In quante forme si può declinare il sentimento amoroso agli inizi del nuovo millennio? Chi sono i nuovi poeti dell’amore? e soprattutto: chi scommette su di loro e li raccoglie in un libro, li racconta ad uno ad uno svelandoli nell’estensione della loro poetica?
L’ha fatto per la Casa Editrice Puntoacapo il poeta e critico Vincenzo Guarracino, curando il volume: “L’Amore dalla A alla Z. I poeti contemporanei e il sentimento amoroso.”
In questa rubrica Missione Poesia, di solito, presento sempre un singolo autore e la sua poetica ma, per questo libro, farò un’eccezione perché ritengo meriti ascolto e lettura, per il tema trattato – di cui c’è tanto bisogno –, per la valenza di ogni singolo poeta della raccolta, per l’eccellenza del curatore.
Vediamo, prima di parlare del libro, chi è il curatore con una breve ma intensa nota biografica.
Vincenzo Guarracino poeta, saggista e traduttore, è nato a Ceraso (Sa) nel 1948 e risiede a Como. Ha pubblicato tre raccolte di versi: Gli gnomi del verso, 1979, Paradiso delle api, 1984, Dieci inverni, 1990. Ha curato numerose traduzioni di autori greci e latini, tra cui I versi aurei di Pitagora, i Carmi di Catullo, I canti spirituali di Ildegarda di Bingen, 1997 e inoltre le antologie dei Lirici greci, 1991, e dei Poeti latini, 1993. Come critico ha dedicato le sue attenzioni soprattutto a Verga e Leopardi.
Il Libro
Nell’introduzione Guarracino propone la definizione che dell’amore fa Dante nel Convivio (III, 2,3) ovvero “Amore, veramente pigliando e sottilmente considerando, non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata” non mancando di rilevare però come il Poeta non tenga in alcuna considerazione – almeno in questa circostanza – uno degli elementi fondamentali dell’amore, ovvero i sensi, l’attrazione fisica, la passione che dà forza spesso irresistibile all’intero sentimento. Del resto, sottolinea sempre Guarracino, grandi poeti quali Saffo e Catullo, e lo stesso Leopardi che dell’amore si sono molto occupati nella loro poesia, hanno rilavato in modo esplicito l’ambivalenza di questo data dal contrasto, o meglio dall’integrazione, tra spiritualità e attrazione fisica.
E, ancora, l’etimologia di amore ci dimostra come questa parola sia legata all’accadico amaru (conoscere) e di come il verbo “amare” implica un forte coinvolgimento di sensi, un coinvolgimento che comprende la passione, il desiderio di possesso, di accoppiamento e di « conoscenza” prima di diventare unione d’anime.
L’amore è indispensabile per l’uomo quanto naturale e, conclude Guarracino: «E’ proprio questa naturalità ad essere rappresentata nei testi che qui presentiamo, in una gamma vastissima che abbraccia il rapporto tra gli esseri, che si cercano, si uniscono, si perdono, ma anche i sentimenti più intimi che legano reciprocamente figli e genitori tra loro. Testi raccolti, per lo più inediti, nel gran mare della poesia contemporanea (tutti scrivono, si dice): senza esclusioni o gerarchie, con le credenziali evidenti di una democratica scrittura.»
Insomma una raccolta che sembra avere lo scopo di mettere in evidenza un vocabolario del “senso amoroso”, sul modello del geniale libro di R. Barthes: “Fragments d’un discours amoreux” (1977).
E bel 180 sono i testi raccolti in questo libro che, a giusta ragione, può essere considerato una sorta di mappa dell’itinerario d’amore della poesia contemporanea. Tutti i poeti qui rappresentati hanno una pagina dedicata alla propria poesia, con una generosa nota critica del curatore che, lavorando sui testi, ha voluto cogliere il nucleo fondante della poetica presentata da ogni singolo autore, il pensiero e il peso specifico che l’amore e le sue rappresentazioni – a dire il vero le più diverse – emergono tra le righe delle composizioni. Sarebbe impossibile elencare tutti gli autori e parlare di tutti i testi nello spazio di questa rubrica. Accennerò – con una sintesi delle parole di Guarracino – solo ad alcuni di loro, riportandone i testi, quelli che più mi hanno colpito, senza togliere a nessuno il merito di aver presentato, comunque, una bella immagine del sentimento in questione.
