Dall’isola d’Elba a quella di Montecristo, passando per lo Château d’If, un periplo avventuroso che immerge nella storia, con un personaggio sempre di attualità, che unisce Francia e Italia.
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Centottant’anni e li porta benissimo. Nato nel 1844 dalla piuma di Alexandre Dumas, ha visto il giorno a puntate sul Journal des Débats e da allora Edmond Dantès non ha cessato di manifestarsi in libreria, al cinema, in televisione.
Sotto forma di libro, di fumetto, di molteplici film, di sceneggiati come si chiamavano le serie televisive nel secolo scorso o come mini-serie o fiction in tempi più recenti, il personaggio di Edmond Dantès, alias il conte di Montecristo, continua ad essere di attualità e ad affascinare.
In questo 2024 due nuove versioni, una cinematografica con “Le Comte de Monte-Cristo” realizzato da Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte e presentato “fuori concorso” al Festival di Cannes, e una mini serie del regista danese Bille August, proposta in anteprima in ottobre alla recentissima Festa del Cinema di Roma.
Il film in sala in Francia dal 28 giugno, e anche disponibile in VOD dal 6 novembre con Pierre Niney (già interprete dell’Yves St Laurent cinematografico) qui nei panni del protagonista ha conosciuto e continua a conoscere un grandissimo successo. Tra le critiche per lo più unanimi nel celebrare il successo di questa ultima versione cinematografica, che per tre ore tiene lo spettatore incollato alla poltrona, una per tutte quella di France Culture: “un bell’adattamento, giustificato, più moderno, che ravviva il mito” ….
Dantès, come precedentemente affermato, è dunque sempre ben vivo e attuale.
Tra le voci meno entusiaste si critica una mancanza di forza drammatica. Il pubblico però con oltre 9 milioni di spettatori lo ha fatto entrare nei TOP 20 dei film francesi più visti della storia.
In Italia è già in VOD dal 26 ottobre mentre è ancora da determinare la data per la sua uscita sul grande schermo.
La fiction, una coproduzione italo-franco-anglo-danese e prodotta in lingua inglese, è destinata al piccolo schermo e sarà trasmessa in televisione da France 2 e da RAI 1 (in Italia si parla di programmazione nel 2025). Una serie di otto episodi di 50 minuti distribuiti in quattro serate.
Questo ennesimo Dantès è impersonato dall’attore inglese Sam Claflin mentre Jeremy Irons “veste il saio “dell’abate Faria. Tra gli interpreti anche due attori italiani Michele Riondino (il Vincenzo Florio di I leoni di Sicilia) e Lino Guanciale (il Commissario Ricciardi televisivo).
Edmond Dantès, vittima di un complotto, da marinaio e futuro capitano della nave Pharaon molto rapidamente si ritrova misero prigioniero nelle ben tristi celle dello Château d’IF, (l’isolotto-prigione di fronte a Marsiglia). Di qui, dopo quasi tre lustri riuscirà rocambolescamente a fuggirne “grazie all’abate Faria” e sempre grazie a quest’ultimo a trovare un tesoro per poi riapparire ricco e sotto le spoglie di un nobile, il Conte di Montecristo, da cui il romanzo prende appunto il nome.
La storia è ben nota.
È la storia di una ingiustizia e di una vendetta, una studiata e sofisticata vendetta in un lungo cammino verso la libertà.
Un bel romanzone d’appendice pieno di intrighi, inganni e colpi di scena in cui la storia si mescola con la Storia prendendo in prestito luoghi e personaggi adattandoli e rendendoli così veritieri e reali agli occhi dei lettori al punto che la realtà ha dovuto adattarsi alla finzione.
Se un abate Faria è esistito ed è finito nelle prigioni dello Château d’If, non è certo l’abate Faria creato da Dumas, e delle sue vestigia non vi sono tracce nella vecchia fortezza.
La cella invece del Faria di Dumas, cosi come il romanziere francese la ha descritta si può ben visitare e così pure quella di un Dantès, che mai ha soggiornato al “castello” in carne ed ossa. Francois-Pierre Picaud, il ciabattino, la cui tragica storia avrebbe ispirato Dumas per il personaggio di Dantès fu incarcerato per sette anni ma nella prigione di Fenestrelle, un forte in provincia di Torino.
Le due celle, quella dell’abate e quella del futuro conte, sono dunque creazioni ad hoc che attirano costantemente un gran numero di turisti su questo isolotto, brullo e roccioso della rada di Marsiglia.
Un bel tour nel Mare Nostrum tra le isole: partendo dall’Elba, dove la nave Pharaon ha fatto scalo all’inizio del romanzo, alla vigilia della fuga di Napoleone Bonaparte per l’epopea dei 100 giorni. Passando per lo Château d’If, il cui castello deve la sua costruzione al volere di François 1er, che vi si era recato per ammirare il rinoceronte che lì aveva fatto scalo in attesa di raggiungere Roma, come dono del re del Portogallo al Papa. Arrivando poi all’isola di Montecristo, che come l’isola d’Elba si trova nell’arcipelago toscano. In una sorta di boucle-bouclée, il giro è fatto, il cerchio chiuso.
A queste potremmo aggiungere anche l’isola di Malta che è servita per girare numerose riprese dell’ultimo film. Il cerchio si riapre e allo stesso tempo si richiude se si pensa che l’identità costruita da Dantès per il suo Conte, in un gioco di incastri lo vorrebbe figlio di un armatore maltese.
Un bel tour facilmente realizzabile di queste isole che attirano sempre un gran numero di turisti sulle tracce del famoso prigioniero, di Napoleone o più semplicemente in cerca di natura, di riposo, di vacanza.
Tutte oggi di facile accesso, ad eccezione di quella che porta il nome del Conte e sulla quale il turismo è strettamente regolato e limitato in quanto Montecristo è una delle più importanti isole per la tutela della biodiversità dell’Arcipelago Toscano e del Mar Tirreno.
Un tempo queste isole, come tante altre erano per lo più luoghi di detenzione, scelte per le loro piccole dimensioni e la difficoltà per raggiungerle e soprattutto per allontanarsene. Ne sapeva qualcosa il Bonaparte che dopo aver conosciuto l’Elba era finito nella meno accessibile e ancor meno ridente sant’Elena.
Circondata dal mare che veicola l’idea di grande spazio, aperto e libero, l’isola isola dal mondo e allo stesso tempo libera lo sguardo sull’orizzonte lontano a 360 gradi.
L’isola ha segregato Dantès, ma grazie al mare ha ritrovato il cammino verso la libertà. Un cammino lunghissimo in cui la vendetta brilla come stella polare che indica il suo nord.
Ma la vendetta, pur se per riparare una atroce ingiustizia, non può liberare l’animo e portare alla vera libertà. Questa forse potrà essere conquistata finalmente attraverso un nuovo cammino quello che il Conte intraprende con Haydée, la donna che da anni gli è vicina.
E di nuovo il mare solcato dalla nave con le vele spiegate chiude il romanzo con le ultime parole di Dantès scritte nella sua lettera di addio “ Attendre et espérer”. Aspettare e Sperare. Spes è sempre l’ultima dea!
Storie di destini incrociati in questo Mare Nostrum che separa e unisce Francia e Italia, che ci racconta di storie e di Storia, in una sorta di scambio continuo tra questi due paesi. Uno scambio che dura da centinaia di anni e che arricchisce reciprocamente le due nazioni più simili tra loro di quanto non pensino forse di essere.
Tosca non di nome, ma di fatto, anzi di Misfatto