Pasolini e Roma, principio e fine. Un ricordo a 50 anni dalla scomparsa.

Roma come destino per Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale del XX secolo che, di origine bolognese-friulana, fu talmente affascinato dall’immagine della Città Eterna da riuscire a reinterpretarla, meglio di ogni altro ed a trasporla, come nessuno, in chiave poetica.

Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di gioie che risultarono false,
su un treno lento come un merci,
per la pianura friulana coperta da un leggero e duro strato di neve.
Andavamo verso Roma. […]

Ho vissuto
quella pagina di romanzo, l’unica della mia vita:
per il resto – che volete –
sono vissuto dentro una lirica, come ogni ossesso.

                                                                                              Pier Paolo PASOLINI

Pasolini e Roma, SilvanaEditoriale 2005 (a cura di Enzo Siciliano)

Per Pasolini Roma non era solo uno scenario cinematografico o un luogo in cui vivere. Con questa città egli ebbe una vera relazione passionale, fatta di sentimenti misti di amore e odio, di fasi di attrazione e rifiuto, di voglia di allontanamento e di piacere del ritorno, una specie di rapporto imprescindibile tra Eros e Thanatos.

Qui visse, si ispirò, in maniera viscerale, lavorò e morì, prevedendo nei particolari la sua fine, come molti anni fa in una manifestazione pubblica dichiarò, con parole sconvolgenti, il suo amico di sempre, uno dei pittori più importanti del Novecento, il friulano Giuseppe Zigaina.

La Città Eterna fu, per Pasolini, uomo pubblico e analista instancabile dell’evoluzione della società italiana, il principale punto di osservazione, il suo permanente campo di studio, di riflessione e di azione. Divenne anche il teatro delle persecuzioni che il poeta ebbe sempre a subire da parte dei poteri di ogni genere e dell’accanimento dei media che per 20 anni lo trasformaron in capro espiatorio, nell’uomo da demolire ad ogni costo, per la sua diversità e la radicalità delle sue idee sulla società italiana.

Ma il suo messaggio, il suo esser come i veri intellettuali, sempre, ante litteram, non c’ha lasciato da quella notte del 2 novembre 1975 e di esso vediamo l’evoluzione continua ogni giorno, tra vita politica, sociale, cultura, cinema e, soprattutto, televisione.
La sua modernità, infatti, è stata nell’esprimersi, nell’antecedere non solo la Poesia, ma anche la Storia.

Quel suo voler guidarci affettuosamente seppur in silenzio e spenti dalla vita e dalla violenza della vita stessa – declinata a più livelli – rimarrà sempre con noi, con chi non vorrà dimenticare di ricordarlo, aldilà degli anniversari, autentico patrimonio dell’umanità oltre il tempo, fuori dal tempo.

Maria Cristina Nascosi Sandri
Da Ferrara

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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