I dati ISTAT rimandano l’immagine di un paese più che stremato, come molti sostengono, sospeso – il CENSIS ci definisce un paese “sciapo e malcontento”-. Ma in questa sospensione percepibile ovunque e con grande facilità, alcuni punti fermi, non necessariamente positivi, resistono e resistono bene.
Fra questi si conferma l’allergia degli italiani alla lettura, lettura di libri, intendo, perché studi ben accreditati dimostrano che tutti e in maggioranza i giovani che fanno uso di dispositivi elettronici, si trovano a dover leggere e molto, anche se in pillole. Si legge poco, dunque, sebbene la produzione editoriale non sia carente. Certo le piccole case editrici sono in affanno, ma le proposte non mancano. Si nota lo spostamento di parti significative di mercato verso aree specialistiche, in primis la cucina dove tutti fanno a gara per produrre il proprio manuale, l’ho fatto anch’io, con il risultato di una vera e propria valanga culinaria. Come ogni anno in questo panorama multiforme e sdrucciolevole mi adopero per indicare alcune letture che potrebbero allietare le prossime vacanze invernali. L’idea che ho di festività “liete” temo si discosti dal comune sentire in cui troppo spesso si decide, talvolta si pretende, di abdicare a tutto, senza cogliere l’occasione che un’interruzione della routine offre per recuperare un tempo meno convulso e più profondo.
Il mio anno “letterario” è stato caratterizzato da una serie di riletture – amo rileggere – e da ricerche che ritengo fruttuose.
Risalendo al 2011, sento di dover senz’altro citare la raccolta di racconti di Sandro Veronesi, Fandango Libri Baci scagliati altrove (Fandango, 2011). Erroneamente si considera il racconto genere letterario secondario. La scrittura nella sua stringatezza, a differenza di quanto può avvenire per il romanzo, deve avere una coerenza compatta e rapidamente verificabile oltre a un ritmo che non può conoscere soste. In molti sostengono che il racconto sia la narrazione perfetta. Sandro Veronesi, già nel 2000 vincitore del Premio Campiello e Viareggio-Repaci con La forza del passato e nel 2006 Premio Strega per Caos calmo, in un’intervista confessa di aver atteso un po’ prima di dare forma compiuta alla raccolta; aspettava l’arrivo del racconto che avrebbe chiuso e, in qualche modo, dato senso al percorso narrativo. Ed è proprio con l’ultimo nato, “Profezia”, si pone come introduzione all’intera opera. Ci troviamo di fronte a un racconto compatto, dall’andamento biblico, uno dei migliori esempi di letteratura contemporanea, scritto in una lingua moderna, affascinante ed evocativa capace di dare forma al mondo opaco e desolante della malattia e, soprattutto, al senso della perdita. Della vita, ma anche, come nel caso particolare, della rete di relazioni che uniscono, e talvolta dividono, un padre da un figlio. Nella trama densa l’autore abbozza, ma solo fuggevolmente, l’idea che, pur con altri nomi e con protocolli burocraticamente ineccepibili, l’eutanasia, tanto osteggiata nel nostro paese, almeno per i malati terminali, viene comunemente e silenziosamente praticata. Il libro è stato anche pretesto per una lettura collettiva ad alta voce di grande suggestione cui hanno partecipato amici di Veronesi, poeti, attori, scrittori e lo stesso autore. Ricordo che la Emons:audiolibri cura la versione audio della lettura ad alta voce di quattordici attori e scrittori registrata al Politecnico Fandango di Roma il 15 febbraio 2012.
