Se andrete a Ravenna, città del mosaico per eccellenza, vale la pena scoprire il nuovo e bellissimo allestimento della collezione dei Mosaici contemporanei del MAR – Museo d’Arte Moderna. Novanta opere contemporanee – in un percorso espositivo allestito in tre sezioni. Ne scrive da Ravenna la nostra Elisa Castagnoli.
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“Mosaici contemporanei” come titola la collezione permanente recentemente riallestita al MAR di Ravenna pone sotto nuova luce l’evoluzione del mosaico moderno e contemporaneo sulla scena internazionale a partire dalla svolta avanguardista del ‘59 fino alle più nuove e originali declinazioni dei giovani artisti d’oggi. Nella prima parte della mostra troviamo l’intera collezione dei quadri a mosaico presentati al museo ravennate alla fine degli anni ‘50 al momento cardine di rinnovamento dell’arte musiva nel suo interfacciarsi con l’arte moderna. Ai quadri dipinti da alcuni tra i più influenti artisti dell’informale italiano si affiancano le loro traduzioni/interpretazioni a mosaico in dialogo con le tele precedenti. Le due esistono in una sorta di dipendenza e interrelazione, traduzione da un medium all’altro che comporta tuttavia un’interpretazione del cartone modello nella diversità intrinseca tra i due linguaggi e rispetti mezzi espressivi.
Il mosaico è inizialmente in questa svolta moderna “quadro a mosaico” ispirato alla tela ma intrinsecamente differente dalla medesima dato l’aspetto tridimensionale della tessera che nella sua frammentazione si sostituisce al continuo della pennellata con una spazialità differente e soprattutto con un’espansione inedita della luce data come riflesso diffuso o irradiazione intrinseca al colore.
Giuseppe Santomaso, / Romolo Papa “Il muro del pescatore” (1954-1959)
Stessi colori, stesso vivido disegno dal quadro al mosaico. Emerge il riflesso diffuso della luce sul fondale blu marino e il contorno nero che si staglia netto e incisivo su macchie rosse, bianche e altre striature colorate. Come in tutta la pittura informale domina la traccia, il segno, la scrittura personale dell’artista sullo sfondo materico: l’iscrizione di un gesto dallo spazio o dal corpo alla tela poi qui a sua volta ritradotto nel mosaico. Non siamo più nell’assoluta astrazione di forme ma in un luogo dove i segni vivono di vita propria, non figurativi eppure significanti al momento della loro emergenza creativa come materia e come colore. Nel mosaico, ulteriormente, il fondo materico delle tessere è ancora più evidente mentre l’omogeneità della pennellata si perde a favore di una scacchiera di tasselli che pur non trovando totale fusione visivamente appaiono investiti di una potenza di luce espansa all’ennesima potenza come pura vibrazione luminosa.
Marc Chagall /Antonio Rocchi, “Il gallo blu” ( 1951-1959)
Il mosaicista ravennate Antonio Rocchi nel ’58 interpreta il celebre acquarello di Chagall mantenendo le stesse dimensioni e tonalità del quadro originale: l’atmosfera magica e immersiva di un blu onirico e sognante come nei suoi cieli dipinti sopra Parigi contro cui si staglia il profilo distintivo di un animale totemico – il gallo qui – dove si nasconde e si intravvede quello dell’artista. In definitiva riemerge il suo mondo immaginario e fiabesco dove gli animali assumono simbologia e potere, gli umani volano liberi al di sopra delle città e gli amanti si ritrovano nelle notti stellate di cui il blu incarna perfettamente l’ordito segreto; là, la surrealtà della pittura di Chagall attingendo alla Bibbia, alla cultura popolare ebraica e alla sua storia personale si impone con i suoi simboli indelebili ed eterni. Il mosaico resta fedele al quadro originale creando nello specifico uno spazio tridimensionale splendente di tessere mentre il fondale blu nelle diverse sfumature di tasselli giustapposti domina riportando al centro della scena il rifulgere del colore prima del soggetto e del disegno.
