Dopo il successo della mostra “Helmut Newton. Fotografie”, a Venezia, alla Casa dei Tre Oci che si affaccia sullo splendido panorama del canale della Giudecca, si è inaugurato un nuovo evento dedicato ad altri due maestri della fotografia: lo svizzero René Burri e il siciliano Ferdinando Scianna, entrambi membri della prestigiosa Magnum Photos, una tra le più importanti agenzie fotografiche del mondo. Scianna in questo progetto ha costruito un racconto delicato sulla dimensione contemporanea del ghetto in occasione del cinquecentenario del quartiere ebraico: Il Ghetto di Venezia, 500 anni dopo. Vedi il portfolio.
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Nella stessa sede e nello stesso periodo vengono presentate due rassegne: ”René Burri. Utopia”, organizzata da Magnum Photos con la Casa dei Tre Oci, e curata da Michael Koetzle e “Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo” curata da Denis Curti. I progetti dei due fotografi si snodano autonomamente seguendo un percorso coerente e lineare.
Ai piani alti dello splendido palazzo veneziano è possibile visitare la mostra:
“IL GHETTO DI VENEZIA, 500 ANNI DOPO”.
Tale mostra è interamente dedicata all’opera di uno dei più importanti fotografi italiani: Ferdinando Scianna (Bagheria, Palermo, 1943) al quale è stato affidato il progetto che dà il titolo all’esposizione “Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo”.
Un lavoro fotografico realizzato su incarico di Fondazione di Venezia e realizzato appositamente per i Tre Oci che intende collegarsi alle numerose iniziative svolte in occasione del Cinquecentenario della fondazione del Ghetto ebraico a Venezia.
Scianna, già autore di importanti reportage fotografici per varie riviste italiane e internazionali, conosciuto per il suo celebre lavoro dedicato alle “Feste religiose in Sicilia” nella seconda metà degli anni Sessanta (opera che appassionò Leonardo Sciascia) ha accettato la sfida di raccontare il luogo del Ghetto moderno.
In pieno stile “Street Photography” il maestro ha raccolto 50 immagini in bianco e nero inerenti la vita quotidiana del Ghetto, senza tralasciare ritratti, architetture, interni di case e luoghi di preghiera.
Chiese, ristoranti, negozi, attività, campi, il rito dello Shabbat, il cimitero ebraico, gli ebrei ortodossi statunitensi in gita e le gondole sono i soggetti che animano il panorama visivo del progetto.
Scianna riprende il tutto con uno sguardo originale e intenso, dà prospettive sempre diverse e, soprattutto, con stile.
“Lo stile va distinto dagli stilismi”, afferma infatti l’autore, “lo stilismo, mi spiegò una volta Sciascia, si nutre di trovate, lo stile di idee.” In questo modo il fotografo ha raccontato un piccolo angolo di cultura e tradizioni ebraiche ancora vivo e fiorente in una Venezia moderna e sempre affascinante.
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“Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo”
Il catalogo bilingue (italiano e inglese) edito da Marsilio Editori
presenta, tra gli altri, i testi di Donatella Calabi, Denis Curti, Paolo Gnignati e Ferdinando Scianna.
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“UTOPIA”
Il palazzo veneziano ospita anche la mostra ‘Utopia’, che vede esposte 100 opere di René Burri, distribuite tra pianterreno e piano nobile.
Burri (Zurigo 1933 – 2014) è stato un importante fotografo, che si è dedicato ai reportage degli avvenimenti sociali e politici più importanti della seconda metà del ventesimo secolo.
Suoi sono i ritratti di personaggi famosi come “Che Guevara” con il suo sigaro (per questo nel giro dei suoi amici fotografi Burri veniva nominato con l’appellativo de “El comandante”) e Pablo Picasso.
In “Utopia” – che si tiene in contemporanea con la Biennale di Architettura 2016 – vengono presentate principalmente le immagini di Burri dedicate all’architettura, vista dall’autore come una vera e propria operazione politica e sociale che veicola e impone una visione sul mondo.
Le stampe, a colori, rese nel formato 10×15, presenti nel salone d’ingresso, mostrano le tracce di una storia etnico-sociale dell’architettura che il fotografo ha colto nei suo viaggi tra Europa, Medio-Oriente, Asia e America latina.
Panorami, a volte dettagli di edifici, altre volte ombre che si stagliano su facciate. Dalla pietra, al cemento, al legno, tutti i materiali che servono per costruire case, palazzi, monumenti.
Diverse immagini sono dedicate a due illustri architetti che hanno reso questo materiale arte: Le Corbusier e Oscar Niemeyer.
Il primo con una serie di ritratti di fine anni Cinquanta: il settantatreenne Le Corbusier mentre è nella sua casa e nel suo studio di Parigi, oppure mentre espone ai frati cappuccini del convento di Sainte-Marie de La Tourette, presso Lione, il progetto del nuovo monastero che verrà realizzato tra il 1952-1960.
Di Oscar Niemeyer (Rio de Janeiro 1907-2012) invece si possono osservare le foto, sempre in bianco e nero, che documentano il lavoro di progettazione ed edificazione degli edifici della città di Brasilia che verranno inaugurati nel 1960.
Burri non dimentica di rappresentare il contributo e il sacrificio della larga manodopera brasiliana alla creazione di questa città moderna.
Seguono una serie di ritratti dei grandi architetti del XX secolo, da Mario Botta a Renzo Piano, da Tadao Ando a Richard Meier. Accanto ad essi e alle loro costruzioni, in “Utopia” si ritrovano anche le immagini di eventi storici particolarmente densi di contrasti e speranze, come la caduta del muro di Berlino e le proteste di piazza Tienanmen a Pechino nella primavera del 1989.
Andrea Curcione
RENÉ BURRI, UTOPIA
FERDINANDO SCIANNA, IL GHETTO DI VENEZIA 500 ANNI DOPO
Dal 26 agosto 2016 all’8 gennaio 2017
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43
30133 Giudecca – Venezia