Di Federico Rampini: ‘Grazie, Occidente! Tutto il bene che abbiamo fatto.’

Questo libro di Federico Rampini andrebbe dedicato a tutte le persone che erano e forse si sentono ancora di sinistra, ma che davvero non riescono più a riconoscersi in quella di oggi.

Un libro lungo, vasto, ricco di dati, di informazioni, di curate ricostruzioni storiche, attento ai dati, anche numerici, del mondo nel nostro terzo millennio di civiltà. Provocatoriamente, visto i tempi, il libro si chiama: “Grazie, Occidente”. Provocatoriamente, perché in questi anni nelle sinistre occidentali è cresciuta un’autocritica al limite dell’autoflagellazione verso la nostra civiltà e in particolare verso l’America che, ancor più di ieri, è considerata come il “male assoluto”.

Orfana del marxismo e del blocco sovietico, la sinistra odierna appare un contraddittorio miscuglio da cui emerge in chiarezza solo l’antico risentimento anticapitalistico e antioccidentale. Eppure, come spiega bene l’autore, questo odio, perché tale è, ha origini antiche. I comunisti ammiravano l’URSS e non gli USA, manifestavano per la liberazione del Vietnam, ma tacevano sull’occupazione violenta e oppressiva dell’Ungheria e poi della Cecoslovacchia. Si contestavano le diseguaglianze negli States e si taceva sulle migliaia di morti nella Ucraina sotto Stalin quando vi furono finanche episodi di cannibalismo.

Come ben descrive Rampini, già nel 1954 alla nascita di quell’area terzomondista o meglio non allineata capitanata dalla Cina di Mao, che non si riconosceva nella bipolarizzazione USA/URSS, emerse il dato che, nella realtà, il non allineamento restò solo un auspicio.

Il vero imputato era sempre e comunque l’America e più in generale i suoi alleati occidentali, accusati di ogni nefandezza a partire dal colonialismo. Riprova ne è che i “non allineati” non proferirono parola quando l’URSS andò a invadere e reprimere nel sangue la sua “colonia” ungherese.

Oggi che ‘comunismo’ è diventata una parola impronunciabile, quel sentimento terzomondista è ritornato in auge proprio nel tempo della globalizzazione con un fervore a volte nazionalista e altre volte religioso rasentando il fanatismo.

L’occidente, sostiene Rampini, è sotto continuo attacco, quale responsabile di tutto il male possibile. Le Università occidentali in America e non solo ce lo evidenziano in ogni occasione.

A Seattle si brucia la bandiera americana

Gli atenei un po’ di tutto il mondo libero sono vittime dell’estremismo di sinistra che ha sostituito la sua ideologia materialista storica con l’ideologia “woke” che ha prodotto fenomeni come il ”Cancel culture”; “MeToo”; “Black lives Matter” mettendo in discussione lo stesso ordine dei generi finanche nel linguaggio per poi attribuire le colpe del cambio climatico alle logiche del profitto capitalistico. Ci accusa e si accusa, perché la critica viene dagli stessi occidentali, infine di essere contro il pacifismo.

Molti insegnanti, per convinzione o per compiacere i propri capi, più che a un corretto lavoro accademico, si danno ad una opera di vero indottrinamento dei giovani, operando sulle paure del terzo millennio, nel nome di un irrazionale odio antioccidentale, residuo di quella cultura della contrapposizione comunismo/capitalismo che fu del secolo scorso. Addirittura, nella Columbia University il senato accademico ha deciso di abolire la cattedra di ”Storia delle civiltà occidentali”. Nel suo furore cieco questa sinistra sembra aver dimenticato che il mondo di oggi va molto meglio di quello di ieri e in buona misura proprio grazie all’occidente.

Se dalla sua nascita al 1920 l’umanità era arrivata a un miliardo e duecento milioni di persone e in solo cento anni è cresciuto fino a sette miliardi, certo non si può dire che il mondo vada peggio. Anche perché la vita si è allungata di molto ma anche le persone sono fisicamente molto più in salute di prima. Basti guardare i dati riportati da Rampini. L’aspettativa di vita in Africa negli ultimi 50 anni è cresciuta moltissimo. Paesi come l’India e la Cina, che ai tempi di Mao erano in piena miseria con una mortalità infantile enorme, sono oggi tra le prime potenze del capitalismo mondiale, ma naturalmente su queste informazioni la sinistra odierna nicchia.

