Trent’anni fa (16 dicembre 1991) moriva lo scrittore Pier Vittorio Tondelli. Che ha raccontato come forse nessun altro l’Italia degli anni Settanta e Ottanta, perduta tra periferie e discoteche, tradizione e modernità, malinconia e voglia di vivere. Questo mio pezzo in suo ricordo è stato incluso in un’antologia “Biglietti a un amico”, dedicata a Tondelli, a cura di Enos Rota, Magellano Fine Books (2017).
*****
Io, Pier Vittorio, l’ho incontrato tre volte e non l’ho incontrato mai. La prima volta al Salone del libro di Torino. 1988. Giravo con la bocca aperta. Per la prima volta incrociavo persone viste solo alla televisione, o di cui avevo letto nei libri (ma quella è Laura Betti? Oddio sì, è lei). E poi un ragazzo alto alto, vestito di nero. Porca miseria, è Tondelli! Ora vado lì e gli parlo. Ma cosa gli dico? Eh, qualcosa gli dico. Ad esempio, che anche io scrivo. Certo che è proprio alto. Fa soggezione. Ha trentatré anni, dieci più di me: è grande. Vado lì e gli parlo. E (di sicuro) faccio una figura da scemo. Tondelli è Tondelli santamadonna. Vive alle porte del cosmo e scrive i libri, gira la notte per le osterie di Bologna, ha studiato con Eco, visto e fatto tutto quel che c’è da fare. Ci ha raccontato un mondo che era il nostro e che non conoscevamo. Io invece sono niente. Mi tormento e fremo quando all’improvviso uno che è lì con me mi tira via. Ma dai, che ci vai a fare, cosa gli racconti, vieni via. Io mi faccio tirar via. Poi capisco il perché di quell’improvvisa agitazione: Tondelli è davanti al banchetto di un’organizzazione per i diritti degli omosessuali. A noi che veniamo dalla periferia di tutto (la sera in settimana la televisione, i sabati pomeriggio in centro a guardare le vetrine e le ragazze, le domeniche le radioline per sentire le partite) certe cose fanno paura. Mi ribello: torno indietro e vado nella bocca del lupo, al banchetto. Tondelli? Andato via. Sparito. Che stupido sono stato! Ma ho imparato la lezione. La prossima volta non mi farò più fregare dall’esitazione, dalla paura e dagli scemi. La prossima volta sarà tutto diverso.
Da quel giorno, comincia a trascorrere il tempo. 1991. È il momento del secondo incontro. Con amici si è messa su una rivistina. Io penso sempre a Tondelli e mi dico: ora gliela spedisco. Anzi, gliela porto. Presto. Prestissimo. Un giorno di dicembre leggo il giornale e l’incontro è con la sua morte. “È morto lo scrittore Pier Vittorio Tondelli”. AIDS. Fugit irreparabile tempus. Pensavo che fosse letteratura; non lo sapevo, che era la vita. Non lo incontrerò mai più, passassero mille anni. Anche per me e per lui il tempo è fuggito irreparabile. Scrivo di getto un raccontino: “Oggi, 17 dicembre 1991, viaggiando lungo la strada che da Genova porta a Firenze…”. Notti silenziose e fuggitive. Ho visto le menti migliori della mia generazione. Distrutte dalla follia, affamate nude isteriche, non era così? E dove cercarti adesso, come sopportare il pensiero dei tuoi ultimi giorni? Del ritorno a casa per morire? Di quella visite inopportune (così l’aveva chiamata il francese Copi) della malattia e della morte?
Poi passa ancora il tempo, ancora irreparabile: 2011. A Parigi, alla Libreria franco-italiana di Rue du Faubourg Poissonnière, c’è una serata dedicata a Tondelli, a vent’anni dalla sua morte. Racconto la storia del Salone del Libro. C’è un suo vecchio amico, Enos Rota: mi regala un libro e una fotografia di Pier Vittorio, vera, di quelle stampate dal rullino. Dopo vent’anni, oggi si rinnova il tuo sorriso, dice il poeta. L’incontro mancato di tanti anni prima di colpo diventa un ricordo meno doloroso. E mentre parlo, mi coglie un pensiero. Tondelli aveva dieci anni più di me. Quando è morto ne aveva trentasei. Io, quella sera, a Parigi (la sera del terzo incontro, in fondo l’unico) ne ho quarantasei. E allora mi dico: lo vedi Pier Vittorio. Adesso sono io ad avere dieci anni più di te: che scherzi gioca il tempo.
Maurizio Puppo
LINK INTERNO ALTRITALIANI RELATIVO A TONDELLI:
- “L’anello mancante. Altri Libertini” di Pier Vittorio Tondelli, una recensione de Carlo Baghetti