Antonella Anedda, propone un Canto d’amore e di rabbia dove la ferita è lenita della scrittura:
Attitos:
“Volevo passargli una spugna di ferro sopra il petto
ferirlo a sangue come un cristo
per fingerlo risorto.” (in Dal balcone del corpo, 2007)
Francesco Belluomini, pensa all’amore come ad un sentimento che si appaga della propria quieta felicità, non serve scriverlo:
Per Rosanna
“Mi capisci, spero,
anche se annotta presto sul divano.
Nessuna flotta ha più
il suo capitano di ventura,
né stura desideri oltre
il consenziente questa alcova.
Di me vivi seduta questo dato
piegato all’udire: c’è sorriso
d’inverno dentro con Davide
senza alcun Golia.”
Lido di Camaiore, 1982 (inedito)
Alberto Bertoni, sono i colori che usa per travestirci e sperimentare il proprio potere di seduzione il poeta:
Colori
“Bianca, come la voleva mia madre
sarà la mia ultima auto
larga, spaziosa, abbastanza di merca
molleggiata da volarci in Bretagna
Azzurra di più chiaro azzurro, Anna
nel cuore dell’anno che duro precipita
mai più una passione del tarlo del legno
una favola in cammino…” (inedito)
Milo De Angelis, è il sentimento del panico amoroso che viene messo a fuoco, la paura e l’amarezza della fine:
Quando su un volto desiderato
“ Quando su un volto desiderato si scorge il segno
di troppe stagioni e una vena troppo scura
si prolunga nella stanza, quando le incisioni
della vita giungono in folla e il sangue rallenta
dentro i polsi che abbiamo stretto fino all’alba,
allora non è solo lì che la grande corrente
si ferma, allora è notte, è notte su ogni volto
che abbiamo amato.” (da: Tema dell’addio, 2005)
Adele Desideri, amore che inizia e finisce, amore che è solo un rogo che devasta resta, per il poeta, un volo di rondine:
Rondine sciocca
“Mi arrendo all’estate, rondine sciocca
– il nido essiccato, la rotta smarrita,
il becco scalfito -. Tacchi a spillo,
calze a rete, mentre obliqua la notte
si accende. Fili d’oro, bianca la veste
– recisi gli incanti – danzavo beata.
Non sapevo che brucia come un rogo l’amore
– dopo, resta solo il fumo, l’orrore.” (inedito)
Rosa Elisa Giagoia, un canto notturno che è un appuntamento sulla scena di una perdita che va oltre la vita:
A Mino
“Per questo sei stato:
perché io ti potessi ricordare
ora che appartieni alle profondità
delle memorie mute.
Quando ti penso
vorrei penetrare dove tu che non ti svegli
dormi in silenzio dentro quella notte
che io non conosco ancora.
Di tutto quel che è stato
non rimane neppure la voce
di un fiume che rapido scorre.”
Gian Ruggero Manzoni, desiderio di sopravvivere al tempo, alle sue ansie, di farsi da tramite del dono quotidiano dell’incontro:
Immolati alla parola
(A Maria Vitolo)
“Le nostre parole, con la bocca nella bocca,
creano immagini roventi, desiderate in quel momento.
Poi, lettera dopo lettera, il suono giunge all’inguine
tracciando il cammino della bestia, er la nuova genesi.
Il tuo calmarti tra le mie braccia, il dissolversi
della carica del tempo, che, in me, non aveva
mai trovato pace, né casa, né carne… per l’audacia del verbo.
L’amarsi in un dialogo perenne, dove le frasi
non hanno più corpo, giunte a chi, dell’amore è origine.
E tu ne sei il tramite, nelle mani di Aronne, giovenca del martirio.” (inedito)
Umberto Piersanti, si può trarre giovamento dalla pienezza del soddisfacimento amoroso, fisico, sentimentale, intellettuale:
A Sonia
“Non so se questo debbo
solo al tuo corpo forte
e alla mente chiara
la tua voce pacata
alle tempie serrate
per le tue gambe lunghe.”