È fuori di dubbio che la colonizzazione sia stato un fenomeno aberrante, per quanto non riducibile al solo demonio occidentale; non è che le colonie ottomane fossero paradisi terrestri.

Curiosamente la sinistra di oggi, un po’ come quella di ieri, per dirla alla napoletana: “dove vede e dove cieca”. Per l’iniqua morte a San Francisco del nero George Floyd, in America e nel mondo intero ci furono manifestazioni a volte anche violentissime, con devastazioni e saccheggi, nacque “Black Lives Matter” che ancora ha una certa risonanza, eppure il poliziotto che uccise crudelmente il povero Floyd fu cacciato dalla polizia, arrestato, processato e ha avuto il massimo della pena per il reato riconosciuto. Rampini ricorda che per il povero dissidente russo Navalny, già avvelenato dai servizi segreti e poi ucciso in un carcere siberiano, dopo un processo farsa, in assenza della stampa libera, non c’è stata alcuna conseguenza, non è stata neanche aperta un’indagine, ebbene per il suo calvario quella stessa sinistra non ha aperto bocca.

Anche a Torino la si brucia

La sinistra di oggi si dice pacifista, ma non ha mai manifestato contro l’invasione dell’Ucraina, un paese democratico e che aspira ad allinearsi al modello occidentale, chiede una pace che di fatto suona come una semplice resa “all’amico Putin”.

Perché? Per amore del dittatore russo? No! Semplicemente perché la Russia di oggi evoca in loro l’ex Unione Sovietica e, soprattutto, perché Putin è percepito come il nemico per eccellenza del modello occidentale.

Si fa un gran parlare del mancato rispetto dei transgender in occidente e di come gli omossessuali siano a volte discriminati, ma non c’è alcuna protesta su come vengono repressi nella Russia di Putin i Gay Pride o sulla messa a morte degli stessi in paesi fondamentalisti come i musulmani Iran o Arabia Saudita.

L’accennato indottrinamento antioccidentale, denunciato da Rampini, ha portato nei campus americani e in alcune università europee e specie francesi, ad un furore antisemita contro gli studenti ebrei, impediti di frequentare corsi, offesi per strada, a volte aggrediti da squadracce fasciste e da altre islamo-gauchiste, dimenticando che Hamas, finanziato dall’Iran, è un gruppo fondamentalista come Daesh. Vedere questo, nel paese dove decine di giovani francesi sono stati massacrati dal fondamentalismo musulmano, dove il Professore Samuel Paty è stato sgozzato per aver difeso il diritto alla laicità, fa davvero male.

Rampini si domanda anche dove sono le femministe di “MeToo” mentre in Iran le donne sono violentate dall’oscurantismo degli ayatollah, private di ogni diritto, spesso imprigionate e condannate senza alcun processo. Dove sono? Mentre in Afghanistan i talebani le hanno tolto finanche il diritto all’istruzione imprigionandole nei burka. Ma già, la sinistra di oggi difende il velo come un diritto e io che mi ricordavo le battaglie per il diritto a indossare la minigonna.

L’estrema sinistra è veramente antisemita da tempo, ma oggi il suo fervore è pari a quello neonazista contro il mondo ebraico, che pure tanto ha dato alla cultura socialista, c’è un’altra spiegazione, gli ebrei sono accomunati a Israele e quest’ultima costituisce nell’area mediorientale un baluardo dell’odiatissimo modello occidentale. Una colpa imperdonabile.

Così il libro ben racconta i rischi del nostro occidente circondato dalla Cina e la Russia che guarda caso hanno mire proprio su modelli occidentali: l’Ucraina, Taiwan, la Corea del Sud, il Giappone e poi i paesi dell’ex impero russo, il tutto con l’alleanza dell’Iran e della Corea del Nord che si sta munendo di missili atomici.

