Lettere dall’Arabia / n°3 – Dizionario minimo di viaggio

Eccoci alla Lettera n°3, la penultima.
Siamo in Arabia, lo ricordiamo, è il mese di gennaio 2025, e stiamo seguendo il famoso rally raid Dakar come assistenza a due equipaggi italiani.
Questo ci dà l’opportunità di vedere l’Arabia con gli occhi di un “flaneur” curioso, a tratti frettoloso, che mette su carta digitale un suo dizionario di viaggio.
Abbiamo provato a fare delle polaroid con le parole, fermando momenti significativi o irrilevanti, divertenti e noiosi, curiosi o prevedibilissimi. Così è nato un dizionario minimo delle terre d’Arabia che oggi si arricchisce di nuove sensazioni e immagini.

1- Lettera D come distributore

I distributori sono il tempio del petrolio, sono mediamente moderni e curati, sono tra i posti più belli che abbiamo incontrato.
Distributore di benzina come oasi. Trovi tutto. O quasi.
La vita è qui.
Poi fuori dal distributore, il deserto geografico e mentale.
Distributore come vero centro commerciale del deserto.

E si fanno anche incontri al distributore.
L’italiano che lavora per una azienda di Parma: « stiamo facendo un gasdotto che attraversa l’Arabia« , ci dice.

2- Lettera B come Brand

Arabia come 51esimo stato degli Stati Uniti: stesse catene, stessi negozi, stessi brand.
Mc Donald, Starbucks, Pepsi, KFC, la catena di ristoranti di pollo fritto… È un mondo di brand che urlano il loro nome.
Nissan, Toyota: anche i giapponesi non sono messi male, ma sono principalmente marchi automobilistici.
È come se i brand avessero invaso i sogni e le aspirazioni dei Sauditi.
Il Brand è il nuovo dio. E l’unico valore riconosciuto è quello commerciale.

3- Lettera R come Ryhad

Ryhad: polvere, ingorghi, incroci, via vai selvaggio, siamo nell’Arabia commerciale e capitale.
Ryhad è un coacervo di ferro caldo di mezzi meccanici, sabbia che ti si attacca alla pelle, difficoltà estrema a guidare e a trovare la strada.
Visto da questo inferno automobilistico, di camion di ogni genere, di guidatori assatanati, di frenate, di accelerate, il mondo sostenibile, la green economy, sembra veramente una chimera irraggiungibile, a dispetto del cartellone pubblicitario che vende la Green Ryhad di domani.
Forse si raggiungerà da qualche altra parte, magari nel nostro Occidente, ma qui il mondo sostenibile non credo abbia un futuro.

4- Lettera M come miraggio

Attraversando queste centinaia di chilometri di dune, di sabbia dorata, bianca, biancastra, con ombre improvvise che appaiono e scompaiono, ti viene da pensare al miraggio.
A come sia verosimile che dopo un poco di strada in mezzo a questo chiarore abbacinante tu abbia le visioni
Visioni che sono sogni, sogni che tu stai facendo ad occhi aperti.
Come se tu cercassi ristoro e riscatto dalla monotonia della strada, in un sogno.
E lo materializzassi concretamente con lo sguardo, con gli occhi che credono di vedere davvero qualcosa ed effettivamente vedono un miraggio.

È la magia del deserto che ti avvolge.
Meglio fermarsi al primo distributore…

5- Lettera T come taxi

Il taxista con il kefiah guida con un gigantesco rosario tra le mani. Sono 99 dischetti di legno e la preghiera viene recitata così : 33 volte “Gloria a Dio”, 33 volte “Lode a Dio”, 33 volte “Dio è il più grande”.

E lo fa mentre guida smanettando sul cambio, concentrato su numeri e preghiere, frenate e accelerate, in simultanea prega e guida, guida e prega.
Alla faccia delle imprecazioni al volante!

6- Lettera C come cielo

Ripensando a dove siamo e alla mappa geografica dell’Arabia ci viene da pensare che in fondo lo stesso cielo stellato accomuna Gesù e Maometto, che a ben vedere non sono così distanti.
Cieli, sabbia, vento gli stessi, come vecchi vicini di casa.

(continua)

LINK:
Lettere dall’Arabia – Prologo – Descrizione del progetto
Lettere dall’Arabia / n°1 – Incontri (Frammenti della Dakar 2025)
Lettere dall’Arabia / n°2 – On the road, guidando nel deserto

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Eraldo Mussa
Torinese, cresciuto in Liguria al confine con la Francia, forse per questo mi sono sempre sentito un “altro italiano”. Laureato in Lettere, giornalista, rallysta e pubblicitario nella vita professionale. “Se unisco i punti della mia vita, le automobili sono state il mio fil rouge.” Contatto: eralmussa(at)gmail.com

1 COMMENTAIRE

  1. Grazie per questa Lettera dall’Arabia. Mi ha colpito anche il francobollo, che avevo notato in un primo momento senza tuttavia soffermarmi davvero su di esso; ora mi rendo conto di quanto potrebbe prestarsi magnificamente a una futura copertina di libro: si riceve una lettera, si osserva il francobollo e allora …

    Le istantanee arabiche che Eraldo ci offre in forma di polaroid suscitano un’impressione vivida e lasciano ampio spazio alla divagazione. Da un lato, richiamano le narrazioni sull’Arabia mitica che ascoltiamo fin dall’infanzia: in un deserto pressoché infinito, un benzinaio come oasi si configura come un’immagine perfetta per il nostro tempo. Da lontano, persino la gamma cromatica predominante — quel bianco e quel verde che sembrano appartenere a un’epoca remota, come se provenissero da una fotografia degli anni Sessanta — si accorda con l’idea di un’Arabia che, nella mia immaginazione, è indissolubilmente legata a quegli anni. D’altro canto, ecco il messaggio più spinoso che ci riconduce alla realtà: è proprio il 51º stato nordamericano!

    E poi, un tassista fervente ma mite, non violento, che prega mentre guida. Altro che le imprecazioni al volante! Un mondo popolato da simili figure avrebbe il suo fascino. Io, però, mi trovo in sintonia con Amos Oz: si può collaborare proficuamente a un paper di fisica con un musulmano, ma la discussione si fa ben più ardua quando il tema è la religione!

    Bravo, Eraldo!

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