservatore sotto il benefico influsso delle forze che rappresentano, stimolando una più profonda consapevolezza.
Poi ho incontrato grazie a un’amica il “Super Talented” Federico Sacchi che mi ha fatto scoprire con la sua performance di attore un sogno di Martin Luther King che passa attraverso la musica della biografia di Steve Wonder con il testo tratto dal libro di Gil Scott-Heron, “L’ultima vacanza a memoir”, un libro che è stato edito da Liberaria, una casa editrice di Bari.
Per finire voglio ancora raccontare un incontro speciale che ho fatto al Salone. Mi ha toccato il cuore anche se non si tratta di un libro ma di un’opera d’arte. Allo stand della libreria Luxemburg di Torino sono stata catturata da una parete dove un’artista aveva appeso tanti quadretti 8×12 come se fossero degli ex-voto. Infatti dentro ai piccoli quadri c’erano le foto di artisti morti circondati dalle cose che amavano. Piccoli altari, rigorosamente pagani, in memoria di personaggi di varie epoche e dalle storie più disparate, tutte degne di essere ricordate, raccontate e tramandate.
Queste opere si chiamano i “Quadritos” di Brunella Tegas e, tra i tanti volti famosi come Fabrizio De Andre’, Enzo Jannacci, Anna Magnani, Federico Fellini, John Belushi, Edith Piaf, io ho scelto Marcel Duchamp, un artista francese che è stato protagonista dell’avanguardia del ‘900 nel periodo dadaista e surrealista di cui mi sono innamorata quando frequentavo l’Accademia Albertina di Belle Arti.
Duchamp in un’intervista diceva: “Ho una vita assolutamente meravigliosa. Io non faccio niente. Non ho mai dovuto lavorare per vivere. Considero che lavorare per vivere è un po’ imbecille dal punto di vista economico. Spero che arrivi il giorno in cui si possa vivere senza essere obbligati a lavorare. Avrei voluto lavorare, ma in me c’era un fondo enorme di pigrizia. Preferisco vivere, respirare, piuttosto che lavorare. La mia arte è quella di vivere ogni secondo, ogni respiro è un’opera che non è iscritta da nessuna parte, e che non è né visiva né cerebrale. E’ una sorta di euforia costante”.
Enrica Crosetto