Forse la sinistra di oggi dovrebbe a proposito di pace guardare in casa altrui.

A sinistra c’è chi, come il sottoscritto e Federico Rampini, guarda oggi a un modello liberale e democratico, che ha metabolizzato la fine del pensiero socialista e che ha riconsiderato anche il ruolo del capitalismo; c’è poi chi con meno coraggio e forse intelligenza è rimasto invece chiuso in una sinistra rancorosa, fanatica, irrazionale, frustrata, priva di certezze ideologiche con un unico e solo demone da esorcizzare, l’occidente.

Alexiei Navalnj dissidente ucciso da Putin

Una sinistra che privata di argomenti solidi e pronta a ogni alchimia pur di attaccare il suo nemico storico. È un po’ quello che capita, con le dovute differenze, anche a Putin.

Come si ricorda nel libro, l’eroe più celebrato nella Russia di oggi è Aleksandr Nevskij che nel medioevo, attaccato a ovest dai crociati teutonici e a oriente dai mongoli, preferì allearsi con questi ultimi. Anche oggi tra l’Europa, l’Occidente e la Cina di Xi Jinping, il “monarca” russo ha preferito allearsi con quest’ultimo nel nome di una guerra, per ora, ma solo per ora, politica contro l’odiato modello occidentale.

Eppure, la sinistra pensante, non quella estremista che oggi domina le Università in America e altrove, già ai tempi di Berlinguer maturò la convinzione che l’ombrello protettivo della Nato e degli USA era ben più rispettoso dei diritti, della libertà e della dignità umana di quanto fosse quello comunista sovietico.

A chi oggi un po’ per convinzione, un po’ per moda, si fa sostenitore della cultura woke, dell’antiamericanismo e dell’antioccidentalismo, bisogna chiedere di studiare di più, specie la storia e di riflettere su alcune cose: lo schiavismo non è una creazione dell’occidente. Esso è stato da sempre e in tutte le civiltà. Gli egizi avevano gli schiavi, idem i cinesi, gli ottomani, Mansa Musa, nero sovrano del Mali, nel 1300 aveva milioni di schiavi. Noi occidentali siamo quelli che lo schiavismo l’hanno abolito.

L’occidente è stato il principale produttore di scoperte tecnologiche, scientifiche e mediche di cui gode tutto il mondo. Un’intera parte del libro di Rampini è stata affidata all’Intelligenza artificiale e i risultati sono incredibili. Raccogliendo tutti i dati emerge che non solo noi occidentali siamo quelli che hanno concepito e realizzato la Repubblica moderna, la democrazia, la Carta dei diritti dell’uomo, l’idea di eguaglianza, ma siamo stati anche i principali artefici della medicina moderna con cui abbiamo salvato milioni di bambini africani con i nostri vaccini. Con l’evoluzione tecnica e chimica in agricoltura siamo riusciti a sfamare miliardi di persone che un secolo fa sarebbero morte di fame, con la telefonia e internet abbiamo messo in connessione tutti dando la possibilità agli immigrati di tutto il mondo di essere vicini ai loro cari. Creando trasporti sempre più evoluti abbiamo permesso a tutti di spostarsi e non più solo a una ricchissima élite.

Il volontariato attivo degli occidentali ha salvato milioni di persone e francamente non si sono notate altre civiltà essere capaci di altrettanto. Non si vedono navi di paesi arabi intervenire per soccorrere i profughi, non si notano cinesi soccorrere i bisognosi, siamo sempre noi in prima fila mentre i nostri competitor latitano.

Anche per questo l’odio verso l’occidente si fatica a comprenderlo. Non si capiscono i sensi di colpa che popolano decine di migliaia di giovani che vedono i loro padri come degli assassini. Rampini ricorda da testimone diretto che i testi scolastici cinesi trasudano di fierezza per la storia patria, per non dire della Russia, ma finanche i libri di scuola turchi esprimono le magnifiche sorti e progressive degli Ottomani, da noi invece si abbattono le statue di Colombo, si offende quella di Jefferson in America e si aboliscono, come detto, i libri che raccontano i nostri meriti.

