Se la Venezia del Ventunesimo secolo ha poco o nulla a che vedere con la città ricca e cosmopolita che nel Quattrocento dominava il Mediterraneo, c’è tuttavia un fil rouge che pare saldare questo nostro presente catastrofico con la grandezza di una città il cui fascino continua ad irradiare, nonostante tutto, a pelo d’acqua. E questo legame è iscritto, o meglio sarebbe dire scritto, nei libri. Nei libri in quanto oggetti prodotti dall’arte sapiente della rilegatura e nei libri in quanto veicoli di conoscenza, di scienza e di poesia.
La storia della stampa si intreccia con la città di Venezia ancor prima dell’invenzione dei caratteri mobili, infatti, già nel Trecento, nella Laguna si sperimentavano nuove forme di stampa attraverso l’uso della riproduzione xilografica, soprattutto per riprodurre tabule (utilizzate dagli scolari per imparare l’alfabeto) e salteri (raccolta di preghiere utilizzato per imparare a leggere), molto richiesti dai numerosi studenti cittadini. Venezia era una città nella quale lo studio e il commercio erano vivissimi e i libri erano un’effettiva necessità. Quando dunque l’invenzione dei caratteri mobili arrivò nella laguna trovò terreno fertile e divenne in poco tempo un mercato fiorente, con all’attivo oltre 200 macchine da stampa alla fine del XV secolo e nomi illustri che rimarranno impressi nella storia del libro, come quello di Aldo Manunzio.
Anche nell’odierna Venezia si continuano a stampare libri e, nell’ottobre del 2022, è nato un nuovo editore: Molesini Editore Venezia. Andrea Molesini, veneziano, scrittore e traduttore, autore, tra gli altri libri, di Non tutti i bastardi di Vienna, vincitore del Premio Campiello nel 2010, ha deciso di fondare una casa editrice di poesia al motto vitruviano di firmitas, utilitas, venustas: solidità, praticità, bellezza. Creare una casa editrice oggi è già una scommessa non da poco, fondarne una di sola poesia poi, parrebbe ancor più un azzardo. Ma è proprio nell’intento «di rivitalizzare il ruolo della poesia, e della riflessione sulla poesia, nella vita letteraria italiana», come si legge nel sito web dell’editore, che nasce questo interessante progetto. Poesia dunque, e grande cura e attenzione nei dettagli dell’oggetto-libro. I libri pubblicati da Molesini, infatti, sono libri in formato tascabile, realizzati con carta di qualità, rilegata e cucita a mano e caratterizzati da una grafica essenziale con colori vivaci e senza immagini, firmata dal grafico Giacomo Callo. Il carattere tipografico utilizzato è il Baskerville Original, inventato da John Baskerville durante l’Illuminismo, un carattere non molto comune nell’editoria contemporanea, la quale preferisce il Garamond. Una scelta, quest’ultima, che vuole omaggiare la libertà di pensiero e la laicità. I libri di autori stranieri sono poi presentati con testo originale a fronte, una pratica essenziale per un testo poetico il cui ritmo e il cui respiro vivono realmente solo nella lingua d’origine.
Molesini Editore pubblicherà 10 libri all’anno, i primi 7 titoli sono usciti alla fine del 2022 e il primo libro della collana è Messaggio di Fernando Pessoa, tradotto da Francesco Zambon, il quale ha curato anche la prefazione e il commento al testo. Un titolo significativo che inaugura la collana e che pare davvero lanciare un messaggio, quello di un’utopia necessaria in un mondo alla deriva. La poesia visionaria di Pessoa, che in questo libro narra in versi la vicende di un re del ‘500, re Don Sebastiano, il quale deve ritornare in patria per fondare il Quinto Impero della storia universale, è una poesia che vuole salvare il mondo e che per farlo trasla verso un piano spirituale e recupera il mito come fondazione.
«Sogno è vedere le forme invisibili
Della vaga distanza e, con sensibili
Moti della speranza e del volere,
Cercare sulla fredda linea dell’orizzonte
Albero, spiaggia, fiore, uccello, fonte –
I baci meritati della verità».
Pessoa, II. Orizzonte
Il secondo volume pubblicato, tradotto da Emilio Coco e arricchito di un saggio di Marco Frizzini è Il pesce rosso che ci nuota nel petto, della poetessa e scrittrice nicaraguense Gioconda Belli, ex militante del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale. Si tratta di una raccolta che analizza, con una lingua poetica tesa fino alla prosa, i legami amorosi, le lotte femministe e gli elementi della natura. La scrittura chiara e precisa di Belli apre, spalanca voragini di senso e crea immagini che restano attaccate senza tregua alla retina. Un’ironia tagliente raggira con abilità gli stereotipi che spesso accompagnano il parlare d’amore o il parlare della femminilità e trasforma il dire in una lucida disamina del mondo e degli esseri umani.
«Abitante millenaria
Della precarietà dei sogni
Desidero l’angolo della tua spalla
Piangere sulla tua schiena
Attraccare la mia barca sul dorso del tuo braccio
Penisola della mia speranza».
Gioconda Belli, Dichiarazione di vulnerabilità
Oltre a Pessoa e Belli sono già uscite le raccolte poetiche di Emmanuel Moses con Oscuro come il tempo nella traduzione di Andrea Molesini, Bianca Tarozzi con Devozioni domestiche, Il tempo degli spaventapasseri di Jozefina Dautbegović, tradotto da Neval Berber, Gilberto Sacerdoti con Peltro e argento e Francesco Zambon, quest’ultimo con L’iride nel fango, un suggestivo commento a L’anguilla di Eugenio Montale, un viaggio negli abissi fangosi tra il mondo umano e non umano.
Un panorama poetico, insomma, quello di Molesi Editore, che pare intercettare tematiche cruciali del presente e che lo fa con la parola più profetica della quale disponiamo, quella poetica. Aspettiamo dunque le nuove pubblicazioni di questo nuovo anno, sicuri che questa nuova avventura editoriale e poetica arricchirà il panorama editoriale italiano e ci ricorderà, ancora una volta, che la poesia è sempre stata là e non può «fare naufragio».
«Ma prima di tutto c’è la poesia, più misteriosa, più incandescente, più aspra ancora
la poesia che è la nostra fame, la nostra sete, la nostra necessità e il nostro desiderio […]
Il mare in tempesta che ci lacera
il docile mare che ci rispecchia
il mare traslucido dove vediamo tesori insospettabili
il mare nero come un incubo senza fine
la poesia continua là il suo viaggio
galleggia
hai mai visto una poesia fare naufragio?»
Emmanuel Moses, Il mare interiore
Elisa Veronesi
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