Poesia con Davide Puccini: Il falco e la colomba

Per Missione Poesia, dopo la pausa estiva, ritorniamo proponendo una riflessione sul nuovo libro di Davide Puccini, Il falco e la colomba (Interlinea edizioni). Nella continuazione di una tradizione lirica, tra leggerezza e sfumature linguistiche associate ad una profondità di sentimenti, l’autore si interroga sul senso della vita e del viaggio che tentiamo di percorrere in sintonia con l’universo tutto.

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Nato nel 1948 a Piombino, dove tuttora risiede, Davide Puccini affianca all’attività di filologo e critico letterario quella di poeta e narratore. Per Garzanti, dopo aver contribuito all’antologia Poesia italiana del Novecento (1980), ha curato le opere di Giovanni Boine (1983), il Morgante di Luigi Pulci (1989) e le poesie volgari di Angelo Poliziano (1992, 2012); per la Newton Compton un’edizione integrale del Furiosoariostesco (1999, 2006, 2016). Ha pubblicato nella collana “Classici italiani” della Utet Il Trecentonovelle (2004) e Il libro delle rime (2007) di Franco Sacchetti; per Le Lettere, le Opere di Renato Fucini (2011, 2018, 2022); per le Edizioni di Storia e Letteratura, Favole e Sonetti pastorali di Luigi Clasio (2016). Ha collaborato e collabora con saggi e recensioni a numerose riviste, tra cui “Lingua nostra” e “Poesia”, e codirige “Letteratura cavalleresca italiana”. Nel 2000 è uscita la sua prima raccolta di versi, Il lago del cuore, alla quale hanno fatto seguito Gente di passaggio (2005), Madonne e donne (2007), Parole e musica (2010), Il fondo e l’onda (2016), Animali diversi ed altri versi (2021). È presente in numerose antologie, tra cui A mio padre. L’amore filiale nelle più belle poesie della letteratura italiana da Pascoli a oggi (2007); Umana, troppo umana. Poesie per Marilyn Monroe (2016); Io minuscolo credo (2022). Nel 2015 ha pubblicato il primo romanzo, Il libro e l’anima; nel 2018 il secondo, La stagione del mare.
 
Per ulteriori approfondimenti e recensioni su Altritaliani.net vedere ai link:
https://altritaliani.net/poesia-con-davide-puccini-animali-diversi-e-altri-versi/
https://altritaliani.net/poesia-con-davide-puccini-il-fondo-e-londa/

Il falco e la colomba
 

Il falco e la colomba è la settima opera poetica di Davide Puccini, una raccolta che continua la tradizione iniziata nelle precedenti, quantomeno nelle ultime due, ovvero quella di dare attenzione massima alle creature animali e di concerto ai sentimenti umani, quasi sempre mettendoli in relazione attraverso atteggiamenti, attitudini, comportamenti che raccontano similitudini evidenti e inaspettati slanci di sensibilità.

A me, leggendo questi testi poetici, sono ritornate alla mente le favole di Esopo molte delle quali sono diventate un bagaglio culturale condiviso: in poche righe ci raccontano la storia di animali personificati, con lo scopo di insegnarci una morale. Le favole del resto hanno ancora oggi molto da insegnare, perché contengono sempre un insegnamento morale facile da comprendere anche per i più piccoli. Non avendo trame complesse come le fiabe, ed essendo generalmente testi brevi, comportano comunque un piccolo sforzo, avendo un minimo di intreccio narrativo, che fa interagire i personaggi e confluisce nel finale, dove si traggono appunto le conclusioni morali della storia. Se pure, in realtà, la poesia è più apparentata alla fiaba come dice Novalis che attribuisce alla poesia lo statuto di fiaba, perché quest’ultima implica una visione onirica delle cose che capovolge quella scientifica, la esorcizza, la supera e restituisce al mondo il suo significato originario.

