Marina Petrillo e la sua opera poetica ‘Indice di Immortalità’

Su Missione poesia proponiamo il secondo articolo di novembre 2025 riferito all’opera Indice di Immortalità di Marina Petrillo, un’opera dalla fortissima dimensione onirica che nella sua complessità, e attraverso la parola poetica, celebra la creazione e la creatività dell’esperienza umana, concentrandosi sulla ricerca interiore per la costruzione di un percorso di vita.

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Marina Petrillo, Un thè con la poesia novembre 2025

Marina Petrillo è nata a Roma, città nella quale vive e risiede. Venuta a contatto giovanissima con ambienti letterari e circoli poetici, entra in contatto con poeti quali Paolo Ruffilli, Aldo Piccoli e Franco Zagato. Nel 1984 partecipa alla manifestazione “Poeti in Piazza”, Venezia. Nel 1986 pubblica la sua opera prima, Il Normale astratto (Edizioni del Leone), con prefazione di Aldo Piccoli. Seguirà un lungo periodo connotato dal desiderio di entrare in contatto con nuove discipline e vie di sperimentazione artistica e di scrittura volte all’interconnessione tra vari campi di ricerca. Interessata all’aspetto trascendente della realtà, si dedica allo studio di discipline quali la Cabala e all’ermeneutica di testi sacri e filosofici di varie culture. Oltre che autrice è anche pittrice. Dalla collaborazione con l’artista reggiano Marino Iotti, nasce nel 2016 Tabula Animica, percorso artistico poetico premiato nell’ambito dell’Art Festival di Spoleto nel 2017, pubblicato a tiratura limitata. Nel 2019 pubblica per Progetto Cultura, Materia redenta, opera segnalata nel 2020 nell’ambito del Premio Internazionale Mario Luzi. Sue poesie compaiono su riviste letterarie e antologie. Ha collaborato alla rivista on-line “l’Ombra delle parole “di Giorgio Linguaglossa e suoi articoli sono apparsi sul Mangiaparole. Promuove e organizza eventi volti alla diffusione della poesia, collaborando con numerosi poeti e artisti. A settembre 2023 è stata pubblicata l’opera poetica Indice di immortalità, con saggio introduttivo e post-fazione del Professore Francesco Solitario, dalla Casa editrice Prometheus, testo che si è classificato vincitore nell’ambito del “Premio Internazionale Centro Giovani e Poesia – Triuggio” 2023. È intimamente convinta dell’intrinseco legame che si instaura tra poesia e Phonè, tale da evocare, in chi ascolta, l’attivazione di uno stato introspettivo fecondo alla propria crescita interiore.

Conosco Marina Petrillo da alcuni anni, ci siamo viste in coincidenza di eventi di poesia e, da subito, mi è piaciuta. La trovo una figura centrata sul suo lavoro, sulle sue riflessioni e nella sua vita. La poesia riveste un ruolo primario, di introspezione e ricerca, nei suoi pensieri e nella sua elaborazione, un ruolo che si espande in varie direzioni che ne compongono la complessità di ragionamento e la miscellanea con le altre discipline di cui si occupa. Una commistione non semplice da rivelare, ma affascinante nel suo incedere, per spunti talvolta inafferrabili se pur veri e presenti. Lieta di averla con noi al thè con la poesia di novembre, a Bologna, per conoscere ancora meglio la sua poetica.

Indice di immortalità

Quanti temi si possono esplorare nell’elaborazione di un libro di poesia? Quali discipline si possono fondere con quest’arte? Marina Petrillo, nella complessità della sua opera, Indice di immortalità, con un linguaggio che integra lirismo e filosofia, mette in relazione l’uomo con il divino, cerca di indagare il silenzio, confronta memorie e dimenticanze ispirandosi, tra le altre cose, alle tradizioni culturali della Cabala e dell’interpretazione di testi sacri e filosofici e, ricostruendo il percorso che porta alla nascita dell’arte, non manca di affidarsi alla musica o di nominare una qualsivoglia creatura che abbia dato origine al creato, quale fonte di destino dell’uomo. Le riflessioni che ruotano intorno al vuoto, o alla necessità di silenzio per il processo creativo e di meditazione, supportano l’autrice nella dimensione rivelatoria che conduce, inevitabilmente, alla ricerca di una propria identità, possibilmente intrapresa dopo una perdita.

Non v’è dubbio che, da tale intersezione, nasca una poetica che necessita di una struttura linguistica intensa, arricchita da strumenti retorici quali la metafora o il simbolismo, nonché l’uso di una lingua dove la parola acquisti potenza tale da riuscire ad esprimere anche l’indicibile e, in tal senso, l’autrice padroneggia la capacità evocativa che attraversa i temi proposti e le continue incursioni filosofiche.

Non per spaventare il futuro lettore ma, con tutta evidenza, siamo di fronte a un materiale talmente denso di riferimenti, talmente altalenante tra le molteplici discipline frequentate e inserite nei testi, talmente rilevante e rivelante, tanto da non poter essere affrontato con l’intenzione di comprendere a fondo i significati, le ispirazioni, le intenzioni dettate dalla poetessa, senza un’applicazione precisa e determinata di lettura. Un valido aiuto è fornito dal prefatore dell’opera, nonché curatore della collana di poesia della casa editrice Prometheus, Francesco Solitario, che nel saggio introduttivo illustra alcuni dei temi trattati, cercando di presentare spunti per un percorso da seguire, addentrandosi nell’ascolto della poetica di Marina Petrillo.

