Io non abitavo a Macondo, piuttosto in quel ramo del lago di Como,
quello che volge a mezzogiorno sotto il cielo di Lombardia che è bello quando è bello.
Eppure Macondo aveva un grande fascino soprattutto per Remedios la bella, assunta in cielo come la Vergine Maria, probabilmemte appunto per la sua bellezza.
Il problema è che all’idea del popolo, della sua sanità, anzi della sua santità, da tempo riflettevo e l’apparizione improvvisa di Remedios aveva finito con il coesistere con Lucia, la sua assennata e misteriosa poesia, il suo silenzio.
Per uno strano caso I promessi Sposi vengono riproposti mentre il clamore di Macondo conosce un nuovo fulgore per la morte del suo inventore, Garcia Marquez.
Quasi tutti i lettori della mia generazione giurano di essere abitatori di Macondo.
Ma Macondo, città invisibile, finisce con l’avere consistenza mentale e sentimentale, appartiene all’immaginario senza essere una fiaba, ricorda il mondo sottano di Alice nel paese delle meraviglie, i prodigi dell’operazione visionaria che li si compiono. Cose che sono piccole e che all’improvviso crescono, si dilatano, altre che spariscono e appaiono di nuovo.
Ricordate il gatto con l’orologio che corre sempre di fretta? Non assomiglia all’apparizione ed all’improvvisa sparizione di Remedios?
Ricordate l’apparente crudeltà della Regina che in maniera spiccia ordina:
« Tagliate la testa a tutti ».
Anche il colonnello Buendia in fondo non piglia la guerra sul serio.
La guerra è uno dei ritmi dell’esistenza e della storia, come l’amore.
Tutto è naturale nel mondo di Macondo come tutto è straordinario in quello dei Promessi Sposi.
L’essere giunti alle sorgenti della luce è per lo scrittore lombardo una grande avventura, la più straordinaria possibile. Si puo’ dire che la noia non possa esistere nel mondo di quel “ramo del lago di Como”. Non esiste neppure a Macondo.
Ma la naturalezza straordinaria sull’avventura della vita e della storia ha una profondità diversa a Macondo che nei Promessi Sposi.
C’è come una presenza invisibile dietro Lucia che dà serenità e certezza e che giudica secondo misericordia e giustizia. Ci sono altre categorie oltre la felicità e la naturalezza, oltre il riso e la gioia, categorie umane orizzontali per cosi’ dire. C’è un verticalismo che rende drammatica la visione.
Per esse la visione della storia è sovvertita: I potenti vengono giudicati secondo come si comportano nei confronti degli umili e questo rende tesa l’immagine, e tesa la narrazione.
Carmelina Sicari