Nessuna nazione rinuncerà mai al ricordo della propria Storia, per cui la definizione d’una “Storia centrale dell’Europa” che parte dalle vicende nazionali ha più senso di quella d’una “Storia dell’Europa centrale”. È quanto ha dichiarato lo storico Patrick Boucheron al dibattito del 9 marzo all’Istituto Italiano di Cultura a Parigi con Romano Prodi e il giornalista Paolo Rumiz, su “L’insegnamento della Storia in Europa e l’identità europea”, organizzato prima che questa s’identificasse così concretamente nell’accoglienza agli Ucraini, soprattutto (come egli ha ricordato) in Polonia, dove la solidarietà nazionale già provata a suo tempo con le occupazioni tedesca e sovietica s’è manifestata fin dall’inizio al massimo livello nell’aiuto a loro fornito.
Inoltre, una “Storia centrale dell’Europa” non può che partire dalle vicende nazionali tenendo conto anche oggi della convivenza in queste delle diverse culture che ne fanno parte, come in Ucraina (dopo l’arrivo nei diversi secoli di slavi, polacchi, ungheresi, finnici, tedeschi, russi, etc.) per cui, come ha detto Rumiz, “la Storia dell’Europa è già lì” e lo è nell’equilibrio tra l’essere europeisti e l’essere nazionalisti che oscilla drammaticamente. La convivenza di queste variabili è allora possibile solo quando, come in un’orchestra, ognuno al momento d’usare il proprio strumento si propone di ascoltare gli altri.
Se allora (e come nel 1648 in Vestfalia, o nel 1919-20 a Versailles, a St. Germain, al Trianon e a Sèvres, o nel 1945 a Yalta o nel 1995 a Dayton) le tracce delle frontiere appaiono scritte come sulla sabbia, l’identità europea, come ha dichiarato Prodi, non può che essere quella della condivisione generale delle sue diverse culture, la cui difesa in comune aveva già cominciato prima del 24 febbraio scorso a essere sempre più auspicata dai Paesi dell’UE nell’ambito della NATO.
Poiché ogni atto di guerra è sempre preceduto dalle ambiguità, a Prodi quelle della Russia potevano apparire sospette quando Gorbaciov gli aveva detto che, prima d’ogni ipotesi anche pacifica (ulteriori collaborazioni con l’UE), era necessario affidarsi all’efficienza di Putin nella riorganizzazione del funzionamento dello Stato. Successivamente in questo si sono riavute le stesse direzioni di quelle dell’URSS, verso l’espansionismo in Medio Oriente (Siria), nel Mediterraneo (Libia) e Africa (Mali e Sahel).
E infine, le stesse mire di controllo con le guerre in Georgia (fino al 2008) e Ucraina aventi come pretesto le minoranze russe (Ossezia, Crimea, e Donbass), con il risultato per ora d’aver fatto rivalutare la NATO da parte dei suoi Stati-membri e aumentato gli stanziamenti per la difesa anche negli Stati ove fino a prima del 24 febbraio non erano ipotizzabili.
Mentre neanche il richiamo di Prodi al riarmamento ai fini della difesa dei valori dell’Europa e non di quelli nazionalistici appare inopportuno, si restringono (tantopiù con la guerra economica di reazione alla Russia, e tantopiù con il riavvicinamento di questa alla Cina) anche quei rapporti dell’Europa con gli USA che egli aveva visto altalenanti o per gli scetticismi o per la propaganda “America first” alla Casa Bianca.
Il nuovo sviluppo degli stessi rapporti non potrà allora che essere diverso nella considerazione da parte degli USA delle frontiere dell’Europa, perché quelle nazionalistiche restano d’un rosso fiammante, e invece quelle ove le culture si mescolano come identità europea appaiono non meno celesti di quella dietro la Trieste di Diego Marani che ha ospitato l’incontro.
Lodovico Luciolli
- Evento all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi – 9 marzo 2022 ore 19.00
Insegnare la storia in Europa: identità europea / ciclo En attendant l’Europe
Una lettura condivisa della storia europea è impossibile: ogni nazione ha bisogno dei propri miti e della propria lettura del passato. Tuttavia, la relativizzazione delle storie nazionali ci rende più sensibili alle ragioni degli altri, più consapevoli della loro visione del mondo.
Con Patrick Boucheron, professore al Collège de France, Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, ex presidente del Consiglio italiano e Paolo Rumiz, scrittore. Moderatore: Giuliano Da Empoli.