Anche quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è rivelata antesignana: La La Land è stato, come è successo per altre pellicole da Oscar negli anni scorsi ‘passate’ per Venezia, la pellicola d’apertura per la Kermesse veneziana, un portafortuna più unico che raro, dunque.
Miglior film a – imbarazzante – sorpresa MOONLIGHT .
Incidente sulla proclamazione che aveva dato l’Oscar 2017 a La La Land…
Un Warren Beatty imbarazzato ed incredulo ha dovuto comunicare alla fine dei ringraziamenti del team di La La Land che non avevano vinto.
Sembrava uno scherzo ed invece è accaduto.
Forse uno scambio di buste, chissà.
Signorile, pur se malinconico, il cambio di mani della statuetta, mentre i produttori di La La Land affermavano: « Siamo contenti di passarlo a voi« .
Intanto la Price Water House Cooper, la società che si occupa del conteggio ed i voti agli Oscar ha annunciato di avere aperto un’inchiesta sul quanto è successo.
MOONLIGHT , l’opera prima di Jenkins Barry , riporta sul red carpet uomini e donne di colore e per un attimo il ricordo va a Indovina chi viene a cena?, del 1967, capolavoro ‘apripista’ di Stanley Kramer.
Candidato ad 8 Oscar ne porta a casa 3: miglior film, sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista, un meraviglioso ed umilissimo Mahershala Ali che alla consegna del premio ringrazia sommessamente, augurando ‘pace e benedizione’ per tutti, per un mondo senza guerre e dolore.
Il film diviso in 3 parti, racconta la storia di un uomo da bimbo ad adolescente fino all’età adulta, alla ricerca anche di un’identità sessuale all’ombra dei sobborghi di Miami.
LA LA LAND ha avuto 6 Oscar: il più importante è, oltre a quello di Emma Stone come miglior attrice protagonista, e per la regia ad un giovanissimo Chazelle, è quello per la miglior colonna sonora che va a Justin Hurwitz e per la miglior canzone « City of stars » sempre sua, Benj Pasek e Justin Paul.
Sia permessa una nota a margine di chi scrive: forse il film, è stato sopravvalutato, pur essendo un’ottima prova da film e si può dire, parafrasando Fellini, che sia stato piuttosto un’ottima…prova d’orchestra.
E’ proprio la glossa musicale degna di professionisti ed artisti dei grandi Fifties and Sixties Musicals americani, ‘gli’ Hammerstein e, più tardi, ‘i’ Sondheim, a far la parte del leone ed a rendere magica l’atmosfera della pellicola, non esattamente le pur dignitose, ma non da Gene Kelly o Fred Astaire o Cyd Charisse o Ginger Rogers, performances ‘ballerine’ di Gosling e della Stone.
L’italiano BERTOLAZZI: dedico l’Oscar agli immigrati
« Sono un immigrato, vengo dall’Italia e lavoro in giro per il mondo. Questo premio è per tutti gli immigrati » – ha detto Alessandro Bertolazzi che ha vinto l’Oscar del cinema per il miglior make-up and hairstyling, insieme con Giorgio Gregorini e Christopher Nelson per il lavoro fatto nel film Suicide squad, scritto e diretto da David Ayer.
« Grazie, voglio parlare, devo parlare, ho aspettato per 50 anni e forse di più » – ha aggiunto Bertolazzi sul palco, rendendo omaggio anche alla moglie Giovanna che lo ha supportato per tutta la vita.
FUOCOAMMARE, battuto da O.J. Made in America
Non ce l’ha fatta Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi sugli sbarchi dei migranti a Lampedusa, candidato all’Oscar come miglio docu.
Era l’unica pellicola italiana in corsa per gli Oscar, dopo il trionfo alla Berlinale.
Fuocoammare è stato battuto dal favorito O.J. Made in America , di Ezra Edelman, docu di oltre 7 ore e mezza sulla storia dell’ex-giocatore di football americano O.J.Simpson.
« Essere arrivati nel cuore di Hollywood con immagini e sentimenti legati al dramma dei migranti, è già un grande successo » – ha asserito Rosi, ringraziando, in pectore, la grande ed omaggiata Meryl Streep, in prima fila alla Dolby di Los Angeles, sua massima sostenitrice proprio a Berlino, quest’anno.
Maria Cristina Nascosi Sandri