Da parte mia mi limiterò a un paio di osservazioni ulteriori, rispetto a quanto detto, non essendo lo spazio di questa rubrica sufficiente per un’analisi approfondita dell’opera stessa. Intanto mi preme sottolineare come, nella nota introduttiva, proposta dalla stessa autrice, si ponga l’accento sul potere della parola e i suoi limiti, dice Petrillo: L’indicibile è in quello spazio sottratto al nulla della parola che non trova espressione se non attraverso il suo opaco riflesso. La poesia tenta di abitare tale cono di ombra e di luce, tracimando ciò che l’esperienza sensibile nega.

In questa affermazione sta già parte della visione di tutta l’opera, laddove si dà comunque forza alla parola poetica, quale unica parola che riesca ad occupare – in quanto forte e potente – proprio quello spazio d’ombra citato e, in questa continua e spesso ripetuta necessità di riuscire a dire l’indicibile, si concentra la ricerca di una parola, appunto, che risulti davvero capace di poter dire quello che la mente teme di non essere capace di comprendere. La seconda osservazione riguarda il succedersi, nei testi, dei riferimenti musicali. Qui viene sottolineato metaforicamente il fatto che, se la musica può essere considerata un linguaggio che l’anima comprende, alcuni suoni più sommessi o privi di tonalità certa possono lacerare l’ascolto, arrivando ad uno scontro tra dissonanze e consonanze che compromette le finalità del destino dell’uomo, non più incline all’ascolto stesso, o addirittura reso incapace di farlo. La soluzione si trova nell’opportunità data dalla dimensione spirituale dove la musica avvicina al divino, e aiuta a superare quella sordità che non consente di entrare in armonia né con noi stessi né con tutto l’universo.

Concludendo, posso aggiungere solo che la fortissima dimensione onirica di questo lavoro di Marina Petrillo tende, se pure nella complessità a cui si è accennato, a celebrare la creazione e la creatività che fanno parte dell’esperienza umana e che, la tensione concentrata nella forma congeniale della poesia, aggiunge alla ricerca interiore uno spazio dove concedersi, se pure tra le inevitabili ansie e paure, una mappa per orientarsi anche nell’itinerario della vita.

Alcuni testi da: Indice di immortalità

Un sommesso atonale lacera
L’ascolto di Musikanten
Un bemolle disserta sul candido
destino di un semitono
Sordità in ascesa nell’incauta
Secessione della dissonanza
e della consonanza.
Scale cromatiche discendono
su scale di Giacobbe, angeli
percorrono a ritroso i passi
in alchemico prolungarsi dei suoni
in sogno
il paradigma del risveglio accade
Nuovo gene della contiguità con il divino
Le scale esatonali di Debussy
i madrigali di Carlo Gesualdo
sciamano preziosità accolte in conchiglie
di instabile entropia.

*

Per trama antesignana all’ordito
il cosmo non agita alcun gesto

Silenzioso assioma balbettato
da eventi insidiosi eppur perfetti

Il tacito rullio del pensiero intercetta
la spiraliforme eclissi della parola

Vuoto ponderato ad azione
Attrito postumo all’impatto

quando non v’è stupore nella visione
ma opposta sintesi in idea.

Fossimo nella vibrante Rete Universale
non avremmo che misterioso Codice supremo.

Al battere continuo alla porta dell’assoluto
risponde, in segnale, l’indice di immortalità.

*

La rosa che fiorisce incontro al nulla
Die Niemandsrose
genesi incurabile di fiori morenti
Ginestra senza nome essiccata al tributo
degli Dei inferi

Lava giacente su pendici detenebrate
dall’accecante vortice di luce suprema
scavata a margine del rosso carminio
rivivente in feste patronali

Croci simmetriche generate a dottrina
Tralasciate in sere odorose di ghirlande
Fascino suadente dell’indocile declino
Sibilato in lodi, del fruscio afone.
Si imprime come creante, il verso
Duella con i proseliti in triade sovrana
al monito

Interdizione in sottile sibilo
ferale al sommesso candore
della prima argilla creante l’essere animato
destituito tale, dall’incauto passaggio
ad altro status.

*

Appare a manto della sparsa Odissea del linguaggio
il tramortirsi ad onda corta, intendendo il seme
quale viatico di altra conoscenza
Idioma assiro-babilonese
o fenicio approdo tra ideogrammi
Travalicanti il detto.

Fummo scriba in schiavitù difforme
Addetti all’epilogo delle storie tutte
Sommessi carcerieri ei ego frammezzati
Comparse tragiche in cori dissimulanti
il Teatro dell’assurdo.

Giace ogni sbadiglio in tedio cosmico
sofferto in metropolis di anico ordine
Un mondo murale cementa saperi
Illudendo i propri asfittici principi in Logos.

Manifestano caos, i sigilli infranti
Logorroico impianto seriale
dove la non causalità incide solchi
e bambini giocano a campana.

Sotteso ad ogni salto, il cambio dell’abito
semantico, per cui non scioglie l’ossidiana
del sapere, ogni glifo, nevralgico all’osservatore.

Ammettere transito il filosofo a sua dismisura
mentre in anfore adagiate sui fondali
permane il senso dell’indescritto, ultimo poetare

Frastuono di lallazioni professate dalla sibilla celeste
Sussurrate da Emilio Villa in labirinti
sensoriali divelti a lemma.

Bologna, novembre 2025
Cinzia Demi

P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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