Fotografia e Poesia
Ci sono opere senza tempo capaci di attraversare le epoche, è il caso dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters che sonda l’animo umano con una tale profondità da diventare universale. La raccolta poetica del poeta americano arriva in Italia grazie a Cesare Pavese, Einaudi la pubblica nel 1943 nella traduzione di Fernanda Pivano, ma la sua eco straordinaria la dobbiamo soprattutto a Fabrizio De André. Ancora oggi la raccolta poetica ci regala le suggestive immagini di Rosella Centanni, fotografa di Ancona, che ha realizzato una serie di scatti sui versi di una delle poesie delle anime del piccolo cimitero di Spoon River.
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Spoon River
L’Antologia di Spoon River (Titolo originale Spoon River Anthology) è una collezione di poesie del poeta americano Edgar Lee Masters, pubblicata tra il 1914 e il 1915 sul Reedy’s Mirror, rivista letteraria di Saint Louis, nel Missouri.
Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita dei residenti dell’immaginario paesino di Spoon River – il cui nome deriva da quello realmente esistente – che scorre vicino a Lewistown, città di residenza di Masters – sepolti nel cimitero locale.
Comprende diciannove storie e coinvolge un totale di 248 personaggi che coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani. Si ispira all’Antologia Palatina, una celebre raccolta di epigrammi attribuiti a una cinquantina di poeti greci compilata a Bisanzio intorno alla metà del X secolo.
Masters lascia che a parlare siano le anime dei defunti del piccolo cimitero (personaggi realmente esistiti nel microcosmo dove era cresciuto), le quali si incontrano tra di loro e si raccontano e lo fanno in assoluta sincerità.
In Italia, come si diceva in introduzione, la raccolta ha avuto un grande successo, nonostante la censura del regime fascista verso la letteratura americana e le sue idee libertarie come nel caso di Edgar Lee Masters. La prima edizione italiana è del 1943 e la dobbiamo a Cesare Pavese e alla traduzione di Fernanda Pivano. I versi di Masters e la loro “scarna semplicità” furono per lei una rivelazione, un vero colpo di fulmine: «L’aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così: “mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì”. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato».
La Pivano, tuttavia, pagò caro questo suo innamoramento e la traduzione dell’antologia: «Era super proibito quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare […], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto».
Ma è a Fabrizio De André che dobbiamo il successo assoluto dell’antologia, almeno in Italia. Chi conosca un minimo il cantautore genovese certamente avrà in mente le note del suo album “Non al denaro non all’amore né al cielo” (qui in ascolto), pubblicato nel 1971 e che si ispira a nove personaggi della raccolta Spoon River.
Potremmo continuare all’infinito, dall’antologia sono stati tratti riduzioni teatrali, radiofoniche e televisive ed è stato argomento di tesi di laurea per numerosi studenti. In Fotografia se ne sono occupati diversi fotografi famosi tra i quali Mario Giacomelli.
La stessa suggestione ha colto la fotografa marchigiana Rosella Centanni, che si è trovata davanti all’antologia di Spoon River durante un corso di teatro. L’insegnante propone di attribuirle il personaggio di “Sonia la russa”, o meglio “Russian Sonia”, personaggio 83 della raccolta. Subito la fotografa si lascia trasportare, si sente Sonia, sente il ballo, il viaggio, l’amore. E così realizza una serie di otto scatti che accompagnano come in una danza tra suoni e immagini otto versi del canto 83 dell’antologia. Ve li proponiamo.
Sonia la russa, o meglio Russian Sonia
Dalla tomba in cui è sepolta nel cimitero di Spoon River, Sonia ricorda…
«Io, nata a Weimar
da madre francese
da padre tedesco, professore molto dotto,
rimasta orfana a quattordici anni,
divenni ballerina, nota sotto il nome di Sonia la Russa,
sempre su e giù per i boulevards di Parigi,
amante dapprima di parecchi duchi e conti,
e più tardi di artisti poveri e poeti.
A quarant’anni, passée, visitai New York
e incontrai sul bastimento il vecchio Patrick Hummer,
rubicondo e vigoroso, benché sui sessanta…
Egli mi portò a Spoon River e qui vivemmo insieme
per vent’anni – la gente credeva che fossimo sposati!
Questa quercia vicino a me è la dimora preferita
di gazze azzurre che ciarlano, ciarlano tutto il giorno.
E perché no? Persino la mia polvere ride
pensando a quella cosa umoristica che è la vita.»
Rosella Centanni
Sulle pagine di Altritaliani (vedi QUI la sua scheda d’autore) abbiamo già avuto modo di ammirare la maestria tecnica della fotografa di Ancona, apprezzarne la sua sensibilità, quella sua intima capacità di restituire l’istante, l’euforia vivace che ritroviamo negli scatti al molo del Mandracchio o all’amato Passetto della sua città, o la capacità di dare vita a luoghi apparentemente inanimati nelle immagini che ci raccontano degli spazi pieni di sguardi della sua casa/terrazza. O ancora, per citare un altro suo lavoro fotografico, quando ci parla, apertamente, senza paure o mistificazioni, della sua gioia di essere “Madre” e del dolore che diventarlo a volte significa con scatti che alternano tenerezza e crudezza.
Rossella Centanni non è nuova neanche a questa non facile combinazione poesia/fotografia, infatti, alcuni anni fa ha dato immagine alla raccolta poetica di Nadia Mogini, “Íssne” (in dialetto perugino significa ‘Andarsene’), una storia affettiva tra lei e il marito, che, ammalatosi gravemente, se ne va. Centanni e Mogini hanno abbinato le foto ai versi, ne è nata una pubblicazione, edita dalla casa editrice romana Confine, che si è classificata al primo posto nell’edizione 2016 del Premio Nazionale di poesia nei dialetti d’Italia “Città di Ischitella–Pietro Giannone”.
Carla Cristofoli
Foto © Rosella Centanni – riproduzione riservata
Il sito Rosella Centanni fotografa
Ti ringrazio molto, Carla Cristofoli, per la buona presentazione, ampia e accurata, dell’Antologia di Spoon River di E. L. Master e del mio lavoro fotografico. Un grazie particolare a Michèle Gerbert, che mi ha dato fiducia e ad Altritaliani.
Un caro saluto
Rosella Centanni
Grazie a te per averci dato l’occasione di ricordare quanto bella e importante è l’antologia di Spoon river, capace di attraversare il tempo senza smettere mai di stupirci. Carla