Ora, tornando alla poesia di Puccini: colpisce sempre come riesca a regalarci, in pochi versi, una narrazione completa, una narrazione che, nel caso in esame, è un resoconto del comportamento di un animale, piccolo o grande che sia, e del suo rapporto con l’uomo. Gli animali sono così quasi personificati, hanno un cuore e un’anima, un pensiero e possono essere considerati alla stregua dell’uomo che, tuttavia, rimane sempre molto provato, sorpreso, incredulo – quasi mai indifferente devo dire, per fortuna, – di fronte alle situazioni in cui si viene a trovare rispetto alla sua relazione con l’animale di cui si parla, relazione che si fa dunque quasi paritaria, di confronto, di condivisione  con un procedere che porta il lettore ad esplorare anche alcune caratteristiche ignorate in precedenza, magari rivelatrici, foriere di nuove emozioni.

La prima sezione del libro dal titolo Oikos è tutta basata sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, in specie con gli animali, a cominciare dal testo eponimo dove già si può identificare la poetica di tutta l’opera: Ormai l’uomo si arroga l’assoluto / predominio sul mondo/e unico animale non si adatta/all’ambiente: lo muta / secondo il suo esclusivo tornaconto / e non riflette sulle conseguenze, / come lo stupido che sega il ramo / sul quale sta seduto; la seconda, dal titolo Al tramonto, affonda le intenzioni sul passare del tempo, e su ciò che succede nel suo incedere, ed è ovviamente pervasa da una sensazione di tristezza, a volte di abbandono: Ancora un compleanno, il settantesimo./È un rito trito, ma non il medesimo:/sono troppe le volte dal battesimo./Ormai diventa infausto il pronostico:/per questo il fatto mi pare tanto ostico. Questi sentimenti si congiungono con la terza sezione, Giudizio, quella che rivela il rapporto con la spiritualità, con la stessa religione necessaria attraverso la quale è avventa la conversione. Il poeta ci presenta questa dimensione anche con un dialogo, attraverso alcune poesie, di Anna Maria Carpi dove, tra le alte cose, si evidenzia come l’unico peccato dell’uomo è il difetto d’amore: Dio è amore dicono./Mi guardo intorno. Detto così io non lo ravviso/né in me né fuori, non so cosa s’intenda,/è così vago. (Carpi) L’amore è merce rara al giorno d’oggi/se non è destinato a ottenere/pronto piacere… (Puccini).

Questo libro di Davide Puccini che, va sottolineato, è un raffinato studioso di molti autori, alcuni dei quali grandi maestri un po’ dimenticati dal tempo, ma fondamentali per il nostro percorso culturale e artistico, quali Sbarbaro e Boine, Pulci e Poliziano, Sacchetti e Fucini… tanto per citarne alcuni, questo libro dicevo che, ancora una volta, è scandito da una nitidissima e coltissima lingua, nonché da una metrica dotata di endecasillabi e settenari, strumenti che donano musicalità e narrazione ai testi,  si apre e si chiude con poesie che rappresentano gli uccelli del titolo Il falco e la colomba, quindi con elementi che si alternano tra fonte di minaccia e fonte di salvezza, ponendo in un rapporto di alternanza e similitudine i due uccelli più lontani tra di loro, per caratteristiche, atteggiamenti, simbologia stessa, quasi a rappresentare come sarà il prendere il volo, probabilmente il lasciare questa terra, atto che non potrà prescindere dalla preghiera; ma il passaggio quasi segnato, obbligatorio e peculiare del poeta ci porta, durante tutto il cammino della lettura del libro, ad attraversare quel mare di Toscana (che, tra parentesi, è il mio stesso mare) dove si incontrano esemplari tipici del territorio: la polpessa, il geco, le meduse, la lucertola… in angoli o spazi che, implacabilmente, fanno riaffiorare alla mente il sentimento doloroso del tempo che implacabile scorre, l’avanzare dell’età più matura, e l’inevitabile sopravvenire della meditazione religiosa.

La sapienza con cui Puccini si spende per continuare la tradizione lirica del versificare nostrano, la profondità dei contenuti nella leggerezza delle sfumature linguistiche accentuano, ancora una volta, le sensibilità di un autore che si interroga, e ci interroga, sul senso della vita e sulla sua fine, sul quel viaggio che affrontiamo nella consapevolezza di una necessaria, se pur provvisoria, necessità di vivere in armonia con la natura.

