Referendum 2025. Votare e dare la cittadinanza ai cittadini!

Domenica 8 e lunedì 9 Giugno in Italia si voterà per cinque referendum. I primi quattro sono in materia di lavoro mentre il quinto riguarda il tema della cittadinanza italiana. È proprio su questo ultimo tema referendario che intendiamo soffermarci. In quanto Altritaliani all’estero, conosciamo sulla nostra pelle il senso di un riconoscimento della cittadinanza che possa essere tardivo o addirittura impedito e siamo fermamente convinti della necessità di votare e di votare Sì.

Quella dei Comitati che hanno proposto questo tema, è bene chiarire subito, non è una battaglia ideologica, ma semplicemente una battaglia per il riconoscimento di un diritto che nella sostanza è acquisito da tempo ma che, non riconosciuto, finisce per strangolare tutti coloro che ne sono coinvolti in mille pastoie burocratiche con danni, infine, per tutta la comunità. Lo stesso Presidente Mattarella più volte ha ricordato l’importanza del riconoscimento di questo diritto (video in fondo alla pagina).

Le persone interessate a questo riconoscimento del loro diritto sono oltre 1.400.000 (altre fonti arrivano a parlare di 2.500.000 circa), persone che risiedono in Italia da anni e anni, che lavorano, sono “regolari”, pagano le tasse utili per i servizi che sono di tutti. Hanno figli, che se avessero dei genitori con cittadinanza italiana non avrebbero bisogno di aspettare i diciotto anni per poter richiedere la cittadinanza. Per cui, sia chiaro questo diritto è solo per queste persone e va evitato di credere alla fake news che la vittoria del Sì aprirebbe le porte a milioni di immigrati irregolari.

Riccardo Magi con il comitato per il referendum sulla cittadinanza

Si parla di bambini che vivono la scuola, lo sport, che hanno amici che, fortunatamente per loro, non hanno bisogno di richiedere la cittadinanza, parlano i nostri magnifici dialetti regionali, sono perfettamente integrati nell’identità italiana, per usi, tradizioni, abitudini, ma che non sono, contro ogni logica, considerati italiani.

Alcuni atleti dello sport hanno ottenuto, grazie alle loro medaglie e ai loro record, “ipso facto” questo diritto, aggiungendo ingiustizia a ingiustizia. Insomma, se non sono un campione dello sport, ma sono un bravissimo professore, un valente operaio, un eccelso studente, questo diritto non mi è riconosciuto.

Per noi questa è una battaglia di civiltà e davvero non capiamo, o forse preferiamo non capire, la bassezza di alcune forze politiche, per fortuna solo alcune, che invitano a far fallire il referendum, magari andando al mare, o addirittura subdolamente presentandosi al seggio senza ritirare le schede e senza votare, una farsa in pratica.

La nostra Costituzione repubblicana ci ha disegnato una democrazia parlamentare con poteri che si bilanciano concedendo, tuttavia, degli strumenti anche di partecipazione diretta alle scelte democratiche per il Paese.

Uno di questi strumenti è proprio il Referendum abrogativo, che consente alla cittadinanza di eventualmente  abrogare e quindi correggere delle leggi rivenendo così alle precedenti previsioni dell’Ordinamento.

Per questo, l’usanza reiterata a ogni referendum e trasversalmente un po’ da tutte le forze politiche del predicare il non voto, è francamente una prassi che, in questi tempi di crisi del consenso elettorale verso il quadro politico attuale, andrebbe scongiurata.

Tanto più che con il referendum si può votare sì oppure no alla abrogazione, ma in ogni caso qualunque sia il voto è bene che i cittadini si sentano coinvolti nella responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte.

Il ricorso all’espediente tecnico del mancato raggiungimento del quorum è francamente vile e non mette chiarezza su cosa pensano effettivamente gli italiani di quel quesito.

Consentire questa riduzione a cinque anni così come era dell’attesa per ottenere la cittadinanza, renderebbe la vita più facile a migliaia e migliaia di persone che, pur sentendosi italiani, spesso sono nati e vivono in Italia perfettamente integrati nel sistema sociale e produttivo del Paese, ma che subiscono l’anomalia mortificante di non essere poi riconosciuti dallo Stato, che pur ne percepisce le tasse, come tali.

La riforma consentirebbe ai ragazzi di partecipare a gite e stage all’estero, di rappresentare l’Italia nello sport, di candidarsi a cariche pubbliche e naturalmente di votare. La cittadinanza eliminerebbe anche tante piccole discriminazioni: oggi per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno è più facile incorrere in controlli e più difficile affittare una casa e trovare un lavoro stabile visto che la situazione di precarietà spinge ad accettare condizioni di lavoro più precarie e di sicurezza inferiori.

Infine, Si parla di accelerare i processi di unione e integrazione europee, ecco la vittoria del Si, di questi tempi febbrili per la nostra Europa, sarebbe davvero un segnale importante, e metterebbe il Belpaese in linea con gli altri partner dell’Unione.

Referendum sulla cittadinanza scheda gialla.

Gli ultimi sondaggi parlano di una soglia del 50% più uno che appare alla portata e per questo ogni voto diventa importante, si tratta, in coscienza, di liberare più di un milione di persone da un’ingiustizia che fa male e che non ha più, ammesso che ne abbia mai avuto, alcun motivo di essere.

Come si dice, si tratta con una croce sul Si di dare a Cesare quel che è di Cesare, favorendo così oltretutto, quel processo di integrazione che in moltissimi casi è già nei fatti avvenuto.

Per cui siamo cittadini davvero e assolviamo al nostro diritto/dovere del voto, specie recandoci ai seggi esprimendo la nostra scelta responsabile. Noi italiani all’estero il nostro dovere l’abbiamo già fatto, ora tocca a voi concittadini che risiedete nella nostra bella penisola. E per il mare…abbiamo tutta l’estate.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, scrittore, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani e anche scrittore ("Tutto qui" - Graphe.it ed., è uscito nel 2024).

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