Tra fondamentalismo musulmano e fondamentalismo antioccidentale davvero siamo al debutto di una grande guerra di civiltà.

Proponiamo infine un breve ma illuminante brano dal libro di Rampini, che magari fa anche capire come certa sinistra sia davvero lontano dalla realtà della vita.

Federico Rampini

“(…) eccovi un aneddoto che vale mille analisi dotte. Collier Gwin è un commerciante sanfranciscano doc, che da una vita gestisce una piccola galleria d’arte in centro. Dal 1984, puntualmente, ogni mattina alza la saracinesca e pulisce il marciapiede antistante. Una mattina, per l’ennesima volta si è trovata di fronte una donna senza tetto, aggressiva e che stava defecando proprio lì davanti. Ha cercato di mandarla via, quella si è rifiutata, Collier Gwin ha perso la pazienza e ha osato spruzzarle dell’acqua addosso. Dell’acqua. Per quel gesto è stato immediatamente ripreso da un passante con il telefonino, esibito e insultato sui social media, denunciato, fermato dalla polizia, processato per direttissima e condannato a 25 giorni di lavori nei servizi sociali. Ora pende su di lui una diffida: guai se si avvicina a quella senza tetto, la sua vittima.

Di quel gesto d’ira – un po’ d’acqua spruzzata a chi stava insozzando l’ingresso del suo negozio – lui si è scusato più volte pubblicamente, ammettendo di aver perso la calma e di aver fatto una cosa sbagliata. Ma il contesto andrebbe conosciuto. La donna senza tetto defecava abitualmente nei dintorni, molestava e aggrediva i passanti senza che nessuno fosse mai intervenuto a impedirglielo. Nei rapporti di polizia stilati in seguito a ripetute denunce figurano i suoi continui furti nei negozi, il fatto che sputa addosso a chi le si avvicina e “si masturba in pubblico”. Essendo definita una malata di mente, è un’intoccabile, le forze dell’ordine se ne lavano le mani perché non è di competenza degli agenti curare chi ha turbe psichiche. La legge proibisce che siano ricoverati in istituzioni specializzate contro la loro volontà. Se non vogliono curarsi, questo è un loro sacrosanto diritto, e la comunità dei cittadini deve rassegnarsi a subirne tutte le conseguenze. San Francisco e la California spendono miliardi ogni anno per gli homeless: soldi dei contribuenti che spariscono nel nulla. “Nella mia città – conclude Collier Gwin – rapinare un negozio, spacciare droga non sono trattati come reati, ma il mio gesto mi è valso una condanna immediata”.

San Francisco e la California sono nella West Coast ciò che New York e Philadelphia rappresentano sulla East Coast: le vetrine della sinistra radicale al governo. Purtroppo, è un malgoverno che dura da anni, accumula errori ma non li corregge perché non li considera affatto sbagli bensì valori. La cultura delle droghe equiparata a una liberazione è un equivoco mortale che affonda le radici nel movimento hippy che proprio a San Francisco ebbe il suo battesimo negli anni Sessanta. L’idea “poetica” dei malati mentali: “sono loro gli unici sani” era il principio che fu affermato da una cultura progressista di cui ricordo le tracce in un film come “Qualcuno volo sul nido del cuculo”. Infine, la convinzione che chi ruba lo faccia perché è povero e bisognoso, soprattutto se appartiene a una minoranza di!  colore, mentre i poliziotti sono razzisti, quindi i veri criminali. Quest’ultimo dogma, trionfante con Black Lives Matter, spiega perché sia difficile reclutare agenti. Quelli che continuano a indossare una divisa si sentono dei vigilati speciali, inoltre, se arrestano un criminale in flagranza di reato, di solito questo viene rimesso subito in libertà da un procuratore eletto nelle liste del Partito democratico”.

Come si vede di là e di qua dell’Atlantico esistono mali comuni.

“Grazie, Occidente! Tutto il bene che abbiamo fatto.”
di Federico Rampini – editore Mondadori €.20,00

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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