Alcuni testi da: Il falco e la colomba

Il muro

Non so perché mi affascina
il muro che contorna
con la sua dura pietra
o il malridotto intonaco
il terreno che sale
e scende disuguale
adattandosi al vario dislivello.
Anche la grande muraglia cinese
fa parte della serie, come il povero
cimitero marino di paese
o il muro d’orto privo d’ogni cura.
Forse perché per una volta l’uomo
si piega alla natura.

*

Controllo

Meticoloso nel particolare,
ti impegni vanamente nelle piccole
faccende d’ogni giorno con la cura
che si dovrebbe riservare a cose
di maggior conto. Quando stendi i panni
le mollette le scegli dello stesso
colore per lo stesso indumento.
Allinei attento vasi e soprammobili,
sistemi le stoviglie in simmetria.
Ordini i libri con pignoleria
secondo autore secolo e collana
per risparmiare spazio prezioso.
Cerchi il controllo che fa da argine
a ciò che di controllo non ha margine.

*
L’autunno
L’autunno non è altro che una vecchia
estate, prima in piena forza ancora,
con il sole che spinge verso il mare
per farsi intridere dalle acque chiare;
poi sempre vigorosa, nonostante
i certi segni della decadenza,
con il precoce avvento della notte
che pone un freno alle già corte voglie;
languente infine nel freddo del vento
che ammucchia turbinando morte foglie.

*
Al tramonto

I

Com’è triste il declino dell’estate,
il veloce incupirsi
del cielo a sera dopo tanta luce:
pesa sul cuore con il sentimento
dell’imminente fine,
ammonimento truce. Per un attimo:
poi prende il sopravvento
un diverso splendore all’orizzonte
che pure dà calore.

*

II

Sul profilo di Corsica e Capraia
ogni sera si accende intorno al sole
che esce di scena come un grande attore
un tramonto diverso colorato
con strisce sovrapposte a pennellate
quando sfumate quando contrapposte.
Occupa a occidente il cielo intero:
sull’oro e lo smeraldo il rosso ardente
destinato a incupire con il buio
che avanza inarrestabile da oriente
e inghiottisce il fulgore dentro il nero.

*

Conversione

Un giorno mi hai chiamato
per farmi tuo, Signore:
piccoli segni, non grandi miracoli
perché a ognuno è lasciata la scelta
tra vedere credendo e non vedere.
Me ne stavo tranquillo
nell’orgogliosa e ferma convinzione
che l’uomo avesse creato a sua immagine
e somiglianza Dio, e non Dio l’uomo:
nessuna vita dopo questa vita,
solo materia in un perpetuo circolo.
In tale riposante sicurezza
si è insinuato il dubbio:
qualcuno mi ha cercato,
ha provato a bussare alla mia porta?
Non ho risposto una prima volta:
un’illuminazione
che è subito scomparsa.
Ma dopo tante prove
sono stato costretto a prender atto:
per semplice onestà intellettuale
ho poi dovuto ammettere
di avere avuto torto.
Certo la strada non era tracciata
del tutto incerto il porto,
ma per un lungo tratto
tu mi sei stato accanto:
ogni domanda aveva la risposta,
ogni azione la giusta spiegazione.
Il male è spesso un fatto
concreto come il bene,
ma la difesa tiene
e in caso di sconfitta c’è l’appello
dell’infinita tua misericordia
a rinnovare il patto.
Tuttavia, se anche cerco di ascoltare
la tua voce, non sono affatto pronto
a prendere la croce per seguirti
e rinunciare al mondo;
se sono un uomo nuovo, ho il fiato corto
e il vecchio nel profondo non è morto:
ti prego di accettare ancora un poco
le mie ragioni scarne e di mutare
il mio cuore di pietra
in un cuore di carne.

*

L’ascolto

Per ascoltare, prima d’ogni cosa
bisogna non parlare, ma non basta:
bisogna far tacere
ciò che si agita dentro senza posa
(passioni, desideri, amaro assenzio)
per arrivare al centro;
bisogna aprire il cuore per sentire
ciò che dice il silenzio.

Bologna, 20 ottobre 2025

Cinzia Demi

P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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