E ti ringrazio per le mie ore
nuove ed il coraggio
ritrovato della ragione. (inedito, 1973)
Davide Rondoni, tenerezza e attenzione di padre per i primi sforzi e le prime vittorie della figlia impegnata ad “accentare” le cose:
Sbagli le lettere, tiri in lungo l’accento
“ Sbagli le lettere, tiri in lungo l’accento
Ma la tua concentrazione, Carlotta,
mentre impari a leggere
è la torre di fuoco che tiene su il cielo
la fuga di viole, sigillo d’oro bianco, il bacio
che ferma sull’omero le vesti della vita
non te lo diranno i maestri, i correttori
che è giusto il tuo accento,
e cercare le parole
e non saperle ancora” (da: Apocalisse amore, 2008)
Ottavio Rossani, il primo amore è un’incosciente attesa, una promessa che sarà svelata nel futuro:
Quindici anni dopo…
“ Entrava nella casa del professore,
e rimpiangeva i suoi compagni
già indolenziti sulla spiaggia.
Dalle finestre aperte sul cortile,
fresco e verde di bellissime piante,
fluiva un vento vellutato fra i capelli.
Come un’allegra folata la figlia
interrompeva il padre e gli chiedeva:
«Vuoi una granatina?».
Solo quindici anni dopo
si dissero che si piacevano.” (da: Riti di seduzione, 2013)
Pierangela Rossi, potenza e fascinazione dello sguardo che permette di possedere nella trasparenza serena della parola:
“ Vorrei chiamarti mentre
dormi, affascinato in qualche sogno
in cui mi muovo io nei tuoi pensieri.
Mi contento di guardare
il tuo bel viso, di non disturbarti. A volte
un libro poderoso è aperto
davanti a te e io ballo
con te tra le lettere ti amo” (inedito)
Gabriella Sica, nella disarmante solitudine si delinea un desiderio d’abbraccio e amore, senza il quale non c’è senso alla vita:
Di pena e dolore piena
“Di pena e dolore piena cammini
e non t’accorgi che ti manca l’amore
se non t’abbraccia anima mia un uomo
tra qualche ora qui smarrita muori.” (da: Poesie bambine, 1997)
Paolo Valesio, non possiamo ricambiare tiepidamente l’amore indicibile del Creatore, superiore ad ogni altro:
Le amorosità
“ No, no – lui non lo ama alla follia
ma sì, come una dolce compagnia.
Follia è una parola grave e greve
e il folle amore nasce da paura
(in cui sano non c’è)
e da disperazione.
Lui vuole semplicemente
mantenere un calore.
Ma, si può amare Dio
di modesto amore?”
Laghetto, 5 dicembre 2004 (da: Il volto quasi umano, 2009)
***
Per concludere la presentazione di questo volume, e invitandovi alla lettura di tutti gli altri testi e delle bellissime note complete di Vincenzo Guarracino, una particolare attenzione merita la copertina dell’antologia proposta. La splendida ed evocativa immagine, realizzata graficamente da Alfredo Guarracino, figlio del curatore tesso, non può non colpire l’osservatore per la riuscita sintesi espressiva degli elementi che la compongono. La celeberrima immagine de “Il bacio” di Hajez (Il bacio è un olio su tela di 112 × 88 cm, realizzato nel 1859 dal pittore italiano Francesco Hajez su commissione di Alfonso Maria Visconti di Saliceto, che alla propria morte lo regalò alla Pinacoteca dell’Accademia di Brera, dove è tuttora conservato ed esposto.) è qui rielaborata nell’icona del cuore che la contiene, trafitto dalla “cupidica” freccia, e completata da una potente rosa rossa simbolo da sempre del dono d’amore alla donna amata. Il risultato dato dall’immagine, sullo sfondo della copertina bianca del libro, è tale da farla sembrare un prezioso inserto a rilevo dell’opera.
Un libro utile per passare in rassegna, dunque, tutte le sfaccettature dell’amore viste dai poeti, da sempre protagonisti e cantori del sentimento, presentati da un competente e attento critico che è anche un poeta – come abbiamo già detto – e che non ha mancato di cogliere il significato più profondo di ogni testo proposto.
Bologna, 31 agosto 2014.
Cinzia Demi