George Mathieu, “Omaggio a Odoacre”( 1959)
Considerato il padre dell’arte gestuale George Mathieu inserisce paste vitree, vetro soffiato e smalti su una base in cemento senza ricorrere a un cartone preparatorio né partendo da un quadro precedente. Come nelle sue tele dove getta direttamente il colore dai tubetti alla superficie, anche qui inserisce le paste vitree direttamente sul fondale senza ricorrere a un disegno-modello precedente. Sceglie di piegare il mosaico al proprio linguaggio gestuale e materico cercando il gesto spontaneo, l’impulso primo e immediato che rende visibile il tumulto del processo creativo prima dell’opera finita, ora in un’esplosione di segni ora in una singola traccia vitrea imponendosi in rilievo. L’opera scaturisce, il mosaico in questo caso, dal diretto contatto con la materia e per tale processo diviene autonoma, emancipandosi dalla pittura precedente per dare fondo e forma al proprio intrinseco potenziale espressivo. Così il volto di Odoacre si perde esploso in una serie di tracce, smalto e paste vitree su un supporto tridimensionale che diviene letteralmente campo di battaglia della creazione. Si perde l’idea di volto, il ritratto per ricongiungersi a un potenziale espressivo più antico a cui attingere dando spazio a questo fondo istintivo nella potenza esplosa della materia.
“Mobile aulico” di Giosetta Fioroni
Compare nella sezione Mosaico e Design dove l’accento si pone sul design contemporaneo al quale si aggiunge il rivestimento mosaicato. Verde come uno spazio che si staglia tra l’acqua e la terra la Fioroni abita questa dimora immaginaria da un lato natura, dall’altro casa fiabesca dove una scalinata d’oro riconduce a un orizzonte indefinito oltre il presente. I suoi simboli più noti ricompaiono: la luna gialla a ridosso della terra, una scalinata misteriosa conducendo verso l’alto, animali simbolici e antropomorfi che popolano il suo universo. La casa di Giosetta è lunare e stellare insieme, verde e azzurra nelle tessere mosaicate come la natura e il suo riflesso nell’alto, radicata nella terra, nel verde del suolo ma a un passo dal cielo. In quello spazio fiabesco e onirico insieme, dove il segno prende corpo, tridimensionalmente, di fronte agli occhi.
Declinazioni Contemporanee
Dagli anni ’70 ad oggi il mosaico contemporaneo spazia attraverso le più svariate tecniche e sperimentazioni di materiali emancipandosi dall’idea di pura esecuzione rispetto a un’immagine pittorica già stabilita. Tutto può essere tessera a partire dal più piccolo frammento, tutto può divenire mosaico visto come opera d’arte totale che può tradursi in installazione, rilievo, pittura musiva o semplicemente tela appesa composta da tasselli e ingobbi di smalti, vetri, stoffe, stracci o altri materiali sintetici. Non ci sono limiti all’idea di opera e alle sue modalità di realizzazione materica per l’artista che si fa interprete dell’oggi nei suoi nodi problematici e tendenze stilistiche.
Così passiamo da un lago d’acqua smeraldo fatto di tasselli verdi vitrei a un’installazione a mosaico fatta di nappine di stracci gialli e viola appesi, alla libreria in rilievo di Samantha Holmes fatta di tasselli-libri, e ancora a un cielo blu oltremare mosaicato. Ci sono ritratti di volti che emergono in frammenti come lasciti di memoria da un fondale oscuro, il rifacimento di una finestra ogivale su fondale oro nella ricerca di un sacro Graal moderno, o ancora un unicorno uscente in rilievo da uno specchio fatato. Per l’artista Roberto Grasso, infine, il mosaico diviene “l’essere sospeso” in un’invisibile trama fatta di pasta vitrea e silicone su un fondale di stoffa quasi trasparente. Evoca in maniera sottile la filigrana della memoria o del sogno e l’essere appesi in questa lieve trama di ragno abitata solo dai sensi e dall’immaginazione come dentro una città invisibile di calviniana memoria. Mappa lieve delineata dal filo d’Arianna dello scorrere stesso dell’esistenza.
Elisa Castagnoli
Sito del MAR di Bologna : http://www.mar.ra.it/ita/Collezioni/Mosaici-moderni-e-contemporanei