Per Un’estate italiana. Di Gabriele De Masi: “Silvi Marina in Abruzzo”

L’estate sta finendo, cantavano i Righeira, ma l’occasione è buona per parlarne ancora. Questo racconto estivo a firma di Gabriele De Masi, ambientato in Abruzzo, evoca un’atmosfera di malinconia e riflessione profonda. La descrizione del mare che accarezza la costa, crea uno sfondo ideale per rievocare i ricordi di persone care e vive nella memoria. La sua prosa mescola il calore dell’estate con il freddo della perdita. I momenti condivisi, i profumi e i suoni di quell’Abruzzo, quasi magico, aiutano il lettore a sentirsi parte di un viaggio nel tempo, dove ogni angolo ricorda un sorriso. I fatti, i luoghi e le persone sono reali e vere. Amarcord, di ore estive riemerse dalla grande nostalgia!

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Il vento ritornò d’improvviso sulla costa. Si mossero in danza gli ombrelloni, i falsi palmizi, le bandiere bianche e rosse della balneazione fino alla prima boa di salvezza, che barcollò ancor più.

“Chissà, come sarà quest’estate!”, esclamò Gabriele a Ornella, seduti sullo strano, piccolo belvedere della pensione Elsa di Silvi Marina, come tanto tempo prima, proprio sulla sabbia, con tre scalini che portano nel mondo dei pirati, lì in quell’antro, ingresso sempre aperto de LOASI di Morgan, posto poco raccomandabile, specialmente di sera, quando, tra dondolio di gonne e smodati complimenti alle fanciulle ci si può facilmente ritrovare in rissa, perché le antiche storie italiane parlano sempre di sorelle, cugine, mogli, amiche, d’apprezzamenti forti e mai, volutamente ineducati.

Area marina protetta dalla Torre del Cerrano al Castrum Silvae

La pensione Elsa apriva la stagione con grande novità. Arrosticini nei giorni dispari e, per fine settimana, il celebre gruppo folk locale, che attacca sempre con Calabresella.

“Non abbiamo ancora pronti tutti i fuochi in cucina, ma una semplice frittura di calamari si può sempre fare”, commentò Peppino, di famiglia, che gestiva per l’anno la struttura.

“Bravo!”, apprezzò Gabriele. “E, per festeggiare, anche del bianco fresco, cristallino, argento e oro, naturale, come il mare di tanto tempo fa. Te ne ricordi Orni?”

I tondini di calamari, teneri come burro, che s’assaporano bene solo in Adriatico, erano già in padella. Peppino vi aggiunse poco altro del pescato mattutino; cuore di fragaglia, piccole triglie, avannotti di totani e minutaglia varia di stretta maglia.
Fu profumo di pescato fritto svelto. Sulla chiara sabbia di Silvi, l’intenso bagliore del sole levantino brillò ancor più infrangendosi sul perlato freddo di una bottiglia di Trebbiano, giunta in tavola per l’evento. “L’offro io! Beviamo. E, tanti auguri. Su, brindiamo!”, sussurrò compito, Peppino, contento di far dono agli amici.

Gabriele De Masi e Ornella Amoroso

“Grazie.” Gabriele sollevò il calice. “E grazie a te, Orni, per tutto, questo tempo di spessore!” Brillava il verde mare d’Abruzzo in trasparenza di vetro, fondendosi con il vino, e la rosaspina profumava intensa, e, il mandorlo, la mela renetta, la nocciola, la mora di rovo, e tutto il muschio dei boschi della Maiella, emanavano essenza che nessuno avrebbe mai più dimenticato.
Il profondo bacio del vino, sottile tra le labbra, fissò preciso il tempo. Il diamante giallo paglierino sanciva un accordo. Per sempre. E, un ricordo.

E il ritorno…

Ora la Pensione Elsa è Albergo.
Peppino non c’è più, partito d’improvviso, lo danno in paradiso.

