“All’ombra dell’isola azzurra” è un romanzo storico, e non solo nel suo retroterra, l’ultima fatica letteraria dello scrittore stabiese Raffaele Bussi, un autore già affermato e noto al pubblico anche per il suo impegno multiforme di giornalista e di saggista.
Per una migliore catalogazione dell’opera, puntualizza il critico letterario Pasquale Maffeo, giova subito dire che le vicende narrate nel testo certificano la pienezza di un romanzo storico in senso moderno e sarebbe errore interpretativo considerarlo alla maniera ottocentesca semplice sfondo e cornice del passato da riempire con la narrazione di esperienze cose e fatti più o meno contemporanei.
Fa da sfondo alla storia la natura straordinariamente incantevole dell’isola azzurra con i suoi paesaggi mozzafiato, di rara affascinante bellezza, quella Capri che fu richiamo, specialmente tra il XIX e il XX secolo, di un’intellighenzia internazionale nel cui panorama spicca l’avventurosa colonia russa con i suoi eccezionali protagonisti.
Al centro del libro la romantica e tormentata storia d’amore tra il giovane aristocratico russo Michail Ogranovich e la bella Laura Petagna, figlia del proprietario del “Belvedere e Tre Re” un albergatore caprese, trama che fornisce all’Autore il pretesto per allargare lo sguardo sulla grande Storia che fa da sfondo a tutto il romanzo: la rivoluzione russa e il tentativo di costruzione di una nuova via al bolscevismo, attorno alla “Scuola di Capri” che Maxim Gorkij, politico, artista e letterato russo, dal 1909 guiderà per sette anni.
La Scuola nasce da premesse totalmente opposte al pensiero di Lenin, che bada solo ed unicamente alla presa del potere a tutti i costi, non curandosi della impreparazione del proletariato che dovrà sostituire la burocrazia zarista nel difficile compito della gestione del complesso apparato burocratico dello Stato che dovrà nascere.
Così, in uno dei posti più belli della terra, l’isola di Capri, lo scoglio nel Mediterraneo, come Gorkij era solito definirla, in un luogo ideale, lontano da sguardi indiscreti, in uno dei rari momenti di libertà del partito socialista, si confrontano durante una partita a scacchi, Bogdanov e Lenin, i due leader che si preparano a guidare la rivoluzione d’Ottobre. Una partita giocata sul filo dell’ideologia tra le due anime del bolscevismo, quella di Lenin da una parte e della coppia Gorkij-Bogdanov dall’altra, più impregnata di istanze filosofiche che di politica pratica.
Amore, politica, paesaggio, situazioni umane e contesti sono sapientemente toccati dalla felice penna dello scrittore che sa dosare di volta in volta gli ingredienti, guidando il lettore ora tra la bellezza delle ville vesuviane del Miglio d’Oro, ora facendogli cogliere con un rapido sguardo d’assieme, gli scorci paesaggistici del golfo di Napoli e della costa sorrentina, ora catapultandolo nel magico mondo dell’isola azzurra, con i suoi impareggiabili paesaggi, ora proiettandolo nelle bellezze di San Pietroburgo con la sua vita sfavillante e con la sua intrigante passeggiata sulla Prospettiva Nevskij.
Il racconto, condotto con una prosa che ricorda le sfumate e tenui pennellate degli impressionisti, ma anche il sapiente tocco del fotografo con i suoi scatti di luce e di colore, racconta una duplice storia che tra Capri e San Pietroburgo annoda sentimenti e destini umani, tensioni politiche e spinte sociali tese a ricostruire lo strappo all’interno del bolscevismo. Bussi porta in fabula, con una grande capacità narrativa, il progetto di riscatto sociale di un popolo, quello russo, che non troverà terreno fertile perché a prevalere sarà la linea di Lenin, un progetto che nel suo fallimento si dimostrerà e peserà come un macigno sia negli anni a venire della Russia che del mondo intero.
Adele Tirelli
Ricercatrice storica
Raffaele Bussi, All’ombra dell’isola azzurra, Armando Editore, Roma 2016, pagg. 127, Euro 12,00.