Gianrico Carofiglio, nome d’eccellenza della moderna letteratura italiana, ha pubblicato per i tipi di Rizzoli Il bordo vertiginoso delle cose che, atteso dal pubblico di affezionati lettori di cui anche io faccio parte, si è imposto fra le più interessanti proposte editoriali dell’autunno 2013. Uscendo dal solco delle opere precedenti incentrate sulle vicende dell’avvocato Guerrieri, il libro si caratterizza per una struttura che mi piace definire geologica; caratterizzata, cioè, non da un semplice concatenarsi di eventi narrativi, ma da vere e proprie placche in tensione fra loro. A ben pensarci questi strati solo in apparenza ben delineati e separati rappresentano le nostre esistenze nelle improvvise scosse e nei lunghi periodi di stasi. Non apparteniamo all’archeologia, quindi alla storia e al recupero del passato, ma alla geologia. Abbiamo faglie, crolli e strati e lava ardente e sul bordo di queste faglie si svolge il quotidiano nella sua confortante ripetitività e nei baratri improvvisi che per fortuiti eventi si aprono dove mai avremmo immaginato. Un romanzo frastagliato di formazione alla vita e alla violenza, racconto sulla passione per le idee e per le parole, storia d’amore, implacabile riflessione sulla natura sfuggente del successo e del fallimento.
La Graphe.it di Perugia, una casa editrice piccola, ma che ha fatto della qualità il proprio stigma ha recentemente pubblicato due libricini di grande valore: Adesso l’Animalità di Leonardo Caffo e Racconti di Natale di Carlo Collodi e Eleonora Mazzoni.
Il primo si concentra sull’antispecismo debole, il secondo recupera un testo dimenticato di Carlo Collodi. Adesso l’animalità ragiona su di un problema di grande rilievo filosofico: la questione animale. Attraverso l’analisi dei paradigmi di Descartes e Heidegger sull’animale-automa incapace di provare dolore e persino di morire perché “privo di mondo” e quello sostanzialmente antitetico di Jacques Derrida, secondo il quale l’animale è ciò che siamo, ciò che di noi resta dopo la decostruzione socio-culturale, si delinea un nuovo percorso volto al superamento di ogni forma di discriminazione nel quale l’autore si interroga – e ci interroga – sull’idea di animalità e sulle strategie che nel tempo abbiamo messo in atto per pensarci diversi da loro, dagli animali.
Albert Camus sosteneva che se anche un singolo sasso venisse spostato di un millimetro dal proprio alveo, sarebbe l’intero universo a esserne modificato, così quest’opera ci spinge verso una dimensione che modificherà radicalmente il modo di percepire e vedere il mondo.
Il secondo libro, Racconti di Natale, è una vera e propria strenna che però non rinuncia all’originalità che si incentra sull’incontro fra un autore classico e una scrittrice tutta in divenire. La festa di Natale è un testo di Carlo Collodi poco noto e può essere considerato una preparazione al futuro e ben più conosciuto Pinocchio. Un Natale come tanti altri è, al contrario, un testo attualissimo di Eleonora Mazzoni, autrice del fortunatissimo Le difettose, pubblicato da Einaudi. Le due opere formano un connubio stimolante e inatteso nell’orizzonte di una visione alternativa e meno oleografica delle festività.
Per ricollegarmi a quanto affermato in apertura sulle festività come momento di riflessione e approfondimento, vorrei proporre Crescere nelle famiglie omosessuali a cura di Davide Dèttore e Alice Parretta pubblicato da Carocci. Il libro dal taglio decisamente psicologico affronta il tema dell’omogenitorialità che non riesce a prendere quota nel nostro paese, né in ambio legislativo per i molti veti incrociati dettati più spesso da consuetudini di pensiero, che da una reale volontà di discernimento, né in ambito sociale per convinzioni basate su intensi condizionamenti sociali e culturali. L’opera articolata in vari capitoli e arricchita da una vasta bibliografia stigmatizza il compito che dovrebbero avere politici, studiosi e scienziati per creare condizioni di esistenza il più possibile favorevoli all’espressione delle caratteristiche individuali delle persone e non di porre limiti pregiudiziali e preconcetti.
Le feste per me cominciano varcando la soglia di una libreria, non importa quale. Certo ne ho delle preferite, ma ciò che conta è l’atmosfera che i libri creano e nella quale amo crogiolarmi. Riporto a mo’ di augurio una massima di Francis Bacon, su cui spesso mi trovo a meditare:
“Non leggete per contraddire e confutare, né per credere e accettar per concesso, non per trovar argomenti di ciarle e di conversazione, ma per pesare e valutare”.
Natale Fioretto
Università per Stranieri di Perugia