Fabrizio Sacco, lo chef ingegnere de LOASI di Morgan

LOASI di Morgan è il luogo della Pescara bene e ci si incontra su una spiaggia, divenuta “in”. Fabrizio, appesa al muro la laurea in ingegneria, prepara tutte le specialità dell’Adriatico. Le persone dello stabilimento, invecchiate un po’ tutte, coltivano la cura dei nipoti, con la nostalgia di quanti non ritornano.

 

Il verde mare, la sabbia oro, aspettano, sempre, tutti per la prossima vacanza.
Ah, ah! Nei racconti non si fa pubblicità.
L’ Abruzzo? Non ne ha, certo, bisogno!

Gabriele De Masi

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3 Commentaires

  1. Un viaggio elegante e minuzioso tra emozioni e ricordi di un tempo remoto. Scrittura piena di dettagli e flashback, che con garbo e raffinatezza guidano il lettore tra gli amarcord del poeta e scrittore, mio amico, Gabriele.

  2. Il motore del racconto è la nostalgia: il soffrire il ritorno.
    Quello di Gabriele De Masi è narrazione dell’estate: stagione dell’anima.
    È il tempo dell’accoglienza: si mossero in danza gli ombrelloni.
    È un venir incontro anche delle cose.
    L’ Abruzzo non è sfondo, non è quello d’ annunziano, né di Silone, né di Flaiano.
    L’ autore irpino sceglie il suo singolare bel vedere, la sua estatica contemplazione.
    La figura di Ornella è centrale, sempre viva, e, come tutti i morti non muore mai, ma vive nell’anima.
    Ornella è dialogo mai interrotto.
    È intorno alla tavola che si origina e prende forma il valore il racconto, pieno di sole che fa luccicare la bottiglia di vino e fa diventare oro la sabbia.
    È il miracolo del sole che dona preziosità alle umili e povere cose della terra.
    Altra metamorfosi è la potenza del racconto, che trasforma il fatto in evento e lo risparmia dal ciclone del tempo.
    Ma l’evento resta Ornella, che vive il tempo come dono.
    Anche nel nostro irpino il tempo è tutto interiore, raggomitolato nell’anima, vissuto come rigraziamento.
    De Masi riprende il filo di quel gomitolo e ritesse la stagione della vita.
    La descrizione, le cose, sono cornice; Ornella è il quadro.
    Altra figura: Peppino, la convivialità, il gratuito via, per afferrare l’attimo di gioia, che si dischiude all’oltre.
    La narrazione è dunque ritorno dal molteplice all’ unità dell’ amore.
    Ritorno di incanto di atmosfere, di sinestesia, di odori, di sapori, di profumi, di suoni, di canti, di sensazioni, che diventano percezioni.
    Nel finale De Masi ritorna al tempo del frammento, dell’ora, tempo inautentico.
    Non resta che registrare le metamorfosi di luoghi e tempi .
    Quel Peppino, partito d’ improvviso, lo danno in paradiso, è questa la visione della morte, che si presenta improvvisa senza bussare alla porta della casa dell’ essere umano, ma c’è anche la visione dei viventi, che danno il menzionato personaggio in paradiso.
    S’intende questo, è anche ciò che pensa De Masi.

    Fausto Baldassarre.

  3. La pensione Elsa , per un paio d’anni anche meta estiva della mia famiglia.
    Vi si respirava aria di famiglia, un edificio basso alla fine di un vialone ammorbato dal succedersi impietoso di palazzoni di supponente mole.
    La conoscenza dei luoghi, la bellezza di Silvi Alta, dove ci rifugiavamo di sera o della splendida Atri, grondante di storia, mi ha consentito di godere più a fondo di questa splendida pagina di De Masi, felice simbiosi di prosa e poesia…
    Si può essere poeti autentici anche enumerando con gli aggettivi giusti gli ingredienti di una frittura.
    E poi i ricordi, (per Gabriele uno di incolmabile drammaticità…)…
    Sullo sfondo lo scorrere inesorabile del tempo, sottolineato da grande maestro della parola, dal succedersi delle generazioni o della natura stessa di quella cara struttura alberghiera.
    Già!
    Perché l’evocazione della memoria è sempre e comunque preziosa « occasione di poesia »!

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