Philippe Daverio: l’Italia un museo diffuso. Bellezza e fragilità dei nostri piccoli Comuni.

Apprendiamo con grande dispiacere la scomparsa di Philippe Daverio, critico e grande divulgatore della storia dell’arte, un uomo colto e di classe, che ha celebrato nei suoi testi e nei suoi interventi l’immenso tesoro artistico del nostro paese. Lo ricordiamo riproponendo l’intervista che rilasciò al nostro Armando Lostaglio a Roma in ottobre 2018.

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Lo incontriamo a Roma dopo aver tenuto una lectio sui piccoli Comuni d’Italia, sulle loro bellezze ma anche fragilità: Philippe Daverio si lascia ascoltare con passione, come fa da decenni in televisione oppure leggendolo sulle sue tantissime pubblicazioni di critica d’arte e di storia.

Nell’immenso auditorium della Nuvola (all’Eur) ha esaltato i piccoli centri storici, i tantissimi in Italia capaci di “legare una Pala d’Altare con una fetta di prelibato prosciutto”. È quanto asserisce alla platea di oltre tremila sindaci di comunità al di sotto dei cinquemila abitanti, invitati dai vertici di Poste Italiane: un evento senza precedenti, alla presenza del presidente del Consiglio, Conte e dei ministri Bongiorno e Salvini. E l’intervento del noto critico e scrittore è apparso subito di assoluto valore,  in un contesto variegato di economia e di cultura. Il binomio  fra città e paese, il “Paese dei campanili e non dei campanilismi”; il paesaggio naturale accarezzato e scandito ancora dal battito delle quattro stagioni. “Eppure – attesta Daverio – il Paese Italia è diventato brutto perché la legge l’ha imposto!”. Certo, non è più il paese di un tempo, come ce lo avevano consegnato i nostri antenati, e “rischiano di diventare dei fossili”. Sollecitazioni, queste, che all’uscita dell’auditorium ci hanno lasciato riflettere, e la volontà di approfondire con una intervista che il critico ha immediatamente accettato.

Italia museo diffuso
Philippe Daverio e Armando Lostaglio

Il suo intervento si è particolarmente incentrato sulla bellezza dei nostri piccoli Comuni. Bellezza ma anche fragilità.

“L’Italia ha nei centri piccoli il più vasto patrimonio storico che esista nel continente europeo. Questo patrimonio è in crisi, ha bisogno di un restauro ed ha bisogno di un destino. A cosa può servire ciò che il passato ci ha lasciato? Serve a fare di nuovo un  paese bello. Non bastano le Sovrintendenze. Il paese lo trattiamo malissimo, bloccarlo così com’è non serve a nessuno. Il nostro futuro dipende in gran parte dal suo passato”.

Una sua ipotesi, professore, come operare.

“Un vastissimo restauro, un uso turistico reinventato, un uso di identità del suo restauro. Paese-albergo ma non solo. Perché mai le grandi aziende non potrebbero avere lì i loro centri di ricerca, se però il cablaggio funzionasse, se il sistema delle comunicazioni funzionasse; ecco, noi potremmo importare sul mercato delle qualità di vita che se le sognano nel resto del mondo. Mentre qui da noi sono realizzabili.”

Lei cita spesso anche Craco, il paesino della collina materana franata a valle ed evacuata dal 1963; che può rappresentare in futuro?

Craco borghi più belli d'Italia
Craco – Baselicata

“Craco meriterebbe un intervento economico molto forte della Comunità europea, in direzione di un restauro integrale, mandando anche un po’ al diavolo le Sovrintendenze che pensano che anche una rottura vada conservata. Occorre dare un destino turistico, artigianale, di vita, insomma. Fra il fare un viaggio inutile alle Seychelles e fare una vacanza di tre settimane a Craco d’inverno, gustando funghi e andando a cavallo nelle campagne, cosa sarebbe meglio? I clienti in Europa ci sono e noi non sappiamo ancora come portarli giù. Se fossimo svegli ed attenti li potremmo trovare”.

Proprio sui borghi più belli d’Italia Philippe Daverio sta divulgando recentemente anche in Rai le peculiarità storiche ed architettoniche. Un paese unico il nostro, che occorre soltanto riscoprire e rivalutare con maggiore creatività.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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